Redenzione e corredenzione - Seconda Parte

 

Redenzione e corredenzione

Seconda Parte

 

Spunti di discussione

Riguardo a questo argomento della Corredentrice, pubblico due lettere che ho ricevuto e che considero interessanti.

Al riguardo avrei delle obiezioni da fare, ma me ne astengo per lasciare spazio ai Lettori per eventuali loro interventi.

1)

Il giornalista Americo Mascarucci, mi ha chiesto di pubblicare alcune sue considerazioni sul recente documento del DDF, cosa che faccio ben volentieri.

Apprezzo il suo intervento in appoggio al Documento sulla Madonna e al Santo Padre. Apprezzo la sua volontà di essere in comunione col Papa. Tuttavia si tratta di una questione di linguaggio e non di contenuti, ossia se un dato termine nella fattispecie “Corredentrice” sia o non sia opportuno o conveniente nell’attuale situazione.

 

"Caro padre Giovanni, era ora!

Si, era ora che un papa finalmente chiarisse certi grossolani equivoci legati al culto mariano, frutto di una devozione popolare spesso estranea alle sacre scritture.

Soprattutto il termine "corredentrice" necessitava di una spiegazione esaustiva, visto che nemmeno Benedetto XVI, quando era prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede era riuscito a mettere fine ad una pietà popolare troppo suggestionata da fenomeni miracolistici o da teologi continuamente in cerca di nuove interpretazioni e dogmi da inventare.

Ratzinger più volte ha chiarito come il termine corredentrice fosse inappropriato, andando di fatto a confliggere con l'unicità di Cristo nell'opera di redenzione. Lui, e soltanto lui, è la via per raggiungere la piena redenzione, senza mediazioni. 

Sto leggendo diverse critiche da parte di settori tradizionalisti (o come ama definirli lei passatisti) secondo i quali questa nota andrebbe a smentire il magistero di Giovanni Paolo II che più volte ha definito Maria corredentrice nei suoi interventi. Ma sfugge che, proprio Ratzinger nel 1996 proprio durante il pontificato di Wojtyla era intervenuto a precisare il senso di quelle dichiarazioni ed è molto difficile poter immaginare che il futuro papa abbia voluto smentire il suo predecessore o che abbia agito senza il suo consenso.

Era quindi necessaria questa nota con l'auspicio che tutti i fedeli ne accettino il contenuto ed evitino di concorrere ad ingenerare confusione ed errori di carattere dottrinale e teologico. 

La grandezza di Maria sta già nei Vangeli, il suo essere "madre di Dio" basta a definire il ruolo e l'importanza che ricopre nella storia dell'uomo, madre di tutti gli uomini e partecipe al progetto della redenzione operata per il tramite esclusivo di Gesù Cristo.

La Maria dei Vangeli è una madre molto riservata, che è presente nei momenti cruciali della vita di Gesù, la nascita, la prima manifestazione pubblica alle nozze di Cana e ai piedi della croce a condividere con il figlio il dolore e la morte,  ma mai in prima linea a rubare la scena al Cristo come invece purtroppo certa letteratura mariana ispirata più al sensazionalismo, al fanatismo e a discutibili fenomeni miracolistici ha tentato di far credere con la Madonna in certi casi ridotta a compensatrice delle presunte mancanze del figlio.

Credo che papa Leone XIV da autentico figlio di Sant'Agostino abbia inteso esaltare il ruolo di Maria restituendole la grandezza che le è propria e la funzione straordinaria e unica che ha ricoperto (appunto madre di Dio) scongiurando il rischio che possa addirittura diventare competitiva rispetto al figlio o addirittura oscurare Cristo. In poche parole come già a suo tempo Paolo VI è forse il caso di salvare il culto mariano da certa improvvisata mariologia. Da questo punto di vista l'ordine domenicano, cui lei appartiene, ha sempre dato un grande contributo nel corso dei secoli".

Americo Mascarucci

2)

Il Dott. Bruno V., mi ha inviato un suo scritto, dove esprime la sua preoccupazione.

 

Caro Padre Giovanni,

la pubblicazione della “Mater Populi fidelis” Nota dottrinale su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all’opera della salvezza (https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2025/11/04/0829/01462.html#italiano), da parte del Dicastero per la Dottrina della Fede, approvata da Papa Leone XIV, sembra porre una pietra tombale sulla possibilità di proclamare un futuro dogma di Maria quale Corredentrice.

Cito solo alcuni passi significativi:

“Considerata la necessità di spiegare il ruolo subordinato di Maria a Cristo nell’opera della Redenzione, è sempre inappropriato usare il titolo di Corredentrice per definire la cooperazione di Maria. Questo titolo rischia di oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo e, pertanto, può generare confusione e squilibrio nell’armonia delle verità della fede cristiana, perché «in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati» (At 4,12). Quando un’espressione richiede numerose e continue spiegazioni, per evitare che si allontani dal significato corretto, non serve alla fede del Popolo di Dio e diventa sconveniente. In questo caso, non aiuta ad esaltare Maria come prima e massima collaboratrice dell’opera della Redenzione e della grazia, perché il pericolo di oscurare il ruolo esclusivo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, l’unico capace di offrire al Padre un sacrificio di infinito valore, non costituirebbe un vero onore alla Madre. In effetti, ella come «serva del Signore» (Lc 1,38), ci indica Cristo e ci chiede di fare «qualsiasi cosa Lui vi dica» (Gv 2,5)”.

“[...] Cristo è l’unico Mediatore: «Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato sé stesso in riscatto per tutti» (1Tim 2,5-6). La Chiesa ha spiegato questo posto unico di Cristo per il fatto che, essendo Egli Figlio eterno e infinito, a Lui è unita ipostaticamente l’umanità che Egli ha assunto. Tale posto è esclusivo della sua umanità e le conseguenze che da esso derivano possono applicarsi solamente a Cristo. In questo senso preciso, il ruolo del Verbo incarnato è esclusivo e unico. Dinanzi a questa chiarezza della Parola rivelata, è necessaria una speciale prudenza nell’applicare a Maria tale titolo di “Mediatrice”. Di fronte alla tendenza ad ampliare la portata della cooperazione di Maria, partendo da questo termine, è opportuno specificarne sia la preziosa portata sia i limiti.

25. Da un lato, non possiamo ignorare l’uso assai comune del termine “mediazione” nei più diversi ambiti della vita sociale, dove viene inteso semplicemente come cooperazione, assistenza, intercessione. Di conseguenza, esso viene inevitabilmente applicato a Maria in senso subordinato e non pretende in alcun modo di aggiungere alcuna efficacia o potenza all’unica mediazione di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.

26. D’altra parte, è evidente che vi è stata una reale mediazione di Maria per rendere possibile la vera Incarnazione del Figlio di Dio nella nostra umanità, perché occorreva che il Redentore fosse «nato da donna» (Gal 4,4)".

[...] “In senso stretto, non possiamo parlare di altra mediazione della grazia che non sia quella del Figlio di Dio incarnato”.

[...] 32. Se questo è vero per ogni credente, la cui cooperazione con Cristo diventa tanto più fruttuosa quanto più si lascia trasformare dalla grazia, a maggior ragione ciò si deve affermare di Maria, in un modo unico e supremo. Perché lei è la «piena di grazia» (Lc 1,28) che, senza frapporre ostacoli all’opera di Dio, ha detto: «Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Lei è la Madre che ha dato al mondo l’Autore della Redenzione e della grazia, che è rimasta ferma sotto la Croce (cf. Gv 19,25), soffrendo insieme al Figlio, offrendo il dolore del suo cuore materno trafitto dalla spada (cf. Lc 2,35). Lei è rimasta unita a Cristo dall’Incarnazione alla Croce e alla Resurrezione in un modo esclusivo e superiore a quanto potesse accadere a qualsiasi credente.

33. Tutto ciò non per i suoi meriti, ma perché a lei furono applicati pienamente i meriti di Cristo sulla Croce, in modo peculiare e anticipato, per la gloria dell’unico Signore e Salvatore.[62] Insomma, Maria è un canto all’efficacia della grazia di Dio, cosicché qualsiasi attestazione della sua bellezza rimanda immediatamente alla glorificazione della fonte di ogni bene: la Trinità. L’incomparabile grandezza di Maria risiede in ciò che lei ha ricevuto e nella sua disponibilità fiduciosa a lasciarsi ricolmare dallo Spirito. Quando ci sforziamo di attribuirle funzioni attive, parallele a quelle di Cristo, ci allontaniamo da quella bellezza incomparabile che le è propria. L’espressione “mediazione partecipata” può esprimere un senso preciso e prezioso del posto di Maria, ma se non compresa adeguatamente potrebbe facilmente oscurarlo e persino contraddirlo. La mediazione di Cristo, che per certi aspetti può essere “inclusiva” o partecipata, per altri aspetti è esclusiva e incomunicabile".

"[...] 67. Alcuni titoli, come per esempio quello di Mediatrice di tutte le grazie, hanno dei limiti che non facilitano la corretta comprensione del ruolo unico di Maria. Difatti, lei, che è la prima redenta, non può essere stata mediatrice della grazia da lei stessa ricevuta. Non si tratta di un dettaglio di poca importanza, perché rivela qualcosa di centrale: che, anche in lei, il dono della grazia la precede e procede dall’iniziativa assolutamente gratuita della Trinità, in previsione dei meriti di Cristo. Lei, come tutti noi, non ha meritato la propria giustificazione a motivo di alcuna sua azione precedente, né tantomeno di alcuna sua azione successiva. Anche per Maria, l’amicizia con Dio attraverso la grazia sarà sempre gratuita. La sua preziosa figura è testimonianza suprema della ricettività credente di chi, più e meglio di chiunque altro, si è aperto con docilità e piena fiducia all’opera di Cristo, e allo stesso tempo è il miglior segno della potenza trasformatrice di questa grazia.

