Una discussione su quanto è successo a San Pietro. Il Giubileo degli omosessuali? - Seconda Parte (2/3)

 

Una discussione su quanto è successo a San Pietro

Il Giubileo degli omosessuali?

Seconda Parte (2/3)

 

3) Bruno V. 27/9/25

Caro Padre Giovanni,

Mi consenta di precisare alcuni punti rispetto alla sua risposta.

Condivido pienamente l’importanza di distinguere sempre quando il Papa si pronuncia a livello magisteriale, rispetto a quando parla da dottore privato.

Non posso però far a meno di pormi la domanda: che cosa ci ha comunicato, da poco più di un mese ad oggi, il Santo Padre sul peccato di sodomia?

La prima risposta è che certamente, a livello magisteriale, non ha prodotto alcuna affermazione di tolleranza per tale peccato, e dunque è pienamente rimasto nell’ortodossia. Su questo, siamo perfettamente d’accordo.

Detto questo però, non posso nascondermi una serie di gesti compiuti da Papa Leone XIV, che pur non essendo magisteriali, rappresentano una comunicazione forte ai cattolici di tutto il mondo. Mi consenta ancora una volta di riassumerli:

1.      Il Papa ha incontrato in udienza privata il gesuita, noto propugnatore della sodomia per omosessuali, James Martin e, dopo quell’incontro:

a.       Il Vaticano si limita a diffondere foto del Papa sorridente accanto a J. Martin.

b.      J. Martin dichiara pubblicamente che il Papa lo ha incoraggiato a proseguire nel suo apostolato.

c.       Il Vaticano non smentisce le suddette dichiarazioni di Martin.

2.      A distanza di quattro mesi dall’inizio del pontificato di Papa Leone, si svolge uno scandaloso pellegrinaggio giubilare, guidato da associazioni LGBT/omosessualiste come La tenda di Gionata, simile, per certi versi, a un Gay Pride, dove: i partecipanti entrano come amanti (dello stesso sesso) che si tengono per mano; anziché usare la croce giubilare di tutti gli altri gruppi, ne utilizzano una dipinta coi colori dell’arcobaleno, simbolo universale di omosessuali che non vogliono certo scegliere la via della castità; alcuni di loro portano addirittura delle scritte oscene che inneggiano a “rompere le regole”, usando un termine che allude proprio all’atto sodomico. Nessuno dei responsabili ecclesiali e dei sacerdoti presenti all’evento, li ferma o chiede loro un abbigliamento e un comportamento più consono.

3.      Il vescovo vice-presidente della CEI che celebra la Santa Messa, si guarda bene nell’omelia dal ricordare che la Chiesa accoglie coloro che provano attrazione per lo stesso sesso, ma che per accedere alla Santa Eucarestia nonché per lucrare l’indulgenza giubilare è necessario confessarsi se si è commesso il peccato sodomitico e promettere di non farlo più. Lo stesso vescovo dichiara che, dopo udienza privata col Santo Padre, è stato incoraggiato da questi a procedere, ma senza alcuna preoccupazione, da parte del Papa, di far distinguere l’accoglienza del peccatore dall’accoglienza del peccato, anzi il vescovo riporta che il Papa gli avrebbe detto “'lei vada a celebrare il Giubileo organizzato dalla Tenda di Gionata e delle altre associazioni' che si occupano di fratelli e sorelle”, quindi implicitamente lasciando pensare che il Papa approvi il modo in cui tali organizzazioni omosessualiste “si occupano di fratelli e sorelle”. Il Vaticano non smentisce le dichiarazioni del vescovo.

4.      Nonostante si diffonda rapidamente l’eco dello scandalo avvenuto sotto le sacre mura, nonostante lo sconcerto e l’indignazione che da tante voci della cristianità vengono espresse, tra cui il cardinal Muller e il vescovo Schneider, il Papa non ritiene di comunicare pubblicamente nemmeno una parola di rammarico su quanto avvenuto.

