Sulla questione della intelligenza artificiale
Gli idoli hanno le mani e non palpano
Sal 115,7
Una idea
sbagliata fondata su di una filosofia sbagliata
Oggi è diventata cosa comune parlare di «intelligenza artificiale» per riferirsi ai servizi forniti dai meccanismi della telematica e dell’informatica, ma, volendo usare le parole nel loro giusto senso, non dovremmo parlare di intelligenza, ma di calcolo, che è ben altra cosa. L’intelligenza è affare del puro spirito; il calcolare non esclude certo l’atto dello spirito, ma si riferisce alla misurazione di semplici quantità, cioè realtà materiali, ben al di sotto della natura dell’intelletto e dei suoi più propri oggetti, che appartengono all’orizzonte dello spirito. Invece le operazioni di calcolo fatte dal computer o dal robot, per quanto razionalmente strutturate e funzionanti, sono meccanismi puramente fisici, anche se possono indirettamente essere finalizzati al soddisfacimento di bisogni spirituali.
Ma il problema è che sotto quell’espressione «intelligenza artificiale» può nascondersi un modo di intendere l’intelligenza, che la confonde col meccanismo della realtà materiale e allora si finisce o per degradare l’intelligenza al livello del senso o per confondere lo spirito con la materia.
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La macchina non è una sostanza, ma un aggregato artificiale ed ordinato di sostanze o parti di sostanze fisiche tra di loro collegate dalla mente umana, secondo le leggi della meccanica razionale, avente una data stabile configurazione sensibile e quantitativa, finalizzato al compimento di un dato lavoro in soddisfacimento a bisogni materiali dell’uomo.
La macchina non si compone di anima e corpo, ma è semplicemente un aggregato artificialmente ordinato di corpi fisici fissi, in relazione ragionata fra di loro, tale da formare un tutto armonioso, le cui parti concorrono al conseguimento dello scopo della macchina, la cui unità non è un’unità di un’unica essenza o di una sostanza come nel caso del vivente organizzato ed unificato dall’anima, ma è l’unione di pezzi adatti gli uni agli altri per il conseguimento del fine della macchina.
Un computer non è capace di autocoscienza perché la materia non è capace di riflettere su se stessa; ma l’autocoscienza è un privilegio dello spirito. Lo spirito conosce l’essere, l’universale, la totalità, l’eterno, l’assoluto, l’infinito, Dio. Il computer non sa nulla di tutto questo, se non si tratta di notizie che noi stessi abbiamo inserito in esso. Noi conosciamo la giustizia e il peccato. Il computer non ha colpe o meriti, ma fa sempre il suo dovere obbedendo alle leggi della fisica. Noi possiamo vivere in grazia di Dio. Il computer è un ente solo naturale.
Immagini da Internet
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