68. In altro senso, il titolo precedentemente menzionato corre il rischio di presentare la grazia divina come se Maria si convertisse in un distributore di beni o di energie spirituali, senza un legame con la nostra relazione personale con Gesù Cristo. Tuttavia, l’espressione “grazie”, riferita al sostegno materno di Maria nei diversi momenti della vita, può avere un significato accettabile. Il plurale esprime tutto l’aiuto, anche materiale, che il Signore può donarci ascoltando l’intercessione della Madre; aiuto che, a sua volta, dispone i cuori ad aprirsi all’amore di Dio".

"[...] 69. Lei, con la sua intercessione, può implorare per noi gli impulsi interiori dello Spirito Santo, che chiamiamo “grazie attuali”. Si tratta di quegli aiuti dello Spirito Santo che operano anche nei peccatori al fine di disporli alla giustificazione,[173] e altresì in coloro che sono già giustificati dalla grazia santificante, al fine di stimolarli alla crescita. In tale senso preciso, si deve interpretare il titolo di “Madre della grazia”. Maria umilmente collabora affinché possiamo aprire il cuore al Signore, il quale è l’unico che può giustificarci con l’azione della grazia santificante: vale a dire, quando Egli infonde in noi la sua vita trinitaria, dimora in noi come amico e ci rende partecipi della sua vita divina. Questa è opera esclusiva dello stesso Signore, tuttavia non esclude che, attraverso l’azione materna di Maria, i fedeli possano raggiungere quelle parole, immagini e stimoli differenti che li aiutano ad andare avanti nella vita, e a disporre il cuore per la grazia che il Signore infonde, come anche a crescere nella vita di grazia, ricevuta gratuitamente".

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Insomma, possiamo dire che Papa Leone sembra sposare un certo minimalismo mariano?

Bruno V.

 

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 7 novembre 2025 

 


 
 

 

 

 

 

Immagine da

https://www.vatican.va/content/leo-xiv/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2025/10/26/giubileo-equipe-sinodali.html 

82 commenti:

  1. Anche Padre Ariel: https://isoladipatmos.com/le-tifoserie-di-maria-co-redentrice-una-grossolana-contraddizione-in-termini-teologici-2/

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    1. Caro Anonimo,
      come lei saprà, il mio metodo è quello di rispondere a domande oppure obiezioni provenienti dai Lettori.
      Per questo, riguardo all’articolo che mi ha mandato, dovrebbe eventualmente comunicarmi qualche sua obiezione oppure farmi qualche domanda su qualche punto particolare ed io ben volentieri le risponderò.

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    2. Penso che Padre Ariel sia influenzato da certe manifestazioni di religiosità popolare che dove vivo non conosco né vivo. Mi riferisco a certe manifestazioni di devozione mariana pubbliche e private che rasentano la superstizione. Una volta Roberta a Radio Maria ha dovuto dire , dopo una telefonata di un ascoltatore , che chiedeva una preghiera alla "Madonna dei pescatori", che la Madonna é una sola. La mia domanda é fino a che punto la religiosità popolare possa spingersi e quindi essere considerata quale "sensus fidei". In termini generali, capisco che accudire al gregge sia più facile a dirsi che a farsi per voi sacerdoti. Ma Gesù lo sa benissimo e ha voluto lo stesso che si faccia così: non vuole fare tutto lui.

      Alessandro

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    3. Caro Alessandro,
      caratteristica della devozione mariana popolare è l’esistenza di una molteplicità di titoli e riferimenti a cose o a luoghi o a idee, cose che a tutta prima possono sembrare anche un po’ strane, ma, se ci facciamo caso, si tratta sempre di titoli innocenti e anche simpatici, che denotano una grande fantasia, ma che non comportano mai nulla di sconveniente, di inopportuno o addirittura di osceno.
      Come si spiega tutto ciò? Con due cose. Prima, il sensus fidei del Popolo di Dio; seconda, la vigilanza premurosa dei Pastori. Succede infatti qualche volta che compaiono delle manifestazioni mariane che non sono autentiche, perché presentano elementi contrastanti con la retta fede o con l’obbedienza alla Chiesa, ma di presunte apparizioni mariane, che incitino apertamente al vizio morale o all’eresia, non risulta.

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  2. Giovanni Paolo II aveva usato almeno sette volte l’espressione Maria Corredentrice, per poi abbandonarla dalla Redemptoris Mater in poi, mentre Benedetto XIV, già da Prefetto, aveva dato parere negativo a tale titolo, in quanto foriero di fraintendimenti.

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    1. Caro Anonimo,
      l’uso del termine corredentrice, come tantissimi altri termini teologici, data la delicatezza intrinseca alla concettualità teologica, è un termine che richiede opportune spiegazioni. Ma questa non è una eccezione, perché non esiste quasi termine della teologia che non possa essere equivocato o frainteso. Al limite, la stessa parola Dio è intesa in sensi diversi. E allora, che cosa facciamo? Eliminiamo la parola Dio?
      Allora si capisce che, se dovessimo tener presente questo fatto, alla fine il linguaggio teologico dovrebbe scomparire. Ma il compito del Pastore e del Teologo è invece proprio quello di spiegare i termini della teologia e del catechismo, proprio perché il loro significato non è intuitivo, ma suppone un dato rivelato, che ci è consegnato dalla Tradizione apostolica.
      Per quanto riguarda San Giovanni Paolo II, se a un certo punto non ha più parlato della Corredentrice, questo non è successo perché il Papa si è accorto che Maria non è corredentrice, ma semplicemente perché ha ritenuto che il termine non fosse necessario in relazione alle circostanze pastorale nelle quali si trovava ad operare.
      Il dissenso di Papa Francesco ha lo stesso significato. Egli non ha inteso dire che è falso che Maria sia corredentrice, ma ha inteso operare semplicemente una scelta pastorale.

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  3. Grazie per la Chiarezza Padre. L' argomento " genera confusione" è come minimo debole. E l' unione ipostatica allora ? Quella non genera confusione? E credo che una buona parte dei cattolici cadrebbe in castronerie cercando di spiegare lo stesso dogma trinitario.
    La mia domanda Padre è se questa linea di pensiero potrebbe in futuro andare ad intaccare altre nomenclature teologiche .

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    1. Caro Anonimo,
      il termine corredentrice è un termine che ha già una tradizione secolare, ma è rimasto a livello popolare. Per quanto io ne sappia, nessun grande teologo si è occupato seriamente di questo concetto. Per cui è successo che sono avvenute delle esagerazioni e in qualche misura si capisce la protesta dei Luterani.
      Ciò che è in gioco fondamentalmente, riguardo a questo titolo della Madonna, è il Mistero della Redenzione. Secondo me non si è mai pensato seriamente di mettere in rapporto la Redenzione con la corredenzione. Il segreto per capire veramente che cos’è la corredenzione, è il metterla in rapporto con la Redenzione.
      È quello che modestamente ho tentato di fare io nel mio articolo.
      In questo senso il Papa ci ha detto che la riflessione su questo titolo deve maturare.
      Ad ogni modo è vero che, se noi dovessimo fermarci a considerare che i termini teologici vanno soggetti ad equivoci ed hanno bisogno di spiegazioni, il rischio è quello di accantonare molti di questi termini, col risultato che possiamo immaginare ed è quello che esattamente vogliono i nemici della Chiesa.
      Mi sono accorto anche che, per capire che cos’è la corredenzione occorrono delle basi metafisiche. È solo alla luce di queste basi che possiamo comprendere.

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  4. Personalmente intendo il termine corredenzione come partecipazione e cooperazione all'azione salvifica di Cristo e penso che si possa riferire alla partecipazione attiva dei credenti, e in modo particolare della Vergine Maria, all'opera di salvezza compiuta da Cristo. La salvezza è già compiuta dal sacrificio di Cristo, e la corredenzione si focalizza sulla collaborazione attiva dei fedeli e della Madonna per applicare i benefici della redenzione al mondo.
    La cooperazione di Maria, nell’ottica del Concilio, è singolare, attiva e si basa sui meriti sovrabbondanti di Cristo. L’«unica mediazione del Redentore non esclude, ma suscita nelle creature una varia cooperazione, che è partecipazione dell’unica fonte» (Lumen gentium 62b). Perciò la Madre di Dio viene anche chiamata, con un’espressione molto cara a papa Pio XII, socia Redemptoris.
    Sotto il profilo metafisico-teologico, il termine corredenzione è strettamente legato al termine partecipazione che in San Tommaso significa che ogni essere finito, l’essere umano in modo particolare, riceve l'essere, o \(esse\), da Dio, che ne è la fonte e il partecipato. Di conseguenza sia San Tommaso che sant’Agostino utilizzano questo termine per indicare le relazioni di dipendenza delle creature dal Creatore: tutto il creato, ogni bontà, verità, bellezza, vita finita, non sono che partecipazioni della bontà, verità, bellezza, vita divina infinita.
    Don Vincenzo

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    1. Caro Don Vincenzo,
      lei ha fatto un’ottima sintesi teologica, alla quale manca soltanto la parola corredentrice. Lei ritiene che la si possa usare e anch’io modestamente sono di questo parere, almeno quando ci sono le circostanze adatte.
      Capisco però le resistenze di coloro che per validi motivi preferiscono non usarla. Abbiamo a disposizione molti termini: collaborazione, cooperazione, aiuto, partecipazione, imitazione, mediazione, ministero, servizio.

