Buonaiuti e Lefebvre - Uno scambio di idee tra me e Americo Mascarucci

 

Buonaiuti e Lefebvre

Uno scambio di idee tra me e Americo Mascarucci

 

Caro padre Cavalcoli, penso che il tentativo di Luigino Bruni e di Avvenire di riabilitare Ernesto Buonaiuti e con lui il modernismo, prendendo nettamente le distanze dalla Chiesa pre conciliare, quella che da San Pio X a Pio XII ha ribadito la condanna contro i modernisti colpendo duramente Buonaiuti rischi di apparire un'operazione che oserei definire "zoppa".

Su un punto possiamo essere d'accordo; verso il sacerdote modernista fu calcata troppo la mano e la Chiesa di inizio Novecento nel condannare il modernismo non comprese l'esigenza di modernità, sbagliando nel non voler percorrere strade in grado di raccogliere e tradurre le istanze di rinnovamento mantenendo fedeltà alla tradizione.

Sarebbero state spuntate le armi a Buonaiuti e ai principali esponenti del modernismo e oggi non staremmo qui a discutere di riabilitare una figura che in larga parte del mondo cattolico, quello appunto rappresentato da Luigino Bruni, è considerato una sorta di martire.

Ma se oggi in ambito neo modernista (non uso il termine progressista perché so quanto lei tenga a distinguere progressismo e modernismo) si pretende la riabilitazione di Buonaiuti, sul fronte opposto diventerebbe quasi scontato in ambito tradizionalista, indietrista o passatista a seconda di come lo si vuole definire, una completa riabilitazione di monsignor Marcel Lefebvre. Il quale a differenza di Buonaiuti non sostenne posizioni eretiche come quelle sulla messa e sulla transustanziazione, ma anzi si oppose alle riforme conciliari da lui viste come pericolose eresie per difendere la sana e solida tradizione cattolica dal pericolo di modernizzazione.

Entrambi, Buonaiuti e Lefebvre sbagliarono, il primo nel voler inseguire un rinnovamento in netta rottura con la tradizione della Chiesa, il secondo nel voler a tutti i costi impedire ogni cambiamento e nel non voler riconoscere l'autorità dei sommi pontefici post conciliari.

Due figure controverse che hanno combattuto da prospettive diverse per obiettivi opposti, entrambi scomunicati in epoche diverse e per ragioni differenti (Buonaiuti per essersi opposto alla Pascendi di Pio X e aver continuato a sostenere posizioni bollate come eretiche, Lefebvre per aver consacrato illegittimamente vescovi per garantire continuità alla sua comunità).

Ma non si può pretendere oggi dalla Chiesa una riabilitazione soltanto a senso unico. L'operazione portata avanti da Bruni è pericolosa e non sta in piedi. Perché riconoscere giuste le posizioni moderniste riabilitando Buonaiuti e sbagliate quelle di Lefebvre e dei tradizionalisti cattolici che continuano a difenderne la memoria?

Se si vuole Buonaiuti riabilitato allora si riabiliti anche Lefebvre e si riapra anche un dialogo con monsignor Carlo Maria Viganò ora che papa Francesco non c'è più e papa Leone ha dato chiaramente dimostrazione di non voler portare avanti ossessivamente le istanze neo moderniste contro cui l'ex nunzio ha intrapreso una violenta crociata.

Avvenire e Luigino Bruni sembrano tanto assomigliare ai preti anni settanta, quelli delle proteste contro la guerra in Vietnam che Indro Montanelli accusava di piangere con un occhio solo, perché vedevano il male nell'imperialismo americano ma chiudevano gli occhi davanti agli orrori del comunismo nell'Est Europa.

Piangere per la scomunica di Buonaiuti e non per le altre arrivate successivamente e per ragioni opposte, sembra un segno di grande incoerenza e contraddizione, giustificabile unicamente nell'ottica della presunta superiorità morale tipica dei cattolici neo modernisti.

 

Lettera inviata dal giornalista Americo Mascarucci

16 giugno 2025

 

*****

 

Caro Mascarucci,

sia gli errori dottrinali di Buonaiuti che quelli del Lefebvre sono quello che sono. In tal senso essi non possono essere riabilitati. Si potrà discutere se l'autorità è stata o non è stata troppo severa nello scomunicarli. 