5.      Vengono pubblicati video con stralci dell’intervista al Papa che diventerà un libro. Alla domanda sulle questioni cosiddette LGBT, il Papa non ritiene opportuno ripetere l’insegnamento del CCC per cui gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati e non possono mai essere approvati. Il Santo Padre dopo aver detto “a un certo punto, le persone vorranno che la dottrina della Chiesa cambi”, non afferma (come ci si aspetterebbe dal successore di Pietro chiamato a confermarci nella fede) che la dottrina sulla sessualità non può cambiare ma è definitiva perchè, come ha giustamente detto lei, Padre Giovanni, è connessa alla Rivelazione. Il Papa aggiunge invece che bisogna cambiare gli atteggiamenti prima che la dottrina, e che è “altamente improbabile” che essa possa cambiare almeno nel presente, e quindi, per conseguenza logica, che non è impossibile che in futuro possa cambiare.

6.      Papa Leone XIV nomina presidente dell’Accademia pontificia delle Belle Arti, Cristiana Perella, la quale ha ripetutamente curato mostre d’arte con contenuti erotici e omoerotici, ed appoggiato esplicitamente le istanze dei movimenti LGBT.                  

Ora io le chiedo, Padre Giovanni, sinceramente, secondo lei, una persona che prova attrazione verso lo stesso sesso e vuol essere cattolico, in questo ultimo mese in cui sono avvenuti i fatti che ho elencato dal punto 1 al 6, cosa avrà compreso che la Chiesa, e in particolare la sua autorità suprema, gli stia dicendo sugli atti carnali omosessuali?

E noi, in questa situazione, che dovremmo fare? Guardare solo ai pronunciamenti magisteriali del Papa, e poiché questi ricadono nell’ortodossia, rallegrarcene, e fingere che se il Papa come dottore privato possa aver sbagliato, questo non è un grosso problema per la Chiesa, anche se tali errori non restano nel privato ma vengono divulgati, anzi meglio per noi evitare di parlarne?

Bruno V.

***

4) Risposta di P. Giovanni

Caro Bruno,

1)

io vorrei una buona volta chiarire qual è la posizione precisa di P. Martin. È da parecchio tempo che io sento che viene accusato di legittimare la sodomia. Sapendo del favore del quale ha goduto da parte di Papa Francesco, l’accusa mi sembra poco credibile. L’idea che mi sono fatto di lui è che semmai sia troppo indulgente.

Vedo che anche lei accetta la suddetta accusa. Ma lei capisce che la cosa è molto seria, per cui io vorrei che lei mi citasse le precise parole di P. Martin, che stanno alla base della sua accusa.

2)

La mia impressione è che quel gruppo di omosessuali che sono entrati per la Porta Santa, per quanto possa capirne, fosse un gruppo composito di persone orientate in modo diverso. Guardando le fotografie certamente ho notato alcuni che mi sono parsi in atteggiamento di beffa.

Tuttavia, chi le dice che tra di loro non ci sia stato qualcuno che si sia confessato? Inoltre è possibile che ci sia stato anche qualcuno che, pur senza volersi confessare, ha voluto esprimere un gesto di rispetto per il luogo sacro.

Indubbiamente un omosessuale veramente credente, che vuole acquistare l’indulgenza giubilare, non si mette così in mostra, ma come qualunque altro penitente si mescola con tutti gli altri.

Teniamo inoltre presente che ormai da decenni la Chiesa ci offre sagge indicazioni per quanto riguarda la cura pastorale delle persone omosessuali. Un documento del genere fu pubblicato dalla CDF già nel 1986, indirizzato ai Vescovi. Da come ho capito il P. Martin intende inserirsi nell’alveo di questo orientamento della Chiesa.

3)

Dato che il Santo Padre è il primo tra di noi a sapere che la sodomia è peccato, quando ha approvato che mons. Savino celebrasse una Messa per il giubileo degli omosessuali, è chiaro che non gli è passato neppure per la mente di approvare quel peccato, ma ha inteso incoraggiare il vescovo ad essere cristianamente vicino a queste persone, vuoi per dare una testimonianza di carità, vuoi anche per sollecitare coloro che fossero attaccati a questo peccato o addirittura lo volessero legittimare, a impegnarsi con spirito di penitenza a fare il possibile per liberarsi da questo peccato.