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  5. La corredenzione e mediazione di Maria Santissima nell’insegnamento dei papi (1/7)
    In una lettera del 9 gennaio 1801, Papa Pio VII scrisse al vescovo di Cagliari che la Vergine Addolorata “stava ai piedi della Croce e offriva quei dolori all’Eterno Padre per la nostra salvezza” (Lettera Apostolica Id Officii Debent).
    Papa Pio IX, nella Costituzione Apostolica “Ineffabilis Deus” (1854), scriveva: “I Padri videro designati [nei versetti della Genesi] Cristo Redentore e Maria congiunta con Cristo da un vincolo strettissimo e indissolubile, esercitando insieme con Cristo e per mezzo di Lui sempiterne inimicizie contro il velenoso serpente, e riportando sopra di lui una pienissima vittoria”.
    Negli Acta Sanctae Sedis del 1885 (vol. XVIII, Romae, Typis Poliglottae Officinae S.C. de Propaganda Fide), nella rubrica «Ex S. Congreg. Indulgentiarum» si legge che in data 18 luglio 1885 Papa Leone XIII ha concesso un’indulgenza di 100 giorni a chi recita delle Lodi a Gesù e a Maria Santissima («Laudes in Christi Jesu et Mariae virginis honorem cum indulgentia centum dierum») in cui c’è anche il titolo mariano (in italiano e latino) di «Corredentrice del Mondo» (p. 93) — «Mundo redimendo coadiutrix» (p. 93).
    Papa Leone XIII concesse un’indulgenza di 100 giorni a chi recita delle Lodi a Gesù e a Maria Santissima («Laudes in Christi Jesu et Mariae virginis honorem cum indulgentia centum dierum») in cui c’è anche il titolo mariano (in italiano e latino) di «Corredentrice del Mondo» (p. 93) — «Mundo redimendo coadiutrix» (p. 93) (Acta Sanctæ Sedis 18, 93).
    Nella “Adiutricem populi” (1895) Papa Leone XIII insegnò: «È giusto dire che nulla di quel grandissimo tesoro di ogni grazia che il Signore ci ha portato – poiché “la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo” –, nulla ci è impartito se non per mezzo di Maria, poiché Dio così vuole».
    Nel suo “Tractatus de Beatissima Virgine Maria Matre Dei” (Lethielleux, Paris 1901), P. Alessio Maria Lépicier (docente di Teologia al Pontificio Collegio Urbano di Propaganda Fide, e Procuratore Generale dell’Ordine dei Servi di Maria) tratta nell’Art. III: «De officio Corredemptricis» (pp. 386-399). Maria è Corredentrice perché ha dato il suo consenso all’Incarnazione del Verbo e ha cooperato alla Sua Passione («compassio») per la nostra salvezza. Maria può essere chiamata, «excellentiori modo quam alios sanctos et iustos», «cum Christo redemptorem seu nostram Corredemptricem» (p. 397). Maria è «Corredemptrix» (p. 466), «hominum corredemptrix» (p. 475). Questo libro di P. Lépicier, approvato dal Priore Generale dell’Ordine dei Servi di Maria, contiene la lettera di gradimento di Papa Leone XIII.
    Papa Leone XIII, nell’enciclica “Fidentem piumque”, scrisse:
    “[…] Ma se nulla vieta, come insegna l’Angelico, che qualche altro si chiami, sotto certi aspetti, mediatore tra Dio e gli uomini, in quanto dispositivamente e ministerialmente coopera alla unione dell’uomo con Dio, come gli Angeli, i Santi, i profeti e i sacerdoti del vecchio e del nuovo Testamento, senz’alcun dubbio, tale titolo di gloria conviene, in misura anche maggiore, alla Vergine eccelsa. È infatti impossibile immaginare un’altra creatura che abbia compiuto o sia per compiere un’opera simile alla sua nella riconciliazione degli uomini con Dio. […] Ella è colei da cui nacque Gesù, vera sua Madre e perciò degna e dignissima Mediatrice presso il Mediatore”
    Bruno V.

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  6. La corredenzione e mediazione di Maria Santissima nell’insegnamento dei papi (2/7)
    Papa Leone XIII, accennò ampiamente alla Corredenzione della Beata Maria in una delle sue numerose lettere encicliche sul Santo Rosario, quando insegnò:
    “Nell'Orto del Getsemani, dove Gesù è in agonia; nel pretorio, dove viene flagellato, coronato di spine, condannato a morte, non lì troviamo Maria. Ma lei conosceva in anticipo tutte queste agonie; le conosceva e le vedeva. Quando si professava serva del Signore per l'ufficio di madre, e quando, ai piedi dell'altare, offriva tutta se stessa con il suo Bambino Gesù, allora e in seguito prese parte alla laboriosa espiazione compiuta da suo Figlio per i peccati del mondo. È certo, quindi, che soffrì nel profondo della sua anima con le Sue acerrime sofferenze e con i Suoi tormenti. Inoltre, era davanti agli occhi di Maria che si sarebbe compiuto il Divino Sacrificio per il quale aveva portato e allevato la Vittima. Mentre lo contempliamo nell'ultimo e più pietoso di quei misteri, presso la Croce di Gesù stava sua Madre, che, in un miracolo di carità, affinché potesse accoglierci come suoi figli, offrì generosamente alla Giustizia Divina il suo stesso Figlio, e morì nel suo cuore con Lui, trafitta dalla spada del dolore” (Papa Leone XIII, Enciclica Iucunda Semper , n. 3).
    Nella stessa enciclica, Papa Leone XIII ha inserito questa bellissima preghiera alla Vergine Addolorata:
    “Ti preghiamo, Mediatrice della nostra salvezza, potente e misericordiosa. Ti scongiuriamo con forza: per la soave dolcezza ricevuta dal Figlio Gesù, per la partecipazione ai suoi dolori inenarrabili, per lo splendore della sua gloria che in te si riflette, ascoltaci e, anche se indegni, esaudiscici [...] Venerabili Fratelli, Dio, che “con somma benevolenza ci donò una così grande Mediatrice”[ S.Bernardus, De XII praerogativis B.M.V., n. 2.], e che “volle farci avere ogni bene per mezzo di Maria”[ Id., Serm. in Nativ. B.M.V., n. 7], con la sua intercessione e il suo favore assecondi i nostri desideri e ci riempia di speranza. ( Iucunda Semper Espectatione, n. 8)
    In una precedente enciclica sul Rosario, lo stesso Papa Leone aveva insegnato che «la Vergine Immacolata, prescelta ad essere Madre di Dio, e per ciò stesso fatta corredentrice del genere umano, gode presso il Figlio di una potenza e di una grazia così grande che nessuna creatura né umana né angelica ha mai potuto né mai potrà raggiungerne una maggiore. E poiché la gioia per Lei più gradita è quella di aiutare e consolare ogni singolo fedele che invochi il suo soccorso, non vi può essere dubbio che Ella voglia molto più volentieri accogliere, anzi esulti nel soddisfare i voti di tutta la Chiesa» ( Enciclica Supremi Apostolatus Officio , n. 2).
    Ancora Papa Leone XIII, nella Adjutricem populi:
    «Infatti di là, secondo i disegni di Dio, ella cominciò a vegliare sulla Chiesa e ad assisterci e proteggerci come una madre in modo che, come era stata strumento del mistero della umana redenzione, così, con il potere quasi illimitato che le era stato conferito, fu dispensatrice della grazia che per tutti i tempi deriva da questa redenzione».
    Negli “Acta Apostolicae Sedis” del 1913 (Anno V, Vol. V, Romae, Typis Poliglottis Vaticanis), la “Suprema Congregatio S. Officii (Sectio de indulgentiis)”, promulga un “Decretum” con cui Papa Pio X in data 26 giugno 1913 concede all’invocazione dei nomi «Laudetur Iesus et Maria – Hodie et semper» la stessa indulgenza concessa per l’invocazione del solo Nome di Gesù. In quel “Decretum” la Madonna è chiamata Corredentrice: «corredemptricis nostrae, beatae Mariae» (p. 364).
    Bruno V.

