La conversione della Russia - Che cosa è successo in Russia nel 1989? - Seconda Parte (2/2)

 

La conversione della Russia

Che cosa è successo in Russia nel 1989?

seconda Parte (2/2)

 La lucida visione di Soloviev

Il grande filosofo e teologo russo del sec. XIX, Vladimir Soloviev, di formazione ortodossa, giunse ad età avanzata, dopo una seria riflessione sulla storia del cristianesimo, a riconoscere e ad accogliere il primato del Romano Pontefice con un ragionamento di estrema onestà e lucidità, che vorremmo potesse essere quello dei fratelli ortodossi. Egli infatti notò come la Russia ha commesso un abuso ad avocare a sé, con la famosa teoria della Terza Roma, la guida del cristianesimo, che è una religione universale, negando al Papa questo compito espressamente affidatogli da Cristo per mezzo di Pietro.

Soloviev riconosce con franchezza il difetto storico dell’ortodossia di aver concepito e praticato un cristianesimo  interioristico troppo separato dal mondo,  trascurando i problemi umani e sociali di massa, permettendo così che l’amministrazione della giustizia e il governo della cosa pubblica cadessero nelle mani dei prepotenti,  degli approfittatori  e degli oppressori dei poveri, con la  conseguenza d’aver suscitato presso gli onesti nei suoi confronti  un giustificato sdegno e disprezzo, che purtroppo si è esteso anche alla stessa religione, che non ne ha alcuna colpa. E così già nell’800 Soloviev prevede il formarsi di quei movimenti anarchici e rivoluzionari atei e materialisti, che nel secolo successivo avrebbero prodotto la rivoluzione del 1917.  Per questo è forte il suo appello alla Chiesa ortodossa a una maggiore sensibilità sociale e indipendenza dal potere politico, valori che egli invece rintraccia nella storia del cattolicesimo.

Il mistero di Vladimir Putin

Ormai da tre anni le sorti dell’umanità sembrano ruotare attorno ad un uomo alla guida della grande nazione russa impegnata in una incomprensibile e crudele guerra contro una nazione limitrofa, l’Ucraina, che per le comuni origini etniche e religiose dovrebbe esserle strettamente congiunta. Questo uomo, tutti lo hanno capito, è Vladimir Putin. Come interpretare la condotta di quest’uomo? Occorre veramente chiedere luce a Dio, perché è estremamente importante dare una valutazione e agire di conseguenza.

Chi accumula su di lui accuse senza nulla riconoscere di buono, già si squalifica da solo, perché non è questa la via della pace. Occorre invece un attento studio spassionato, oggettivo, aperto a tutte le notizie, positive e negative, per vedere su che cosa far leva e cosa correggere. 

Putin è un uomo colto, avvocato, ha scritto un libro per sostenere che Russi ed Ucraini sono un solo popolo. Come San Giovanni Paolo II ricorda il battesimo di San Vladimiro del 988. È capace di trattare temi di etica e di filosofia, con un’esposizione pacata, chiara, argomentata, o di trattare dei valori universali o del valore della diversità, con accenti che ricordano addirittura certi discorsi di Papa Francesco o Benedetto XVI.

Non c’è dubbio, per tante prove, che Putin è un credente ortodosso. Tra le molte che potremmo citare a parte i suoi discorsi, è il gesto delicato che ha fatto di regalare una statua di San Nicola al Santuario di San Nicola di Bari, officiato da noi Domenicani giungendo di persona a pregare presso la tomba del Santo veneratissimo da molti secoli dai Russi. Esiste una foto di Putin col Patriarca in visita al Monte Athos. Molte sono le foto che lo ritraggono presente alla liturgia. È in ottimi rapporti col Patriarca Cirillo, che ha avuto per lui parole di alta stima presentandolo come uomo mandato da Dio per il bene della Russia e chiamando «guerra santa» l’invasione dell’Ucraina.