4)

La fotografia dell’ingresso degli omosessuali in San Pietro certamente ci mostra alcuni in chiaro atteggiamento di sfida contro la legge morale. Ora lei deve tenere presente che il Santo Padre è il Pastore Universale della Chiesa. Fatti scandalosi come quelli che sono capitati in San Pietro succedono in centinaia ogni giorno in tutto il mondo. Ora mi dica lei come fa un Papa a seguire tutti questi fatti e a commentarli.

Quindi se il Papa ha taciuto, ciò dipende semplicemente dal fatto di evitare delle discriminazioni nel segnalare fatti scandalosi, cosa inevitabile perché non può ogni giorno parlare di fatti di questo genere. D’altra parte, scegliendone uno e tacendo su di un altro, susciterebbe lamentele perché ha taciuto su un dato fatto.

La protesta semmai spetta a noi laici comuni, la cui competenza occupa un raggio di intervento molto minore di quella occupata dal Papa. Il Papa ha cose ben più importanti di cui occuparsi.

5)

Quell’espressione “altamente improbabile” in un primo tempo aveva turbato anche me. Ma riflettendo meglio ho pensato che il Papa, con quell’espressione abbia inteso dire, quasi ironizzando, che non succederà mai che la Chiesa cambi sulla dottrina. Infatti è assolutamente impensabile che su questo punto la Chiesa possa cambiare.

D’altra parte un Papa, parlando a privati e non come Maestro della fede, può permettersi espressioni simili, che certamente non userebbe in un documento ufficiale.

6)

Come le ho già detto, la pastorale pontificia postconciliare ha abbandonato quell’atteggiamento di severità che i Papi si potevano permettere prima del Concilio. Che cosa voglio dire? Che, per esempio, ai tempi di San Pio X gli eretici nella Chiesa erano molto pochi. C’erano sì i modernisti, ma la generalità dei cattolici era ortodossa.

Oggi abbiamo ancora molte persone di valore, le quali però spesso sono contaminate dall’eresia. Che cosa può fare un Papa in questa situazione? È chiaro che rifiuta sempre l’eresia. Ma d’altra parte dovendo egli governare la Chiesa è obbligato a guardare nelle persone il positivo, anche se queste persone non sono del tutto ortodosse.

Un caso come la Perella è frequente. È possibile che nel campo di sua competenza il Papa non abbia trovato una esperta migliore di lei. Lei forse mi dirà che in realtà possono esistere cattolici migliori della Perella. Ma se il Papa ha fatto questa scelta, è segno che ha ritenuto idonea questa persona, nonostante i suoi difetti.

Col suo riferimento alla differenza tra documenti magisteriali e conversazioni con privati, lei tocca un tema molto delicato. Di fatto, soprattutto a partire da San Giovanni Paolo II, i Papi hanno cominciato a moltiplicare i discorsi del secondo tipo e a diminuire gli insegnamenti dottrinali.

A questo punto si impone a noi cattolici il dovere di un’opera educativa. È vero che tanta gente dà importanza più alle opinioni di un Papa che non ai suoi insegnamenti dottrinali.

Quello che allora dobbiamo fare è di insegnare ai cattolici, che vogliono essere in comunione con la Chiesa e con il Papa, a fare attenzione ai documenti ufficiali, perché è in questi che noi troviamo la via della salvezza, e a considerare con libertà di giudizio i discorsi fatti a privati.

Il Papa nei discorsi ai privati non può sbagliare nella dottrina, appunto perché non si tratta di insegnamenti dottrinali. La dottrina è presupposta in quelli magisteriali.

I discorsi a privati hanno una funzione meramente pastorale oppure in essi il Papa esprime sue personali opinioni o dà indicazioni concrete, magari anche discutibili, su questioni contingenti, come per esempio il rapporto tra religione e politica o anche appunto quando si tratta di determinare la pastorale agli omosessuali.

Nei discorsi fatti a privati non è in questione la verità di fede. Il Papa qui la dà per scontata. Un Papa proibisce e proibirà sempre il peccato di sodomia, perché è falso che la sodomia sia un bene e un Papa non potrà mai insegnare la falsità nel campo della fede.

Come le ho detto e ripetuto i discorsi fatti a privati non fanno altro che tradurre le esigenze della morale nella concretezza dell’agire quotidiano, secondo il mutare delle circostanze e la diversità delle persone, sempre con la possibilità di sbagliare, non dal punto di vista dottrinale, ma solo nel campo del giudizio prudenziale.