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  7. La corredenzione e mediazione di Maria Santissima nell’insegnamento dei papi (3/7)
    Negli “Acta Apostolicae Sedis” del 1914 (Vol. VI), la “Suprema S. Congregatio S. Officii (Sectio de indulgentiis)”, promulga un “Decretum” del 22 gennaio 1914 con cui Papa Pio X concede l’indulgenza di 100 giorni a chi recita la «Preghiera di riparazione alla beata Vergine Maria»:
    “In nomine Patris et Filii et Spiritus sancti. Amen. Io benedico il tuo santo nome, Io lodo le tue sublimi prerogative di vera Madre di Dio, sempre vergine, concepita senza macchia di peccato, di Corredentrice del genere umano. Amen”.
    Papa san Pio X, nella sua enciclica “Ad diem illum laetissimum” (2 febbraio 1904), insegnava:
    «Certo, se è stato detto veramente alla Vergine: «O Beata che avete, creduto, perché le cose che Vi sono state dette dal Signore si avvereranno», e cioè che Ella concepirebbe e darebbe alla luce il Figlio di Dio; se, conseguentemente, Ella ha accolto nel suo seno Colui che per natura è verità, di modo che «generato in un ordine nuovo... invisibile in sé, si rese visibile a noi»; dal momento che il Figlio di Dio è l'Autore e il Consumatore della nostra fede, è necessario che la Madre sia conosciuta come partecipante dei Divini Misteri e in qualche modo la loro custode e che su di Lei, come sul più nobile fondamento, dopo Gesù Cristo, riposi la fede di tutti i secoli. Come potrebbe essere altrimenti? Dio non avrebbe potuto per altra via mandarci il riparatore dell'umanità e il fondatore della fede? Ma dato che è piaciuto all'eterna Provvidenza del Signore che l'Uomo-Dio ci sia stato dato per il tramite di Maria e poiché questa avendolo ricevuto dalla feconda virtù dello Spirito Santo l'ha portato realmente nel suo seno, non ci rimane che ricevere Gesù dalle mani di Maria. Così noi vediamo nelle Sante Scritture, ovunque ci è profetizzata la grazia che deve giungere, dovunque o quasi il Salvatore degli Uomini vi appare insieme alla Sua Santissima Madre [...] La Vergine non ha concepito il Figlio di Dio soltanto perché ricevendo da Lei natura umana divenisse uomo; ma anche affinché diventasse il Salvatore degli uomini appunto per mezzo di quella natura che aveva ricevuto da Lei. Questa è la spiegazione delle parole degli angeli ai pastori: «Oggi è nato a voi il Salvatore, Cristo Signore». Così, nel casto grembo della Vergine dove ha preso la carne mortale, Gesù ha preso anche il Corpo spirituale, formato da tutti coloro «che erano destinati a credere in Lui»: e si può dire che Maria, portando in seno Gesù, vi portava anche tutti coloro la vita dei quali era contenuta nella vita del Salvatore [...] Ma la Vergine non ha soltanto la lode di aver fornito «la materia della Sua carne al Figlio unico di Dio che doveva nascere con membra umane» e di aver così preparato una vittima per la salvezza degli uomini; Ella dovette anche custodirla, quella vittima, nutrirla e presentarla nel giorno stabilito all'altare. Così vi fu tra Maria e Gesù una continua comunione di vita e di sofferenza, di modo che si può applicare tanto all'uno che all'altra la sentenza del profeta: «La mia vita si è consumata nel dolore, i miei anni sono trascorsi nei lamenti». E quando venne per Gesù l'ultima ora e «Sua Madre stava presso la Croce», oppressa dal tragico spettacolo e nello stesso tempo felice «perché Suo Figlio si immolava per la salvezza del genere umano e d'altronde Ella partecipava talmente ai Suoi dolori, che Le sarebbe sembrato infinitamente preferibile prendere su di sé tutti i tormenti del Figlio, se fosse stato possibile [...]
    Bruno V.

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  8. La corredenzione e mediazione di Maria Santissima nell’insegnamento dei papi (4/7)
    La conseguenza di questa comunione di sèntimenti e di sofferenze fra Maria e Gesù è che Maria «divenne legittimamente degna di riparare l'umana rovina» e perciò di dispensare tutti i tesori che Gesù procurò a noi con la Sua morte e il Suo sangue. Certo, solo Gesù Cristo ha il diritto proprio e particolare di dispensare quei tesori che sono il frutto esclusivo della Sua morte, essendo egli per Sua natura il mediatore fra Dio e gli uomini. Tuttavia, per quella comunione di dolori e d'angoscie, già menzionata tra la Madre e il Figlio, è stato concesso all'Augusta Vergine di essere «presso il Suo unico Figlio la potentissima mediatrice e conciliatrice del mondo intiero». La fonte è dunque Gesù Cristo e «noi tutti abbiamo derivato qualcosa dalla Sua pienezza; da Lui tutto il corpo reso compatto in tutte le giunture dalla comunicazione prende gli incrementi propri del corpo ed è edificato nella carità». Ma Maria, come osserva giustamente San Bernardo, è l'«acquedotto», o anche quella parte per cui il capo si congiunge col corpo e gli trasmette forza e efficacia; in una parola, il collo. Dice San Bernardino da Siena: «Ella è il collo del nostro capo, per mezzo del quale esso comunica al suo corpo mistico tutti i doni spirituali». È dunque evidente che noi dobbiamo attribuire alla Madre di Dio una virtù produttrice di grazie: quella virtù che è solo di Dio. Tuttavia, poiché Maria supera tutti nella santità e nell'unione con Gesù Cristo ed è stata associata da Gesù Cristo nell'opera di redenzione, Ella ci procura de congruo, come dicono i teologi, ciò che Gesù Cristo ci ha procurato de condigno ed è la suprema dispensatrice di grazie. Gesù «siede alla destra della Maestà Divina nell'altezza dei Cieli»; Maria siede regina alla destra di Suo Figlio, «rifugio cosi sicuro e ausilio cosi fedele in tutti i pericoli, che non si deve temere nulla né disperare sotto la sua guida, i suoi auspici, la sua protezione e la sua benevolenza».
    Papa Benedetto XV nella lettera apostolica Inter solidicia del 22 marzo 1918, scrive: “Come Ella soffrì e quasi morì con il Figlio suo sofferente e morente, così rinunciò per la salvezza degli uomini ai suoi diritti di madre su questo Figlio e lo immolò per placare la divina giustizia. Sicché si può dire a ragione che abbia redento con Cristo il genere umano. Evidentemente, per questa ragione, tutte le diverse grazie della redenzione vengono anche distribuite attraverso le mani dell’Addolorata” (https://www.vatican.va/archive/aas/documents/AAS-10-1918-ocr.pdf).
    Papa Pio XI, il 2 febbraio 1923, nella lettera apostolica Explorata res, insegna: «… e non incorrerà in una morte eterna colui che godrà specialmente all’ultimo momento dell’assistenza della Beata Vergine. Questa opinione dei dottori della Chiesa, consona al sentimento del popolo cristiano e costantemente verificata da una lunga esperienza, si fonda soprattutto sul fatto che la Vergine Addolorata ha preso parte con Gesù Cristo all’opera della Redenzione» (Acta Apostolicæ Sedis, 15, 1923, p. 104).
    In seguito, il 30 novembre 1933, lo stesso Pio XI usò direttamente il titolo di Corredentrice, parlando a un gruppo di pellegrini di Vicenza: «Il Redentore non poteva, per necessità di cose, non associare la Madre Sua alla Sua opera, e per questo noi la invochiamo col titolo di Corredentrice. Essa ci ha dato il Salvatore, l’ha allevato all’opera di Redenzione fin sotto la Croce dividendo con Lui i dolori dell’agonia e della morte in cui Gesù consumava la Redenzione di tutti gli uomini. E proprio sotto la Croce, negli ultimi momenti della Sua vita il Redentore la proclamava madre nostra e madre universale» (cit. in Insegnamenti Pontifici – 7. Maria SS., 2a edizione aggiornata, Edizioni Paoline, Roma 1964, p. 242; cf. L’Osservatore Romano, 1° dicembre 1933, p. 1).
    Papa Ratti userà ancora il termine Corredentrice in due occasioni ufficiali, il 23 marzo 1934 e il 28 aprile 1935.
    Bruno V.

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  9. La corredenzione e mediazione di Maria Santissima nell’insegnamento dei papi (5/7)
    Il 23 marzo 1934, dinanzi a due gruppi di pellegrini spagnoli, Pio XI nota con piacere che essi sono venuti a Roma per celebrare: «non solo il XIX centenario della divina Redenzione ma anche il XIX centenario di Maria, il Centenario della Sua Corredenzione, della sua universale Maternità» (cf. L’Osservatore Romano, 25 marzo 1934, p. 1).
    Papa Pio XI, nel suo messaggio a Lourdes del 28 aprile 1935, pregò: «O Madre di pietà e misericordia, che come Corredentrice hai assistito il tuo dolcissimo Figlio soffrendo con Lui quando ha consumato la redenzione del genere umano sull’altare della Croce conserva in noi, ti preghiamo, giorno dopo giorno, i preziosi frutti della Redenzione e della tua compassione».
    Nel 1928, Pio XI pubblicò un'enciclica sulla riparazione al Sacro Cuore di Gesù, in cui spiegò cosa può essere considerato il fondamento di ogni atto di partecipazione alla Redenzione da parte degli esseri umani:
    “A ragione, dunque, Cristo, ancora sofferente nel suo corpo mistico, vuole renderci partecipi della sua espiazione, e ciò è richiesto anche dalla nostra intima unione con Lui, poiché, essendo noi «corpo di Cristo e membra delle sue membra» (1 Cor 12,27), qualunque cosa soffra il capo, tutte le membra devono soffrire con lui (cfr 1 Cor 12,26)” (Papa Pio XI, Enciclica Miserentissimus Redemptor , n. 14).
    Lo stesso Romano Pontefice concluse questa enciclica affermando che la Madre di Dio «lo offrì [Gesù Cristo] come vittima presso la Croce» così che «per la sua mistica unione con Cristo e per la sua specialissima grazia divenne anche lei e viene piamente chiamata Riparatrice» (n. 21).
    Il Servo di Dio Papa Pio XII nell’enciclica Mystici Corporis Christi (n.110) scrive: “Fu lei, la seconda Eva, che, libera da ogni peccato, originale o personale, e sempre intimamente unita al Figlio, lo offrì sul Golgota al Padre Eterno per tutti i figli di Adamo, macchiati dal peccato per la sua infelice caduta, e i diritti e l'amore di sua madre furono inclusi nell'olocausto [...] Ella, offrendosi con il Figlio per la salvezza del genere umano, completò ciò che mancava alle sofferenze di Cristo”.
    Papa Pio XII, nel suo messaggio radiofonico a Fatima il 13 maggio 1946, ribadì: «Fu lei che, come Nuova Eva, libera da ogni macchia di peccato originale o personale, sempre intimamente unita al Figlio, lo offrì al Padre Eterno insieme all’olocausto dei suoi diritti materni e del suo amore materno, per tutti i figli di Adamo, contaminati dalla sua miserabile caduta».
    Egli scrive nell’enciclica “Mediator Dei”: “Il mistero di Maria le viene dall’essere sempre associata a Gesù. Da questa stessa unione con Cristo nasce per Maria quella regale potenza per cui Ella – ministra del Re – può dispensare i tesori del Regno del Divin Creatore con potere quasi infinito. […]” e fa sue le parole di san Bernardo: ‘Dio ha voluto che tutto noi avessimo per mezzo di Maria. Essa ci comunica tutte le virtù, ci dà il suo Figlio e con lui tutti gli aiuti che ci sono necessari’”.
    Bruno V.

