Tra Freud ed Origene
O col corpo o senza corpo.
Dobbiamo deciderci sulla questione della sessualità
Seconda Parte (2/5)
Considerazioni sull’etica sessuale freudiana
L’etica freudiana si propone come un’etica di liberazione dai conflitti e tormenti interiori, di spontanea estrinsecazione di sé, di felicità nel libero godimento del piacere sessuale senza sensi di colpa, senza timore di castighi, senza l’obbligo di dover render conto del proprio operato a un Dio che ci comanda come dobbiamo comportarci nel campo sessuale, ma col puro dovere di affermare il nostro io così come viene alla luce dall’oscurità dell’inconscio, cioè «esso» (ted. es., lat. id), che è la radice prima della nostra esistenza, la cui inclinazione fondamentale è l’istinto sessuale (libido).
L’etica freudiana si propone di dimostrare che il senso di colpa non va considerato come rimprovero della coscienza per aver commesso un peccato, ossia un’infrazione volontaria a una legge divina, perché non esiste altra legge che quella che noi imponiamo liberamente a noi stessi.
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Possiamo dire tranquillamente che oggi come non mai, per quanto ciò possa sembrare paradossale, sia la Chiesa che il mondo materialista avvertono la profonda serietà della sessualità, benché naturalmente in due ottiche diametralmente opposte fra di loro.
Il cattolicesimo postconciliare vede come non mai nel sesso un aspetto essenziale della santità e della perfezione finale dell’uomo e della donna, un valore sacro, un mistero di fede, perché più che mai è visto in contatto col divino, con lo spirito, con la dignità della persona, come espressione di comunione interpersonale e con Dio. L’humanum, come diceva Benedetto XVI, non è completo se non come comunione fra uomo e donna.
Il cattolico sa che la castità non è più il semplice autocontrollo del singolo su se stesso, ma relazione d’amore tra uomo e donna. Se Origene vorrebbe un’umanità asessuata e Freud trasforma la società civile in un bordello legalizzato, il cattolico non vuole altro che quello che vuole Dio creatore e beatificatore dell’uomo e della donna: che l’uomo e la donna si amino vicendevolmente, niente di più e niente di meno. Non è altro, in fondo, che quello che dice l’antifemminista San Paolo: «nel Signore la donna non è senza l’uomo» (I Cor 11,11).
Osserviamo
che una vittoria definitiva sulla concupiscenza nella vita presente è
impossibile. Da qui il ripetersi, anche nel corso della vita religiosa, delle
tentazioni contro la castità; ma questo mascheramento della libidine, che pur
può capitare, non si può considerare in ogni caso, come fa Freud, l’espressione
inevitabile di ogni atto della religione e dello spirito. Ragionare così vuol
dire non sapere che cosa è la vita dello spirito e l’esercizio della virtù e
della santità.
Lo stesso concetto lo ritroviamo nella Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della fede Persona humana del 20 dicembre 1975, quando essa afferma che «dal sesso la persona umana deriva le caratteristiche che, sul piano biologico, psicologico e spirituale, la fanno uomo o donna, condizionando così grandemente l’iter del suo sviluppo verso la maturità e il suo inserimento nella società» (n.1).
Padre, forse non c'entra molto, ma la frase "Verbum panis factum est" di un canto è un errore teologico?
RispondiEliminaCaro Anonimo,
Eliminanon direi proprio che si tratta di un errore teologico, perché qui la parola “pane” è usata in un senso metaforico per indicare il cibo. Anche Gesù usa la parola “pane” in questo senso, quando dice “Io sono il pane della vita” (Gv 6,35).