Un Papa può peccare nella prudenza, ma non nella fede.

 

P. Giovanni

***

5) Bruno V. 29.9.25

 

Caro Padre Giovanni,

le fornisco qualche dato su James Martin.

Come è noto egli, oltre che capo redattore della rivista dei gesuiti americani America, è il fondatore di Outreach, che è l’associazione nonché il portale, specificamente e interamente, dedicata alla cosiddetta pastorale LGBT.

In un articolo dello stesso Martin su Outreach, egli nega esplicitamente che la Bibbia condanni i rapporti omosessuali, dicendo “come hanno sottolineato molti studiosi dell'Antico e del Nuovo Testamento , l'uso dei cosiddetti " passi di punizione " nella Bibbia è altamente problematico, poiché le letture erano pensate per un contesto completamente diverso (simile ai passi biblici sulla schiavitù) e, inoltre, ci sono molte altre ingiunzioni e istruzioni bibliche (come la lapidazione delle donne per adulterio) che non seguiamo più. L'uso dei "passi di punizione" è quasi sempre altamente selettivo e quasi sempre utilizzato contro le persone LGBTQ, invece di quelli che vengono chiamati " testi di benvenuto ” (https://outreach.faith/2024/09/synod-delegates-opposed-to-lgbtq-issues-told-me-their-concerns/). Tra i i cosiddetti “testi di benvenuto” della Bibbia, che aprirebbero benevolmente all’omosessualità, viene citato Amos.

Nell’ambito di Outreach, di cui Martin è uno dei fondatori e su cui lui stesso scrive, le segnalo la seguente pagina davvero interessante: 

https://outreach.faith/bible/, che è definita “La guida di Outreach su Bibbia e omosessualità”, che riporta i link a una nutrita serie di articoli di vari studiosi. Tutti questi articoli, ripeto tutti, sono finalizzati a demolire il fatto che la Scrittura condanni gli atti omosessuali. Quindi, per questi autori, tra cui lo stesso Martin: la condanna del Levitico va contestualizzata storicamente ed oggi non ha più valore; gli abitanti di Sodoma non vengono puniti per la bramosia di abusare carnalmente altri uomini, ma per essere inospitali; le lettere di san Paolo vanno completamente reinterpreate e non hanno nulla a che fare con le moderne coppie omoaffettive, ecc...

Lo scopo di tale “risorsa” di Outreach dunque, è che colui o colei che prova attrazione per persona dello stesso sesso, e vuol essere cattolico, ma si sente in colpa ad assecondare tale inclinazione, viene rassicurato sul fatto che la Parola di Dio non avrebbe mai condannato gli atti omosessuali, ma sarebbe stata semplicemente male interpretata dalla Chiesa fino ad ora. E questo è un aspetto fondamentale del cosiddetto “apostolato LGBT” che Martin, tramite Outreach da lui fondata e a cui collabora attivamente, persegue: manipolare la Sacra Scrittura in chiave omosessualista.

E poiché è insostenibile che, tanto Papa Francesco che Papa Leone XIV, fossero all’oscuro di tutto ciò, gli incoraggiamenti, che entrambi i pontefici, hanno fatto pervenire a P. J. Martin affinché proseguisse il suo impegno, come possiamo non considerarli errori sul piano pastorale (ove non c’è infallibilità)?     

In quest’altro articolo, Martin vede nel mese di giugno, un “provvidenziale” accostamento tra il mese del Gay Pride e il mese del Sacro Cuore, arrivando a dire, in conclusione che le due celebrazioni – il Mese del Sacro Cuore e il Mese dell'Orgoglio – non solo non sono in conflitto, ma sono profondamente complementari. Una ci mostra come Gesù ha amato. L'altra ci mostra chi Gesù ci chiama ad amare, ovvero, per le persone attratte da individui dello stesso sesso, questi ultimi, l’amore gay:   

https://outreach.faith/2022/06/june-celebrating-the-sacred-heart-and-celebrating-pride/