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  10. La corredenzione e mediazione di Maria Santissima nell’insegnamento dei papi (6/7)
    Papa Pio XII, nella Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus , nn. 39-40:
    “Dobbiamo ricordare in modo particolare che, fin dal secondo secolo, la Vergine Maria è stata designata dai santi Padri come la nuova Eva, la quale, pur essendo soggetta al nuovo Adamo, è a lui intimamente associata in quella lotta contro il nemico infernale che, come predetto nel Protovangelo, avrebbe infine portato a quella vittoria più completa sul peccato e sulla morte, che sono sempre menzionati insieme negli scritti dell'Apostolo delle Genti [...] Perciò la venerata Madre di Dio, da tutta l'eternità unita in modo nascosto a Gesù Cristo in un unico e medesimo decreto di predestinazione, immacolata nella sua concezione, vergine perfettissima nella sua divina maternità, nobile collaboratrice del divino Redentore che ha riportato un completo trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze…”
    Ancora Papa Pio XII nella Ad caeli reginam:
    «Ora nel compimento dell’opera di redenzione Maria santissima fu certo strettamente associata a Cristo […] “Come Cristo per il titolo particolare della redenzione è nostro signore e nostro re, così anche la Vergine beata (è nostra signora) per il singolare concorso prestato alla nostra redenzione, somministrando la sua sostanza e offrendola volontariamente per noi, desiderando, chiedendo e procurando in modo singolare la nostra salvezza”».

    Papa San Giovanni Paolo II, nel suo lungo Pontificato ha chiamato Maria «Corredentrice» per ben 7 volte:
    1) Nell’Udienza generale di mercoledì 10 dicembre 1980 il Pontefice chiama Maria: «la Corredentrice».
    2)Nell’Udienza generale di mercoledì 8 settembre 1982 afferma:
    «Maria, pur concepita e nata senza macchia di peccato, ha partecipato in maniera mirabile alle sofferenze del suo divin Figlio, per essere Corredentrice dell’umanità».
    3) All’Angelus di domenica 4 novembre 1984 chiama la Madonna: «la Corredentrice».
    4) Nell’Omelia al Santuario di Nostra Signora de la Alborada a Guyaquil (Ecuador), il 31 gennaio 1985, afferma che « Il suo “sì” all’Annunciazione, significò sia l’accettazione della maternità che le era proposta, che il suo impegno nel mistero della redenzione. Questa fu opera di suo Figlio. Ma la partecipazione di Maria fu reale ed effettiva. Nel dare il suo consenso al messaggio dell’angelo, Maria accettò di collaborare in tutta l’opera della riconciliazione dell’umanità con Dio [...] Effettivamente, il ruolo corredentore di Maria non cessò con la glorificazione del Figlio».
    5) All’Angelus della Domenica delle Palme, 31 marzo 1985, chiama «Maria, la corredentrice».
    6) Ai pellegrini dell’Opera Federativa Trasporto Ammalati a Lourdes (OFTAL), sabato 24 marzo 1990 dice:
    «Maria santissima, Corredentrice del genere umano accanto al suo Figlio, vi dia sempre coraggio e fiducia! E vi accompagni anche la mia benedizione, che ora di gran cuore vi imparto!».
    Bruno V.

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    1. Caro Bruno,
      apprezzo il grande lavoro che lei ha fatto nel raccogliere tante testimonianze dei Papi e di Santi del passato.
      Certamente la cosa che balza agli occhi è la svolta che è avvenuta già durante il Pontificato di San Giovanni Paolo II, il quale, dopo l’intervento del Prefetto della CDF, cessò di usare il titolo.
      Da allora non solo nessun Papa lo ha usato, ma abbiamo avuto il caso di Papa Francesco che ha nettamente disapprovato l’uso del termine. Che cosa significa tuto ciò? Certamente non si tratta di una questione dottrinale, perché è impensabile che dei Papi per dei secoli si siano sbagliati attribuendo a Maria un titolo che non le conviene.
      Nel caso invece di usanze giuridiche o disciplinari, noi sappiamo dalla storia della Chiesa come ce ne siano state alcune che, alla luce di una migliore conoscenza delle esigenze della giustizia e della carità, sono state abbandonate definitivamente. Pensiamo per esempio alla pena di morte per gli eretici. Similmente per lunghissimi secoli la donna è stata assente dall’altare; oggi invece, come sappiamo, ci sono donne che compiono atti connessi alla celebrazione della Santa Messa.
      Dico tutto questo, perché bisogna fare molta attenzione al diverso comportamento della Chiesa nei temi della dottrina e in quelli della pastorale. Nel primo caso avviene una maturazione, che può arrivare fino alla definizione dogmatica. Questo è il caso della Corredentrice. Invece nel campo pastorale le cose vanno diversamente: dopo molto tempo dalla fondazione della Chiesa può capitare che la Chiesa introduca una nuova prassi a causa di un progresso delle esigenze del Vangelo oppure viceversa che abbandoni una prassi, anche secolare, sempre in forza di una migliore conoscenza del Vangelo.
      Per quanto riguarda ancora il termine Corredenzione, esso fa riferimento ad una verità dottrinale, ma la Chiesa oggi sconsiglia l’uso del termine per motivi di carattere pastorale.

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  11. La corredenzione e mediazione di Maria Santissima nell’insegnamento dei papi (7/7)
    7) All’Angelus di domenica 06 ottobre 1991, il Papa afferma:
    «Quanto determinante è stata la presenza della Madonna nell’itinerario ascetico e missionario di Santa Brigida! […] Brigida guardò a Maria come a modello e sostegno nei vari momenti della sua esistenza. Di Maria proclamò con vigore il divin privilegio dell’immacolato Concepimento. Ne contemplò la sorprendente missione di Madre del Salvatore. La invocò come Immacolata, Addolorata e Corredentrice, esaltandone il ruolo singolare nella storia della salvezza e nella vita del popolo cristiano».
    Aggiungo che Papa San Giovanni Paolo II ha chiamato la Madonna anche con un titolo equipollente a quello di Corredentrice. Nella Lettera Apostolica “A Concilio Costantinopolitano I” (25 marzo 1981), parla della «Madre di Dio, prima cooperatrice della potenza dell’Altissimo».
    All’Angelus del 21 agosto 1983, la chiama: «Madre e Cooperatrice del Redentore».
    Nell’Udienza generale del 7 dicembre 1994: «Maria è diventata cooperatrice della salvezza».
    Nell’Udienza generale del 24 gennaio 1996: Maria è «Cooperatrice del Redentore»
    Nell’Udienza generale del 18 dicembre 1996: Maria è «la fedele cooperatrice del Figlio per la salvezza del genere umano».
    Nell’Udienza generale del 9 aprile 1997: «Maria singolare cooperatrice della Redenzione».
    San Giovanni Paolo II, nella Redemproris Mater, 25 marzo 1987, 39: “per tale pienezza di grazia e di vita soprannaturale era particolarmente predisposta alla cooperazione con Cristo, unico mediatore dell’umana salvezza. E tale cooperazione è appunto questa mediazione subordinata alla mediazione di Cristo. Nel caso di Maria si tratta di una mediazione speciale ed eccezionale”.
    Papa Francesco, nel Messaggio all’arcivescovo Gian Franco Saba di Sassari del 13 maggio 2023, ha scritto:
    «Uno degli antichi titoli con cui i cristiani hanno invocato la Vergine Maria è appunto “Mediatrice di tutte le grazie”. Affidate a Lei le vostre aspirazioni e i propositi di bene custoditi nell’intimo; sia Lei a contagiarvi la gioia di seguire Cristo e di servirlo con stile umile e docile nella Chiesa …»
    Peraltro, il 21 dicembre 2020, Papa Francesco aveva autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare decreti tra cui quello de: «le virtù eroiche della Serva di Dio Rosa Staltari, Religiosa professa della Congregazione delle Figlie di Maria Santissima Corredentrice (“Congregazione delle Cause dei santi. Promulgazione di decreti”, in “L’Osservatore Romano”, 22 dicembre 2020, p. 7).
    Infine, lo stesso Papa Prevost, Leone XIV, nella Lettera al cardinale Christoph Schönborn del 15 agosto scorso, ha usato per Maria Santissima, il titolo di «Mediatrix gratiarum».
    Bruno V.

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    1. Caro Bruno,
      la sua interessante documentazione ci dice con chiarezza una cosa: che il titolo di Corredentrice è una verità di fede, anche se non definita. Quindi nessuno potrebbe dire che è una falsità, senza mettere in pericolo la fede. Questa cosa risulta evidentissima dalle preziose testimonianze, che lei ha riportato.
      Occorre tuttavia considerare con molto rispetto il recente intervento del DDF, che ci dà una direttiva semplicemente pastorale, che in quanto tale non può avere un valore assoluto, ma deve essere posta in relazione con la diversità delle circostanze.
      Il tono perentorio del Prefetto mi sembra pertanto esagerato, ma non è certo mancare di rispetto a questo documento se, in questo caso, sappiamo agire con la dovuta prudenza.