Indubbiamente tutti ci domandiamo dov’è in Putin la messa in pratica della fede, se poi da tre anni è alla guida di una guerra crudele e devastante, che gli ha procurato l’accusa di crimini di guerra presso il Tribunale internazionale dell’Aja? Tuttavia non sarebbe male fare uno sforzo per metterci dal suo punto di vista, che rappresenta lo stato d’animo del popolo russo nei confronti di noi Occidentali, salvo pensare che Putin sia un maliardo come lo sono stati Hitler, Stalin o Mussolini. Putin è uno strumento di Satana per ingannare il popolo russo e spingerlo all’odio contro l’Occidente? Per spingere la Russia a voler dominare il mondo, così come i nazisti, i fascisti e i comunisti volevano sostituirsi a Cristo?

Certo, considerando il ruolo enorme che ha raggiunto sulla scena internazionale, il favore popolare che lo sostiene, nell’apparenza che egli abbia in mano il destino della Russia, non manca il dubbio che egli si sia montato la testa aspirando a una dittatura personale nella linea tradizionale del dispotismo russo. Dispotica è certamente la durezza con la quale reprime l’opposizione interna.

Egli considera una sciagura il crollo dell’Unione Sovietica, non però in quanto comandava il marxismo, ma in quanto la Russia era una grande potenza rispettata e temuta in tutto il mondo. Benchè abbia lavorato da giovane nel KGB, Putin non è affatto un comunista, ma un cristiano praticante. Tuttavia può apparire strana l’amicizia con la Cina paese comunista. Probabilmente la cosa i può spiegare con la teoria di Dugin sull’Eurasia come blocco multiculturale salvifico russo-indo-nippo-cinese, che nella luce della Terza Roma dovrebbe svolgere un compito purificatore apocalittico dell’intera umanità sedotta dall’Occidente moralmente corrotto, cattolico, razionalista, materialista e liberale.

Putin rappresenta il dramma dell’attuale incomprensione reciproca fra Occidente ed Oriente, per la quale sia l’uno che l’altro crede di essere aggredito e per questo fa guerra all’altro. Tanto noi Occidentali quanto i Russi riteniamo, su fronti opposti, di avere ragione. Ma dov’è la verità? Questo è il punto.

Come mai questo spaventoso e irresolubile conflitto proprio nella civilissima e progredita Europa, erede di una cultura più che millenaria, formata da duemila anni di cristianesimo, sede della direzione della Chiesa cattolica? Si tratta sostanzialmente di un problema ecumenico, di dialogo cattolico-protestante-ortodosso, dialogo che è stato sostituito da ambo le parti dall’odio, dalla diffidenza e dalla violenza.

Possiamo noi occidentali, noi europei, noi cattolici dire con sincerità, di capire, di apprezzare la Russia ed amarla? Sappiamo come correggerla dei suoi difetti? Basterebbe mettere in pratica le direttive del Concilio sull’ecumenismo. Ma il diavolo ci si è messo di mezzo falsando il vero significato dell’ecumenismo e impedendo così l’applicazione delle direttive conciliari.

Perché Putin sostiene che lo scopo dell’invasione dell’Ucraina è quello di eliminare le forze naziste antirusse? Esistono veramente in Ucraina delle forze antirusse? Che cosa intende Putin per «nazismo»? Perchè la Russia ha paura di noi occidentali e teme che la vogliamo distruggere? È sincera in ciò o è un pretesto del suo imperialismo?

Per capire che cosa Putin intende per «nazisti», occorre risalire nel tempo agli anni della seconda guerra mondiale, allorchè l’Ucraina, ancora sotto il giogo staliniano, fu liberata dai sovietici grazie all’intervento dell’esercito nazista  favorito da un patriota cattolico uniate, Stepan Bandera, assurto poi a eroe nazionale da parte di quell’Ucraina che era favorevole all’influsso dell’Occidente e nemica dei Russi, avendo il ricordo terribile dell’orrenda carestia patita negli anni 1932-33 a causa della efferatezza con la quale Stalin volle punire quei contadini, ed erano milioni, che non accettavano l’imposizione forzata dei piani di collettivizzazione della produzione  e della proprietà agricola.

Una volta però sconfitto il nazismo, tornò in Ucraina il regime sovietico, che castigò quei patrioti che con l’aiuto dei nazisti avevano cacciato i sovietici.    L’Ucraina aveva ed ha una notevole parte della popolazione, soprattutto nella parte orientale, di etnia e lingua russe e dipendenza dal Patriarcato di Mosca.