In questo articolo pubblicato dalla Nuova Bussola Quotidiana (https://lanuovabq.it/it/nozze-e-preti-gay-il-catalogo-omoeretico-di-martin), vengono riportare alcuni interventi di Martin, tra cui:

·       In un’intervista del 29 agosto 2017 con Brandon Ambrosino (un uomo legato a un compagno dello stesso sesso) padre Martin affermava che gli omosessuali non erano soggetti all’insegnamento della Chiesa sulla castità, perché questo insegnamento non era stato “ricevuto” dalla comunità LGBT: “Perché un insegnamento sia realmente autorevole ci si aspetta che sia ricevuto dal popolo di Dio, dai fedeli. L’insegnamento secondo cui la gente LGBT deve essere casta tutta la vita non è stato ricevuto”. La conseguenza logica di queste parole è che le persone LGBT, non essendo, secondo Martin, chiamate a praticare la castità, possono anche praticare gli atti omosessuali.

·       Il 5 settembre 2017, in un simposio alla Fordham University, padre Martin parlava del “matrimonio” fra persone dello stesso sesso come di “un atto di amore”, e sosteneva che la Chiesa dovrebbe “mostrare riverenza”. Inoltre Martin giungeva a definire “omofobi” e dalla “mentalità ristretta” i cattolici che aderivano all’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità. Questo ovviamente comprenderebbe anche quei cattolici omosessuali che eroicamente cercano di mantenersi casti.

·       Il 29 agosto in un’intervista alla Villanova University padre Martin diceva a un omosessuale praticante, che andava a messa: “Spero che in una decina di anni potrai baciare il tuo partner. Perché no? Che cosa c’è di terribile?”. Nella stessa intervista padre Martin sosteneva che le persone che avevano abbandonato lo stile di vita omosessuale sono “in conflitto” con se stesse, e che le loro vite “non sono integrate”.

·       Nel luglio 2024 J. Martin ha celebrato una messa a New York, mostrando la bandiera arcobaleno sull'altare e un'immagine della Madonna avvolta da tale vessillo.

Nel dicembre 2023, quando Papa Francesco pubblicò la dichiarazione Fiducia supplicans , Martin scrisse questo articolo: https://outreach.faith/2023/12/the-vaticans-declaration-on-same-sex-blessings-is-a-huge-step-forward-for-lgbtq-catholics/, in cui dice che prima della pubblicazione di Fiducia supplicans, “le persone LGBTQ, i loro amici e familiari ritenevano che l'attenzione rivolta a tali relazioni come peccaminose ignorasse o rifiutasse la loro esperienza di relazioni omosessuali amorevoli, impegnate e altruistiche”. Ma perchè, verrebbe da chiedere, una relazione omosessuale può non essere peccaminosa? Sì, ma solo se fosse vissuta in castità. Ora, pensare che i lettori LGBT a cui Outreach si rivolge, intendano vivere le loro relazioni in castità, significa rifiutarsi di accettare la realtà...

Nel proseguo dell’articolo, Martin scrive: “accolgo con favore questa nuova dichiarazione e la considero una risposta pastorale molto necessaria alle coppie cattoliche dello stesso sesso, unite da relazioni amorevoli, impegnate e altruistiche, che desiderano la presenza e l'aiuto di Dio nelle loro vite”. Dunque la benedizione per coppie omosessuali approvata da Fiducia suplicans, viene intesa da Martin, non certo per invocare l’aiuto di nostro Signore per cambiare vita e abbandonare i rapporti sodomitici, ma per proseguire la propria relazione omosessuale ritenendo di avere in questo l’approvazione di Dio (“la presenza e l'aiuto di Dio nelle loro vite”). Ovviamente, nell’articolo di Martin non vi è alcun invito alla castità.