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    2. Caro Padre Giovanni,
      d’accordo che “Mater Populi Fidelis” ci dà una direttiva semplicemente “pastorale”, ma allora mi chiedo perché presentarla come Nota “dottrinale”?
      Rispetto al fatto che ci possano essere singoli individui o gruppi di persone che rischiano, anzi sono quasi portati a fraintendere determinate definizioni dottrinali, questo è un dato di fatto che, non si potrà mai eliminare del tutto, ma la Chiesa ha anche il compito, di educare gradualmente ad una fede sempre più matura, così come a un’intelligenza sempre più profonda della Sacra Scrittura.
      Noi ci imbatteremo sempre in qualcuno che, per ignoranza anche incolpevole, se ne uscirà con frasi tipo: “ma che vuol dire concretamente stà Trinità... che sò tre dei dentro uno solo?... boh... non si capisce... roba de’ preti...”.
      E che dovrebbe fare la Chiesa, se non raccomandare ai religiosi e alle religiose, di accompagnare tale mistero con un minimo di spiegazione, soprattutto quando ci si rivolge alla gran massa dei credenti, piuttosto che a una ristretta platea di teologi e accademici? Certamente, non può rinunciare ad usare il termine “SS. Trinità”.
      Allora, forse sarebbe stata più opportuna un’analoga raccomandazione nella “Mater Populi Fidelis”, piuttosto che un richiamo ad evitare proprio di adoperare il termine “corredenzione”.
      Poi c’è questo paradosso: nella “Mater Populi Fidelis” ed anche nella conferenza di presentazione, si è giustamente e ripetutamente sottolineato che “Uno solo è il Redentore, uno solo è il Salvatore: nostro Signore Gesù Cristo”, poi però quando si fanno gli incontri interreligiosi, ci si guarda bene dall’affermarlo, anzi diventa un tabù su cui occorre tacere... Ma è giusto, davanti a Dio, che il “dialogo” prevalga sulla verità?
      E c’è un altro paradosso. Pochi giorni prima che Papa Leone approvasse la pubblicazione della “Mater Populi Fidelis”, la quale annovera tra le sue motivazioni il rischio che la “corredenzione” potrebbe causare al dialogo con i protestanti, lo stesso Papa aveva elevato a Dottore della Chiesa San John Henry Newman, il quale non solo difese la corredenzione di Maria ma, nei riguardi del protestantesimo, comprese che, più che cercare degli accomodamenti col cattolicesimo, fosse assolutamente più giusto lasciare l’anglicanesimo per convertirsi alla fede cattolica. Dal suo esempio, non dovremmo cercare di convincere i protestanti della verità della fede cattolica, più che dialogare all’infinito?

      Bruno V.

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    3. Caro Bruno,
      il Card. Fernandez ha parlato di Nota dottrinale perché il Documento tratta della dottrina o concetto della “Corredentrice”. Tuttavia si tratta nel contempo anche di un Documento pastorale, in quanto si danno disposizioni di tipo semantico ovvero si dà una regolazione del linguaggio. Si entra cioè nell’uso del termine. E come ben sappiamo se ne proibisce l’uso.
      Il Cardinale, quindi, non fa questione se è vero o non è vero che Maria sia Corredentrice. E’ chiaro che è una verità, sennò nel passato la Chiesa avrebbe condannato il titolo come eretico.
      Negli incontri interreligiosi il Papa si astiene dal ricordare il primato del cristianesimo o del cattolicesimo per lo stesso motivo per il quale il Card. Fernandez dice che ci si deve astenere dall’uso del termine “Corredentrice”. Che cosa dire? C’è il rischio del rispetto umano o dell’opportunismo? Devo dire francamente il mio pensiero: secondo me, sì. Tuttavia si potrebbe citare quanto lo stesso Cardinale ha detto nel Documento e cioè che il parlare di Corredentrice non è ancora maturo.
      Per questo la cosa auspicabile è che quanto prima i nostri fratelli protestanti o non cristiani accolgano questo termine e ne capiscano il significato.
      Il Caso di Newman è diverso dall’attuale problematica dell’ecumenismo. Newman è certamente encomiabile per la sua conversione. Invece, per quanto riguarda il lavoro ecumenico, noi cattolici dobbiamo usare quel discernimento, animato da carità, che ci consenta di capire quando in certi casi possiamo aiutare il fratello fare un passo avanti e quando, in altri casi, la cosa non è matura.

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  12. Come già detto nel precedente articolo il termine compare nel XV secolo.
    Non ha alcun senso quindi andare a ripetere in sterminate "lenzuolate" la posizione di papi e santi precedenti. Dei papi successivi nessuno ha ravvisato la necessità di un quinto dogma. In soldoni questa è la differenza tra gli schieramenti attuali. La richiesta del quinto dogma proviene oggi in massima parte dagli ambienti che hanno fatto di Maria un idolo , primo fra tutti quello legato le false apparizioni di Medjugorje.
    (a href="https://lanuovabq.it/it/corredentrice-i-fedeli-spingono-per-il-dogma">Corredentrice, i fedeli spingono per il dogma)
    Mark Miravalle , già fervente sostenitore delle apparizioni è il leader della compagnia. In pratica svolge oggi quello che fu il ruolo del mariologo Laurentin , salvo poi ricredersi quando era ormai troppo tardi

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    1. Spett.le Angheran,
      Lei dice che attualmente solo pochi gruppi, per lo più legati a Međugorje, sostengono la tesi della corredenzione mariana. Mi consenta di segnalare, a lei e agli altri lettori, alcuni interventi, in forma di video su YouTube, assai critici sul doc. “Mater Populi Fidelis”:
      Vescovo Athanasius Schneider: https://www.youtube.com/watch?v=1C6eUfod-Rg (volendo, dalle impostazioni si possono ottenere i sottotitoli in italiano);
      Prof. Corrado Gnerre, docente di Storia dell’Utopia e Antropologia Filosofica presso l’Università Europea di Roma, e di Storia delle Religioni e Storia della Filosofia all’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Redemptor hominis” di Benevento, nonché fondatore del “Cammino dei tre sentieri”: https://www.youtube.com/watch?v=jNuqrwS3YcE;
      Prof. Julio Loredo, presidente dell’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà (TFP) fondata da Plinio Corrêa de Oliveira https://www.youtube.com/watch?v=Fu77KJ_uP1U;
      Prof. Giovanni Zenone, fondatore della casa editrice Fede& Cultura, che ha pubblicato anche diversi testi del nostro Padre Giovanni: https://www.youtube.com/watch?v=2HEvVAcUFkE (rispetto a questo video, tengo a precisare che mi dissocio dalle espressioni offensive rivolte al cardinal Fernandez);
      Don Alfredo Morselli, teologo già parroco nelle diocesi di Massa-Carrara Pontremoli, e Bologna:
      https://www.youtube.com/watch?v=LsBOTkH-BJM (questo video è di cinque anni fa);
      Padre Serafino Maria Lanzetta dei Francescani dell’Immacolara, docente di teologia presso l’università di Lugano, organizzatore di convegni teologici, in uno dei quali è stato relatore anche Padre Giovanni: https://www.youtube.com/watch?v=bl3s8ck6dp0 (questa catechesi sarà trasmessa stasera alle 21, con possibilità di intervenire in diretta da parte degli ascoltatori. Successivamente sarà comunque possibile visionare il video).
      Ora tutte queste persone, e i relativi gruppi di appartenenza, hanno ben poco a che fare con Međugorje, né tantomeno possono essere tacciate di idolaatria mariana, e sono solo alcuni degli esempi che si potrebbero fare.
      Semmai possono essere accomunate dall’appartenere, in modalità diverse, al mondo dell Tradizione.
      Bruno V.

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    2. Caro Angheran,
      esiste effettivamente il rischio che certe tendenze passatiste usino questo titolo della Madonna non con piena sincerità e in comunione con la Chiesa, ma per continuare il loro atteggiamento scismatico, ostile al Concilio e ai Papi del postconcilio, cosa che certamente non fa piacere a Maria, la quale è alienissima da questi atteggiamenti rivendicativi e, benchè consapevole dei suoi titoli altissimi, ne fa uso solamente per promuovere la comunione ecclesiale e l’obbedienza al Papa, Vicario di suo Figlio.

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    3. Caro Bruno,
      io credo che l’opposizione del Card. Fernandez al termine “Corredentrice” sia motivato anche dal timore che venga strumentalizzato da gruppi legati a pseudorivelazioni mariane.
      Quanto a Medjugorje sappiamo che sostanzialmente la Chiesa ne ha stima.
      E’ possibile che nelle parole di Fernandez ci sia eventualmente un riferimento ai famosi Dieci Segreti, in relazione ai quali ho espresso forti riverse, perché sembra che in essi la Madonna si metta quasi alla pari del Cristo dell’Apocalisse.

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    4. Rispetto alle “sterminate lenzuolate” sugli interventi papali, sono d’accordo con lei, sig Angheran, che, in forma di commenti del blog, possano risultare prolisse e “pesanti” alla lettura. Ma vede... la mia intenzione era quella di fornire, anche a lettori non propriamente addentro a tale tema, una certa documentazione da cui poter comprendere che gli interventi di pontefici, in particolare quelli di Leone XIII, San Pio X, Pio XI, il Venerabile Pio XII e San Giovanni Paolo II, sui temi della corredenzione e mediazione mariane, non furono di carattere estemporaneo attribuibili a semplici opinioni del papa quando si esprime da “dottore privato”, ma veri e propri interventi di magistero ordinario.
      Certo mancò un intervento di magistero straordinario che portasse alla definizione del dogma ma, come spesso Padre Giovanni ci ricorda nei suoi articoli, l’infallibilità del papa non può essere limitata esclusivamente al magistero straordinario.
      Peraltro, io mi sono limitato a riportare gli interventi dei pontefici, pensi quanto ancor più sterminate sarebbero state le lenzuolate... se avessi riportato anche gli interventi a favore della corredenzione da parte di cardinali e vescovi, che pure sono pastori della Chiesa, o anche da parte dei vari beati, santi e dottori della Chiesa, come San Bernardo di Chiaravalle, San Bonaventura, San Bernardino da Siena, San Pio da Pietralcina, San Massimiliano Kolbe, sant’Alfonso de’ Liguori, santa Teresa Benedetta della Croce - Edith Stein, santa Teresa di Calcutta, san John Henry Newman, santa Gemma Galgani, san Josemaría Escrivá, San Leopoldo Mandic, il Beato Bartolo Longo, Suor Lucia dos Santos, la veggente di Fatima, santa Veronica Giuliani, la serva di Dio Luisa Piccarreta, il beato Ildefonso Schuster, il beato Giacomo Alberione, fondatore delle Edizioni Paoline, san Luigi Orione, fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, la fondatrice delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, santa Francesca Saverio Cabrini, santa Brigida di Svezia.