Pertanto io ritengo che la cosa da fare oggi sia un'opera di pacificazione e di conciliazione, che spetterà soprattutto al Papa, perchè qui siamo davanti a due Chiese nella Chiesa, l'una contro l'altra armata, quando invece, stanti i lati positivi presenti sia nei modernisti come nei passatisti, dovrebbero completarsi a vicenda per il bene comune della Chiesa, perchè sia l'uno che l'altro partito è portatore di valori indispensabili alla Chiesa - la tradizione e il progresso - che però sono fatti per collegarsi assieme e che già trovano questo collegamento nei cattolici normali, siano progressisti o siano tradizionalisti.

Invece nei due partiti estremisti quei due valori, non contemperati e moderati dal valore opposto, acquistano dimensioni abnormi, che li portano fuori della Chiesa e li pongono in conflitto tra di loro.

Quello che possiamo augurarci dall’opera di Papa Leone XIV è che egli sappia riprendere il lavoro di Benedetto XVI, evitando l’ingenuità di farsi strumentalizzare dai filolefevriani, e nel contempo riprenda l’opera di Papa Francesco, evitando l’ingenuità di farsi strumentalizzare dai modernisti.

Quindi, in sostanza, che cosa chiediamo? Un mondo cattolico che comporti una sintesi di tradizione e progresso, senza fughe a destra o a sinistra, cioè senza eresie di segno opposto, ma che viva sereno entro i confini dell’ortodossia, con la libertà di ciascuno di scegliere un orientamento o di progresso o di tradizione, i quali in tal caso non costituirebbero alcun pericolo per l’unità, per la pace e per la fraternità, ma anzi costituirebbero un motivo di crescita nella Chiesa nella verità.

Per fare un paragone molto semplice, pensiamo all’autostrada: l’importante è non andare fuori strada, se poi l’automobilista preferisce stare un po’ più a destra o un po’ più a sinistra, se ciò non disturba gli altri automobilisti, è liberissimo di farlo.

 

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 19 giugno 2025


Quindi, in sostanza, che cosa chiediamo? Un mondo cattolico che comporti una sintesi di tradizione e progresso, senza fughe a destra o a sinistra, cioè senza eresie di segno opposto, ma che viva sereno entro i confini dell’ortodossia, con la libertà di ciascuno di scegliere un orientamento o di progresso o di tradizione, i quali in tal caso non costituirebbero alcun pericolo per l’unità, per la pace e per la fraternità, ma anzi costituirebbero un motivo di crescita nella Chiesa nella verità.

Per fare un paragone molto semplice, pensiamo all’autostrada: l’importante è non andare fuori strada, se poi l’automobilista preferisce stare un po’ più a destra o un po’ più a sinistra, se ciò non disturba gli altri automobilisti, è liberissimo di farlo.

Immagine da Internet

2 commenti:

  1. Meno male che oggi si vuole portare avanti l'ecumenismo e il dialogo interreligioso, quando non c'è neppure unità nel mondo cattolico su questioni importanti come la sopracitata vicenda.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Anonimo,
      lei mette il dito sulla piaga. Effettivamente da decenni non si fa altro che parlare di dialogo e uno dei problemi più seri all’interno della Chiesa di oggi è proprio quello della mancanza del dialogo. E questo, perché? Perché ci si sciacqua la bocca con la parola dialogo e non si sa che cosa è il dialogo.
      Oppure questo dialogo è un dialogo a senso unico, è un guardarsi in faccia gli uni con gli altri di un dato partito, coccolandosi con le proprie idee ed escludendo sistematicamente gli altri.
      Che cosa fare, allora? Occorre un impegno da parte di tutti noi cattolici:
      1) Ad essere cattolici non come ci salta in testa, ma così come è stabilito dal Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC).
      2) Dobbiamo fare uno sforzo per liberarci da uno spirito di parte, che avvelena i rapporti fraterni e sopprime quel senso di universalità, che è proprio della Chiesa Cattolica e che ci è insegnato dal Vangelo.
      3) Dobbiamo imparare ad ascoltarci tra di noi e ad essere pronti a correggerci dai nostri errori.
      4) Bisogna ricuperare il rispetto per l’autorità del Papa, senza pretendere di strumentalizzarlo ai nostri interessi di parte.
      5) Dobbiamo imparare il valore della diversità e della libertà di pensiero, all’interno dell’unità di fede.
      6) Dobbiamo imparare il primato della carità sulla verità.

      Elimina

I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.