Il 12 ottobre 2018 Martin ha scritto un articolo per America, in cui sostiene che la Chiesa debba accettare che le coppie dello stesso sesso siano famiglia:

https://lanuovabq.it/it/padre-martin-il-sinodo-puo-riconoscere-che-le-coppie-gay-sono-famiglie

Sempre nello stesso anno, in vista della pubblicazione della versione italiana del suo libro Building a Bridge, Martin è stato intervistato dal Corriere della sera. Alla domanda dell’intervistatore Gian Guido Vecchi Il Catechismo parla di ‘inclinazione oggettivamente disordinata’. Lei scrive che l’espressione ‘appare come una crudeltà gratuita’”, Martin risponde: “Molte persone Lgbt mi hanno riferito che questa frase ferisce profondamente. Certo, dobbiamo capire che è una terminologia teologica con un significato preciso che viene dalla filosofia tomista. Ma per una persona Lgbt vuol dire che una parte essenziale di sé — quella che ama, anche se con un amore mai espresso sessualmente — è disordinata”. Dunque, Martin nel suo libro apertamente critica il CCC sul tema dell’omosessualità, tacciandolo di “crudeltà gratuita”, perché “ferisce profondamente” chi ama una persona dello stesso sesso. In realtà, l’espressione “inclinazione oggettivamente disordinata” è piuttosto rispettosa, anzi delicata verso le persone attratte da individui dello stesso sesso; avrebbe potuto dire “inclinazione perversa”, “inclinazione contro-natura”, “inclinazione depravata” e sarebbe stata ancor più dolorosa da sentirsi attribuire. E poi qui siamo davanti alla logica binaria: se l’inclinazione omosessuale non è “disordinata” come sostiene Martin, ne segue, necessariamente, che è “ordinata” e dunque lecito assecondarla sino anche agli atti carnali omosessuali. Tertium non datur (https://lanuovabq.it/it/esce-in-italia-il-libro-di-padre-martin-un-ponte-da-costruire).

Nel 2019, Martin ha criticato il rifiuto pubblico della Santa Comunione , a una donna che aveva contratto un matrimonio civile con un altra donna, nella diocesi di Grand Rapids, con le seguenti parole: “Nel complesso, l'unica area che sembra avere importanza in questi casi è la moralità sessuale, e l'unica moralità sessuale che sembra avere importanza è quella della persona LGBT. Si tratta di un chiaro attacco a un gruppo specifico di persone su una specifica questione di moralità”. Dunque, per Martin, il pubblico peccatore, in questo caso convivente da tempo con persona dello stesso sesso, non per parentela o amicizia, in quanto civilmente “sposato”, deve poter accedere alla Santa Comunione (https://www.huffpost.com/entry/michigan-catholic-priest-communion-lesbian-judge_n_5de55c1fe4b0d50f32a6f0a0).

Sempre nel 2019 Martin ha criticato il documento della Congregazione per l’Educazione cattolica Maschio e femmina li creò, sostenendo che tale documento della Congregazione sarebbe rimasto fossilizzato alla distinzione binaria sessuale (maschio-femmina), mentre oggi, in base alla scienza, si dovrebbe considerare conformi a natura anche “uomini e donne attratti dallo stesso sesso” (https://lanuovabq.it/it/padre-martin-e-maschio-e-femmina-li-creo).

È evidente che Padre James Martin non è uno stupido né uno sprovveduto, e per di più è dotato della preparazione e, mi consenta, della furbizia del gesuita... dunque è ovvio che non troveremo mai una sua dichiarazione esplicita in cui lui affermi che “gli omosessuali hanno diritto a praticare il rapporto carnale tra di loro”, ma questo non significa che dobbiamo farci ingannare da lui. In realtà, il suo apostolato spinge verso la completa normalizzazione dell’omosessualità nella Chiesa, ed è certamente ben lontano dal documento del 1986 pubblicato dalla CDF sulla cura pastorale delle persone omosessuali (basta confrontare quanto scrive Padre Martin col testo del documento della CDF).

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Vengo alle altre cose che lei mi scrive.

Sul pellegrinaggio giubilare LGBT, lei mi domanda “chi le dice che tra di loro non ci sia stato qualcuno che si sia confessato?”

Ma io non ho affermato che “tutti non si sono confessati”, forse le è sfuggito, Padre Giovanni, che ho scritto “almeno per una parte dei partecipanti”.

Lei scrive “alcuni che mi sono parsi in atteggiamento di beffa”. Tutto qui? Questo è il massimo dell’indignazione che lei riesce a manifestare davanti a quello spettacolo?

Legga invece cosa ha dichiarato il vescovo Athanasius Schneider

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P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 5 ottobre 2025


 Immagine da Internet

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