      Bruno V.

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    5. Stimato Dott. Volpe, La ricordo con simpatia dai tempi di Pontifex (fine captatio benevolentiae) quando il sito pubblicava video eloquenti sulla natura del fervore medjugorjano (consiglio ai lettori di scaricarlo prima che lo facciano sparire). Mi creda non è cambiato niente, la mentalità è la stessa. In Vaticano sanno da sempre la verità sulla Gospa , con buona pace della Commissione Ruini che non riuscì nemmeno a contare le prime apparizioni ed escluse i vescovi del luogo. E' vero che il mondo della Tradizione ha espresso forti critiche alla nota di Fernandez , ripercorrendo il senso autentico di Co-Redenzione come lei stesso ha fatto in maniera esauriente. Ma non mi pare che costoro ravvisino la necessità di un quinto dogma. I sostenitori del V dogma , ripeto fino alla noia , sono praticamente tutti 'apparizionisti'. La nota, per quanto discutibile , ne è consapevole e ne parla al punto 75:

      75. Nel caso dei presunti fenomeni soprannaturali, che hanno già ricevuto un giudizio positivo da parte della Chiesa, dove ricorrano alcune delle espressioni o titoli come quelli summenzionati si dovrà tenere conto che «nel caso in cui venga concesso da parte del Dicastero un Nihil obstat […], tali fenomeni non diventano oggetto di fede – cioè i fedeli non sono obbligati a prestarvi un assenso di fede».

      Credo che questo aspetto - oggi - non si possa ignorare. Saluti

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    6. Spett.le Sig. Angheran,
      temo che lei mi abbia scambiato per un’altra persona, non mi chiamo Volpe, non ricordo di aver mai commentato video di ThePontifexRoma o su Međugorje e, in verità, non sono neanche “dottore”, nonostante Padre Giovanni mi abbia... benevolmente fregiato di tale titolo.
      Ma questo non è importante.
      Prendo atto di quanto da lei rilevato sul riferimento nel numero 75 della nota dottrinale, al rischio di manipolazione di un nuovo dogma mariano da parte degli “estremisti” delle (presunte) apparizioni di Međugorje, e le sono grato.
      Mi creda però, anche da altre voci arriva l’auspicio del nuovo dogma sulla corredenzione; se ha avuto modo di seguire la catechesi di Padre Serafino Maria Lanzetta di ieri sera (che avevo segnalato in un precedente commento), avrà potuto rilevare, che il teologo dei Francescani dell’Immacolata, mantiene il punto su questo tema e, ad esempio, anche lo storico Roberto De Mattei, presidente della Fondazione Lepanto, direttore dalla rivista “Radici cristiane”, nonché ex vice-presidente del CNR, si è ripetutamente espresso a favore del quinto dogma mariano, come in questo breve video, dove appoggia la relativa richiesta di sei vescovi, a suo tempo inoltrata a Papa Francesco:
      https://www.youtube.com/watch?v=3417mHVjpUY

      Comunque, da fratelli in Cristo, penso che possiamo avere legittimamente opinioni diverse sull’opportunità di questo nuovo dogma, ma questo non debba dividerci.

      Un cordiale saluto
      Bruno V.

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    7. Caro Bruno,
      effettivamente io ritengo che il titolo di “Corredentrice” sia da collocare o al II° o al III° grado di autorità pontificia.
      Il Padre Roschini, per esempio, che è una grande autorità in fatto di mariologia, ritiene che sia una verità definibile. Ma un conto è dire questo e un conto è adoperarsi per chiedere al Papa che dia di questo titolo una definizione dogmatica. È chiaro che una iniziativa di questo genere si presenterebbe come una aperta disobbedienza alle disposizioni attuali della Chiesa.

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  13. INDULGENTIA C DIERUM CONCEDITUR CERTAM PRECEM B. MARIAE VIRGINI, REPARATIONIS CAUSA, RECITANTIBUS.

    Vergine benedetta, Madre di Dio, volgete benigna lo sguardo dal cielo, ove sedete regina, su questo misero peccatore, vostro servo. Esso, benché consapevole della sua indegnità, a risarcimento delle offese a voi fatte da lingue empie e blasfeme, dall'intimo del suo cuore vi benedice ed esalta come la più pura, la più bella e la più santa di tutte le creature. Benedice il vostro santo nome, benedice le vostre sublimi prerogative di vera Madre di Dio, sempre Vergine, concepita senza macchia di peccato, di corredentrice del genere umano. Benedice l'eterno Padre, che vi scelse in modo particolare per Figlia, benedice il Verbo incarnato, che vestendosi dell'umana natura nel vostro purissimo seno vi fece sua Madre; benedice il divino Spirito che vi volle sua Sposa. Benedice, esalta e ringrazia la Trinità augusta che vi prescelse e predilesse tanto da innalzarvi su tutte le creature alla più sublime altezza. O Vergine santa e misericordiosa, impetrate il ravvedimento ai vostri offensori e gradite questo piccolo ossequio dal vostro servo, ottenendo anche a lui, dal vostro divin Figlio, il perdono dei propri peccati. Amen.

    Die 22 ianuarii 1914.

    Ssmus Dominus noster D. Pius div. prov. Pp. X, in audientia R. P. D. Adsessori S. Officii impertita, benigne concedere dignatus est ut christifideles, qui corde saltem contrito ac devote supra relatam orationem recitaverint, indulgentiam centum dierum, defunctis quoque applicabilem, quoties id egerint, lucrari valeant. Praesenti in perpetuum valituro, absque ulla Brevis expeditione. Contrariis quibuscumque non obstantibus.


    https://www.vatican.va/archive/aas/documents/AAS-06-1914-ocr.pdf
    Pagine 108-109

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    1. Caro Davide,
      queste citazioni di Papi che usano il termine “Corredentrice” sono diventate in questi giorni ormai di pubblico dominio.
      Bisogna però stare attenti, come ho già scritto, al fatto che già lo stesso San Giovanni Paolo II, a un certo punto del suo Pontificato smise di usare questo titolo e da allora fino ad oggi non solo non è stato più usato, ma oggi come oggi vediamo che è sconsigliato.
      Che cosa dire? Non si tratta evidentemente di sapere se questo attributo è vero o falso, perché, essendo stato usato da Papi del passato, è evidente che si tratta di una verità di fede, benchè non definita.
      La questione pertanto è quella se usare o non usare il termine. Quindi si tratta di una questione di linguaggio. E come sappiamo, il linguaggio viene regolato non in un modo assoluto, ma tenendo conto del variare delle circostanze.

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  14. Un papa può dichiarare liberamente una sua convinzione ma finché non diventa un dogma di fede non costituisce una verità. Altrimenti avremmo dovuto accettare anche la tesi di Giovanni XXII sulla glorificazione delle anime dopo il giudizio universale espressa da quel papà in diverse omelie ma che poi è stata rigettata dalla Chiesa in maniera ufficiale. Tirare in ballo san Giovanni Paolo II come a voler confermare l'autenticità di questo titolo mi sembra operazione intellettualmente e teologicamente disonesta.
    Americo Mascarucci

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  15. Inoltre Giovanni XXIi nell' affermare che soltanto dopo il Giudizio universale le anime dei defunti sarebbero salite al cielo o condannate all' inferno e non dopo la morte, di fronte alle polemiche si disse pronto a ritrattare la sua posizione qualora fosse stata in contraddizione con le sacre scritture e la dottrina. Segno evidente che i papi sono consapevoli di poter sbagliare e di non essere infallibili se non parlano ex cathedra. GPII di fronte alla 'correzione" di Ratzinger ha evitato di utilizzare quel ternine.
    Americo Mascarucci

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    1. Caro Americo,
      il caso di Papa Giovanni XXII è completamente diverso da quello di San Giovanni Paolo II.
      Il primo, come dottore privato, sostenne una tesi prossima all’eresia, che egli stesso ritrattò in punto di morte. Successivamente Papa Benedetto XII, nel 1336, definì come dogma che le anime che muoiono in grazia sono ammesse immediatamente alla visione beatifica.
      Quanto al titolo di “Corredentrice”, trattandosi di un contenuto dottrinale ed essendo stato usato da diversi Papi, è impensabile che essi si siano sbagliati. L’intervento di Ratzinger nei confronti di San Giovanni Paolo II non è stata quindi una “correzione” dal punto di vista dottrinale, ma è stato un intervento prudenziale, che ha persuaso il Papa a seguire il consiglio del suo Collaboratore.
      In sostanza il Card. Ratzinger si è guardato bene dal giudicare falso quel titolo, ma semplicemente ha convinto il Papa a non usare più quella parola, cosa che hanno fatto i Papi successivi fino al presente.

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  16. In occasione del Giubileo della Santa Sede, il 9 giugno scorso (https://www.vatican.va/content/leo-xiv/it/homilies/2025/documents/20250609-omelia-giubileo-santa-sede.html), nel corso dell’omelia Papa Leone XIV ha pronunciato le seguenti parole:

    “La maternità di Maria attraverso il mistero della Croce ha fatto un salto impensabile: la madre di Gesù è diventata la nuova Eva, perché il Figlio l’ha associata alla sua morte redentrice, fonte di vita nuova ed eterna per ogni uomo che viene a questo mondo”.

