Più
volte il Papa ha condannato il proselitismo come contrario
all’ecumenismo. Il termine però potrebbe essere frainteso, perché esso
viene da “proselito”, dal greco prosèlytos, che, nel Nuovo Testamento, è
il “convertito” (alla lettera: colui-che-si-è-avvicinato: Mt 23,15; At
2,11; 6,5; 8,27; 13,26; 13,43). L’origine della parola, quindi, non ha
nulla di spregiativo o sconveniente. “Proselitismo” originariamente,
vuol dire semplicemente “far proseliti”, il che è evidentemente un’opera
buona.
Senonché già Cristo indica un modo sbagliato per far proseliti: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete la terra e il mare per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della geenna peggio di voi!” (Mt 23,15).
Da
qui nasce il senso negativo del proselitismo. Occorre quindi fare
attenzione a come annunciamo il Vangelo, a come esortiamo gli uomini a
convertirsi e ad avvicinarsi a Cristo e alla Chiesa, con quali mezzi,
con quale metodo, con quale animo, per qual fine.
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