Successe allora che da una parte i filorussi ucraini comunisti infierirono sugli Ucraini filoccidentali, antisovietici, cattolici ma anche ortodossi che comunque odiavano il regime comunista ed avevano un grato ricordo dei nazisti che li avevano liberati dai sovietici. Tuttavia col crollo dell’Unione sovietica nel 1990, ecco riesplodere l’odio antirusso, che culminò nel 2014 in moti rivoluzionari, ai quali parteciparono i cattolici, che caldeggiavano l’ingresso dell’Ucraina nell’UE, ai quali moti però reagirono violentemente i russofoni ortodossi legati al Patriarcato di Mosca, sì che scoppiò una vera e propria guerra civile con migliaia di morti e con ciò giungiamo alla situazione del 2022, che indusse Putin a intervenire.

I fedeli di Cirillo in Ucraina si sono all’inizio rallegrati per l’intervento delle truppe russe, ma, successivamente, vedendone le crudeltà, hanno abbandonato l’obbedienza a Cirillo e sono passati all’obbedienza a Bartolomeo, che ha duramente condannato l’invasione russa.

Certamente i gruppi apertamente nazisti ucraini erano esigui, ma diffuso era l’odio antirusso sparso nel paese, odio non ancora spento nel ricordo, ancora vivo degli orrori del passato regime staliniano.  Gli attacchi aerei alle città ucraine, compresa Kiev, intendevano e intendono colpire nuclei armati antirussi non ufficialmente appartenenti all’esercito ucraino, e per questo Putin fa la pessima figura di colpire obbiettivi civili. Che Putin abbia qualche ragione?

Non è escluso tuttavia, anzi è una triste realtà, che come c’è l’odio antirusso, così ci sia nei Russi l’odio antiucraino e ciò evidentemente non ha nulla a che fare col giusto uso della forza militare, ma, come più volte ha detto sdegnato e addolorato Papa Francesco, è puro crimine e pura follia.

Ora ci chiediamo: Putin interpreta veramente i sentimenti del popolo russo in questa volontà di punire l’Ucraina o è un seduttore assetato di potere, che prende a pretesto la «denazificazione dell’Ucraina» per riaffermare il dominio sovietico sull’Ucraina?

Perché Putin dice di voler garantire la salvezza della Russia? È la Russia che vuol dominare il mondo coi suoi armamenti atomici o sono i massoni, i sionisti e modernisti dell’Occidente, altrettanto armati di armi atomiche? In Putin c’è il vecchio rancore degli ortodossi verso noi cattolici? O forse sono i nostri modernisti a provare odio per la spiritualità russa? Come mai il mondo islamico e la Cina comunista appoggiano la Russia? Per trovare la pace bisogna rispondere a tutte queste domande.

Altra domanda che potremmo porci è: in questo scontro fra Occidente ed Oriente che parte hanno l’ebraismo e il mondo islamico? Essi non sembrano essere coinvolti, ma restare ai margini, aperti sia all’Occidente che all’Oriente, perché non si sentono coinvolti in quanto quel conflitto – bisogna purtroppo dirlo – è un conflitto fra due cristianità, quella cattolica-protestante e quella ortodossa. Tuttavia dobbiamo dire come cattolici che la pace verrà da Roma, dov’è la sede del successore di Pietro, Vicario di Cristo, Principe della pace.

Una proposta al Papa

Occorre dire francamente che, se non facciamo appello alla fede, e non mettiamo in pratica le direttive conciliari, se non ci affidiamo allo Spirito Santo, alla Madonna e ai Santi occidentali ed orientali, se non ascoltiamo il Papa, se non sappiamo smascherare e combattere le insidie del demonio, non ne verremo fuori ed anzi sarà la fine.

Secondo me tre eminenti figure del mondo cristiano oggi potrebbero avere un ruolo decisivo nell’indicare ai belligeranti le vie della pace, al di là delle pur necessarie operazioni della politica e, diciamolo pure, di una prudente gestione delle operazioni belliche. Non sono del tutto contrario alla Von der Leyen; vorrei dirle solo: sii prudente! Ma questi personaggi sono il Papa, e i Patriarchi Cirillo e Bartolomeo.

