28 gennaio, 2023

La logica della doppiezza - Terza Parte (3/3)

 La logica della doppiezza
 
Terza Parte (3/3)

La dialettica al posto della scienza

Aristotele, codificando la dialettica, ha dato uno statuto legale a una situazione di disagio della ragione umana, desiderosa di verità, ma di fatto attratta da due forze contrarie, una che la spinge ad acconsentire al vero e l’altra a rifiutarlo, sicchè non riesce o non vuole trovare la certezza.  Non è sempre questione di cattiva volontà, ma si tratta di una reale debolezza o propensione agli opposti, insita nella stessa ragione.

Lo sbaglio che sarà quello di Hegel, è quello di adagiarsi o rassegnarsi a questa conflittualità, che può offrire un disonesto profitto facendone un assoluto anziché trovare la via per superarla e raggiungere l’identità del vero, che è ciò che è e non può essere e non essere ad un tempo la stessa cosa.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-logica-della-doppiezza-terza-parte-33.html


La logica del ragionatore sofista non è altro che la logica hegeliana, cioè non fondata sul principio di non-contraddizione, ma sul principio di contraddizione.

Siamo qui nel cuore della logica hegeliana. La contraddizione è la sua molla fondamentale così come la non-contraddizione è l’obbligo fondamentale della logica della sana ragione e quindi della logica cristiana.

Sfidiamo chiunque, anche il più esperto in logica, hegeliano convinto, a spiegarci che cosa Hegel vuol dirci in quelle 15 pagine dedicate alla contraddizione, che sono un susseguirsi vorticoso ed intricato, senza dar respiro, di termini che si rincorrono, si affermano, si negano, si escludono, si includono, si riflettono e si mediano, si pongono e si tolgono. 

Sono 60 anni che frequento il pensiero di Hegel, conosco hegeliani e antihegeliani, ma non mi è mai capitato di leggere qualcuno che si sia addentrato in quella «selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura!», come dice il divino Poeta.   

 

Se il principio di non contraddizione prescrive di non contraddire al vero e di non contraddirsi, la logica della contraddizione si basa sul contraddire e sul contraddirsi. Il contraddirsi, ossia l’incoerenza e contradditorietà del ragionare nascono dall’opposizione del giudizio nei confronti della verità; la ragione nega ciò che è vero, e dà per vero ciò che è falso. È il principio della menzogna. Doveroso invece nella logica della non-contraddizione è contraddire al falso, mostrando la ragione per la quale il falso è falso.

 
Immagini da Internet:
- La Verità che scaccia la Frode e fa smascherare da un genio la Calunnia, Pelagio Palagi, Bologna
- Dante si smarrisce nella selva, Gustave Doré
- Un Sentiero Alberato in Autunno, Hans Andersen Brendekilde 
 

2 commenti:

  1. C'è anche il problema di Kant che viene passato nella scuola come un filosofo di genio che ha aperto la mente al vero pensare moderno. E chi non lo capisce o osa criticarlo peggio per lui, é un ignorante, un povero studente inesperto incapace di capire l'alta filosofia.

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    1. Caro Alessandro,
      la filosofia di Kant sviluppa quella di Cartesio e quindi in Kant il cogito di Cartesio diventa quello che lui chiama “io penso”. Che cos’è questo “io penso”? E’ l’autocoscienza cartesiana, che comincia ad esplicitare la sua tendenza panteistica, che verrà via via esplicitata nella storia dell’idealismo tedesco a cominciare da Kant, al quale fa seguito Fichte, al quale fece seguito Hegel.
      Il principio panteistico in Kant comincia a rivelarsi nella pretesa dell’intelletto kantiano di possedere per essenza le forme fondamentali della realtà.
      Le cose esterne sono ancora ammesse, la cosiddetta “cosa in sé”, ma per Kant la forma dell’oggetto della conoscenza, cioè il fenomeno, se, per quanto riguarda la materia, è fornita dal contatto sensibile con le cose, dall’altra parte la forma del fenomeno non appartiene al fenomeno, ma è imposta alla materia del fenomeno dall’intelletto.
      Ora, questa filosofia allontana l’uomo dalla verità, dandogli l’illusione che la sua mente possa fare quello che fa soltanto la mente divina. Kant non arriva all’audacia di Hegel o di Gentile di identificare il pensiero con l’essere. E tuttavia Kant usurpa un potere divino laddove avoca alla mente umana il potere di possedere l’idea o la forma della realtà, cosa che appartiene solamente alla mente divina, perché spetta a Dio l’ideare la realtà delle cose e creare le cose dal nulla in base all’idea che Egli possiede nella sua mente.
      Quindi, quando sentiamo i kantiani sostenere il kantismo come alta filosofia, non dobbiamo tenere in nessun conto questa posizione, perché crea nell’uomo l’illusione di potersi sostituire a Dio.

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