Bisogna dire anzitutto che l’ortodossia greca è diversa dall’ortodossia russa.  Mentre l’ortodossia greca ha mantenuto la cultura greca nella sua integralità come ha fatto la cattolicità quindi non solo Platone ma anche Aristotele, tanto che nel sec. XIV si ebbe a Costantinopoli un bizantinismo tomista nei due fratelli Cidone, in Russia, quando il monaco Filoteo nel sec. XVI inventò la «Terza Roma» dette il via ad un’ortodossia ancor più lontana dalla cattolicità e dall’Occidente, in certo modo simile al luteranesimo.

Si trattò infatti di un platonismo antiaristotelico, per il quale il platonismo, sottratto alla moderazione che viene da Aristotele, dette sfogo all’aspetto meno simpatico, di tipo sensuale, del platonismo, generando così una mistica equivoca che raggiungerà il suo vertice nel sec. XIX con Rasputin.

Stando così le cose, bisogna che il Patriarca di Mosca si riconcili col Patriarca di Costantinopoli, mentre il Papa potrebbe proporsi come mediatore non in quanto Vicario di Cristo, ma in nome della comune fede cristiana, dei bisogni della conversione comune, del perdono reciproco, del comune annuncio del Vangelo, della carità ecclesiale, della pace e della fraternità e collegialità episcopali, la quale, grazie alla successione apostolica, risale fino a Pietro e da Pietro a Cristo.

Bisogna che i tre personaggi s’incontrino in un luogo neutrale, che rappresenti ad un tempo Occidente e Oriente ma sia ad equidistanza da entrambi, per esempio a Ravenna o a Venezia o a Nicea o a Bari o ad Antiochia e assieme lancino alle parti in conflitto un caldo e appassionato appello al dialogo, alla mutua comprensione e al mutuo perdono, nel nome sacratissimo di Cristo e di Maria e della nostra fratellanza in Lui.  

Non importa se resta in sospeso la questione del Filioque e del primato romano. Volesse Dio che lo scisma fosse ricomposto! Ma sarà sufficiente la coscienza dei valori comuni: la Santissima Trinità, l’Incarnazione del Verbo, la Madonna, la Scrittura, la Tradizione, la Chiesa, i Padri, i primi sette Concili, il Battesimo, i sacramenti, l’episcopato.   

Quanto al problema della guerra, siamo tutti d’accordo nel dire: basta con le guerre! Ma per l’umanità nella presente vita terrena smettere per tutti di guerreggiare o muover guerra non è così semplice come per un fumatore smettere di fumare.

Magari bastasse un semplice atto di buona volontà! La Bibbia ci dice che solo nella terra dei risorti non esisteranno più le guerre; quaggiù è lecito far uso della forza se la persuasione non basta e le forze sono sufficienti per vincere. La guerra giusta - justum bellum, dice San Tommaso - non è contro, ma nella linea del Quinto Comandamento.

Con tutto ciò non nego affatto l’opportunità di lanciare un appello comune ai contendenti a deporre immediatamente le armi e a avviare trattative per un disarmo nucleare consensuale e bilaterale sotto la sorveglianza delle Nazioni Unite. Occorre che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU abolisca il diritto di veto, che attualmente rende impossibili le decisioni importanti veramente efficaci ed operative.

La situazione ci mostra chiaramente che gli sforzi umani per l’intesa e per la pace non bastano. Trattative diplomatiche basate su calcoli politici non sono sufficienti.  Manca nei contendenti la percezione e il riconoscimento dei valori morali comuni. Parlare semplicemente di volontà di pace, ripetere a iosa la parola «pace» senza precisare in che cosa consista, come, perchè e con quali mezzi raggiungerla, senza indicarne le condizioni e le vie, è una presa in giro, è un discorso ipocrita, vuoto e privo di senso, che favorisce la guerra anziché estinguerla.

D’altra parte, non si può sperare la pace come risultato del fatto che l’uno costringe l’altro con la forza a cedere e ad arrendersi. Non è umano e non è giusto voler strappare all’altro con la forza ciò che è oggetto del proprio desiderio, se ciò non è basato sul diritto. E il diritto è un valore razionale e oggettivo che deve poter essere compreso e apprezzato da ambo le parti in conflitto. È il diritto e non la forza che deve risolvere guerre e conflitti. La forza potrà essere al servizio del diritto, ma non la fonte del diritto.

Siamo giunti ad un punto nel quale a tutti s’impone una scelta radicale: o ricorriamo a Cristo o ci sottomettiamo al diavolo. O siamo per Dio o siamo contro Dio. La questione dell’esistenza di Dio e di chi è Dio è diventata una questione vitale. Chi non crede al diavolo, segua un corso accelerato di demonologia e capirà che cosa sta succedendo e come possiamo venirne fuori.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 30 maggio 2025

Ormai da tre anni le sorti dell’umanità sembrano ruotare attorno ad un uomo alla guida della grande nazione russa impegnata in una incomprensibile e crudele guerra contro una nazione limitrofa.

Putin rappresenta il dramma dell’attuale incomprensione reciproca fra Occidente ed Oriente, per la quale sia l’uno che l’altro crede di essere aggredito e per questo fa guerra all’altro. Tanto noi Occidentali quanto i Russi riteniamo, su fronti opposti, di avere ragione. Ma dov’è la verità? Questo è il punto.

Altra domanda che potremmo porci è: in questo scontro fra Occidente ed Oriente che parte hanno l’ebraismo e il mondo islamico?

Stando così le cose, bisogna che il Patriarca di Mosca si riconcili col Patriarca di Costantinopoli, mentre il Papa potrebbe proporsi come mediatore non in quanto Vicario di Cristo, ma in nome della comune fede cristiana

Non importa se resta in sospeso la questione del Filioque e del primato romano. Volesse Dio che lo scisma fosse ricomposto! Ma sarà sufficiente la coscienza dei valori comuni: la Santissima Trinità, l’Incarnazione del Verbo, la Madonna, la Scrittura, la Tradizione, la Chiesa, i Padri, i primi sette Concili, il Battesimo, i sacramenti, l’episcopato.   

Siamo giunti ad un punto nel quale a tutti s’impone una scelta radicale: o ricorriamo a Cristo o ci sottomettiamo al diavolo. O siamo per Dio o siamo contro Dio. La questione dell’esistenza di Dio e di chi è Dio è diventata una questione vitale.


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2 commenti:

  1. Le due parti dello studio sono belle e esaustive a grandi linee, pur nell'esigenza di brevità imposto dal mezzo. Tutto molto condivisibile, specialmente l'auspicio finale.
    Per quel che mi riguarda, sarebbe interessante meditare (ma direi a livello singolo, personale) l'aspetto escatologico di tutta la questione; di quanto Dio Signore della storia "guidi", per dirla in modo molto imperfetto, le "sfumature di personalità" di questi individui per poter giungere all'epilogo finale della storia.
    Aggiungo che questa riflessione mi è ispirata dal fatto che si citi Soloviev, che mi ricorda "Il racconto dell'Anticristo" e dall'idea-auspicio che Lei fa di un incontro tra il Papa e i Patriarchi.
    Cordiali saluti.
    Franco.

    Poscritto, appartengo alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana; mi piace interessarmi alla spiritualità della Chiesa orientale.

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    1. Caro Franco,
      trovo molto interessanti e condivisibili le sue considerazioni. Io sono di origine ravennate e lei saprà bene che cosa significa Ravenna per la storia della Chiesa. A Ravenna ci sono quei mosaici che nei secoli seguenti avrebbero dato origine alla stupenda arte delle icone, che ancor oggi fiorisce in Russia.
      Per questo noi ravennati abbiamo una particolare affinità spirituale con la Chiesa Orientale. Questa affinità ci consente di essere molto ottimisti circa la possibilità di soluzione della attuale guerra in Ucraina, che secondo noi si può realizzare sostanzialmente mediante l’ecumenismo, che come sappiamo è uno dei più importanti messaggi profetici del Concilio Vaticano II.
      Certamente adesso come adesso assistiamo ad uno scatenarsi di forze diaboliche assetate di sangue e di morte. Ma io credo che oggi come non mai dobbiamo confidare nella potenza dello Spirito Santo, che abbiamo di recente ricordato a Pentecoste, quel Fuoco divino che è sorgente di comunione tra noi cattolici e i fratelli ortodossi.
      Naturalmente non sono contrario all’uso delle armi per non scadere in un pacifismo astratto, che alla fine favorirebbe la guerra stessa. Credo anzi che la legittima difesa costituisca un richiamo alla coscienza dell’avversario e in questo senso favorisce la pace.

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