    “[...] il Figlio l’ha associata alla sua morte redentrice”, dunque Maria viene chiamata da Cristo a partecipare, in via subordinata, ma pur sempre in modo unico rispetto a qualsiasi altra creatura, alla Sua morte per la redenzione, e il libero (e meritorio) “fiat” di Maria, dall’Annunciazione si estende sino alla passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo.
    Così, anche Papa Leone XIV, nella sostanza, conferma la corredenzione di Maria santissima.

    Bruno V.

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    1. Caro Bruno,
      le sue osservazioni sono sagge e di buon senso.
      Il termine “Corredentrice” è un equivalente linguistico dell’espressione “associata alla sua morte redentrice”.
      Il problema è che questo termine suscita in molti una reazione emotiva non ben ragionata, per la quale nascono litigi e controversie, che mettono in pericolo la carità. Fenomeni di questo tipo sono frequenti nell’uso linguistico.
      Prendiamo per esempio la parola “duce”. Chi è il duce? È la guida. È colui che ci indica il cammino, che ci conduce. Ma chi è che oggi usa questa parola? Nessuno. E perché? Perché evoca dei ricordi traumatici.
      La stessa cosa vale per esempio per altre parole, come castigo, guerra ed eresia. Anche la parola “modernismo” suscita problemi di questo genere. Io la uso a ragion veduta e con molta cautela, perché credo che sia bene usarla, però capisco anche il perché non è usata dall’attuale magistero pontificio.
      Nella comunicazione verbale una virtù importante è quella di saper fare delle scelte linguistiche. Certe parole è meglio non usarle e altre vanno spiegate a seconda delle circostanze e dei diversi contesti.

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  17. Caro Padre, Lei sa per caso come mai l'apparizione di Amsterdam è stata riconosciuta dal vescovo locale ma non dalla Chiesa?

    Alessandro

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    1. Caro Alessandro,
      il vescovo Punt è l’unico tra le autorità ecclesiastiche ad avere riconosciuto l’autenticità delle apparizioni, ma nessuno ha riconosciuto i messaggi, probabilmente per il fatto che la Madonna chiederebbe la definizione dogmatica del titolo di Corredentrice.
      Si tratta di una cosa del tutto anomala nella storia delle apparizioni riconosciute.

      https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_ddf_doc_20240711_comunicato-apparizioni-amsterdam_it.html

      https://it.wikipedia.org/wiki/Apparizioni_della_Signora_di_tutti_i_popoli

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    2. Scusi Padre, ma credo che la cosa meriti un po’ più di attenzione perché credo che vi siano due documenti ufficiali vaticani del ( oggi chiamato ) DDF che si contraddicono: quello del 25 maggio 1974 dice l’opposto di quello del 27 marzo 1974.
      Secondo me, c’è confusione tra i termini “non constat de supernaturalitate” (giudizio sospensivo) e “constat de non supernaturalitate” (giudizio negativo).
      Il documento vaticano del 25 maggio 1974 è in italiano e ricorda quello del 7 maggio del 1956 che affermava in italiano: cito, “non constava della soprannaturalità delle apparizioni” (fonte: https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19740525_signora-amsterdam_it.html), cioè "non constat de supernaturalitate" , ovvero non dice che “si constava la non soprannaturalità delle apparizioni” o “è provata la non soprannaturalità”. E’ cioé il classico caso della sospensione del giudizio anche perché le apparizioni erano ancora in corso (finiranno il 31 maggio 1959).
      Il Card Fernandez, nella nota del 11 luglio 2024 cita però “l’esito della Sessione Ordinaria dell’allora Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, tenutasi (due mesi prima, n.d.r.) il 27 marzo 1974” che non è rintracciabile online ed è di giudizio è opposto: “constat de non supernaturalitade” (fonte: https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_ddf_doc_20240711_comunicato-apparizioni-amsterdam_it.html ).

      Non è il caso di controllare ? Forse per questo il vescovo Punt non aveva capito in buona fede la condanna che il Card. Fernandez ha rivelato solo nel 2024?

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    3. Caro Alessandro, tra le due sentenze “non constat” e “constat de non” non c’è contraddizione, ma esplicitazione, perché il primo giudizio è un giudizio sospensivo, che lascia aperta una verifica; invece il secondo è un giudizio definitivo, che suppone la verifica già fatta.
      A tal riguardo io vorrei esprimere un mio parere personale. Per usare un linguaggio appropriato, non si dovrebbe parlare di soprannaturale, ma di preternaturale. Infatti i fenomeni straordinari che avvengono nelle supposte apparizioni mariane, non riguardano la comunicazione di verità soprannaturali, che non sono altro che le verità divine rivelate o i dogmi della fede.
      Invece i problemi che nascono nel corso delle apparizioni mariane riguardano la natura della medesima apparizione, la quale è un fenomeno preternaturale, che può essere o un’opera divina o anche un’opera del demonio. Certamente, se è opera del demonio, si può dire che manca il soprannaturale e che c’è solo il preternaturale, ma finalizzato peraltro a far del male. Probabilmente, negando l’esistenza del soprannaturale, l’Autorità intende dire che non c’è nulla che faccia riferimento alla verità cattolica o che addirittura è pericoloso per la vita cristiana.
      Può capitare che in una supposta apparizione venga insegnata una qualche eresia. In questo caso non solo è evidente che non c’è il soprannaturale, ma si arreca un vero e proprio danno alla vita soprannaturale.

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    4. Sono d'accordo. Ma il dicastero può emettere una notificazione pubblica di sospensione sul giudizio pur sapendo che due mesi prima era stato emesso un giudizio negativo definitivo? C'é un problema di coordinazione all'interno del Dicastero?

      Alessandro

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    5. Caro Alessandro,
      se lei si riferisce agli eventi citati dal Card. Fernandez, potrà notare che non esiste contraddizione.

      https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19740525_signora-amsterdam_it.html

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    6. Il Card. Fernandez cita UN SOLO documento: quello "delll’esito della Sessione Ordinaria dell’allora Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, tenutasi il 27 marzo 1974" (negativo). https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_ddf_doc_20240711_comunicato-apparizioni-amsterdam_it.html



      Gli altri documenti (sospensivi) sono quelli citati il 25 maggio 1974 da un altro documento vaticano che ho trovato in rete. .https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19740525_signora-amsterdam_it.html

      In sintesi, cronologicamente, dal testo del card Fernandez del 11 luglio 2024 si evince che:,
      1) il DDF dà un giudizio finale negativo (27 marzo 1974), ma
      2) due mesi dopo, il 25 maggio 1974, lo stesso DDF pubblica una notificazione sospensiva ?!

      Capisce quello che volevo dire?

      Alessandro

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    7. Caro Alessandro,
      le ho riportato in successione temporale i documenti della Chiesa riguardanti il giudizio che essa ha dato sulle presunte apparizioni della Madonna ad Amsterdam.
      Se lei segue quanto essi dicono, noterà, come le ho già detto, che non c’è nessuna contraddizione o errore logico, ma si dà una perfetta consequenzialità, come avviene in tutte le indagini conoscitive, sia in sede civile che in sede ecclesiastica.
      Nella fattispecie, la Chiesa ha cominciato col dichiarare un “non constat de supernaturalitate”. Questo è un giudizio sospensivo, non definitivo, bisognoso di verifica.
      Successivamente la Chiesa è tornata sulla questione, e dopo opportune rinnovate indagini, essa è giunta ad una conclusione definitiva, che si esprime con la seguente formula: “constat de non supernaturalitate”.

      In seguito le indico le date dei Documenti:

      1) Dal Comunicato Stampa dell’11.7.24:
      https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_ddf_doc_20240711_comunicato-apparizioni-amsterdam_it.html
      - Sessione Ordinaria dell’allora Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, tenutasi il 27 marzo 1974
      - Tali decisioni sono state approvate dal Santo Padre Paolo VI, durante l’udienza, concessa al Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Card. F. Šeper, il 5 aprile 1974.

      2) Notificazione del 25.5.74:
      https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19740525_signora-amsterdam_it.html
      - la S. Congregazione per la Dottrina della Fede conferma la fondatezza del giudizio già espresso dalla competente autorità ecclesiastica

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  18. Ero sempre io, Alessandro, qui sopra,

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  19. È vero quanto afferma Antonio Staglianò, vescovo presidente della Pontificia Accademia di Teologia, in un articolo pubblicato su L'Osservatore Romano?

    https://www.osservatoreromano.va/it/news/2025-11/quo-259/l-icona-della-dissimilitudine.html

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    1. Caro Alessandro, la ringrazio per l’invio di questo documento molto interessante ed autorevole.
      Esso insiste giustamente sull’aspetto di dissomiglianza dell’analogia, tenendo presente che la nozione di redenzione è una nozione analogica, che consente un sommo analogato divino, che è l’atto del Redentore, e una partecipazione umana graduata, corrispondente ai gradi degli analogati inferiori.
      Maria occupa il posto più alto tra tutti gli analogati, che corrispondono alla nostra collaborazione all’opera del Signore.
      Tuttavia mi sembra che l’Autore insista troppo sulla dissomiglianza e tenda a minimizzare la somiglianza. Al riguardo cito le parole stesse del Concilio Lateranense IV del 1215: “Tra il Creatore e la creatura non si può notare una somiglianza (similitudo) che non si debba notare tra loro una maggiore dissomiglianza” (Denz. 806).
      Qui il Concilio si riferisce al rapporto tra creatura e il Creatore, ma il discorso sull’analogia si può applicare anche alla vita di grazia dei figli di Dio, destinati ad essere simili a Lui.
      È bene inoltre ricordare che la partecipazione della Madonna all’opera di Cristo le fu possibile, come a tutti noi, per il fatto che Maria fu prevenuta dalla grazia. Essa però fu colmata di grazia, un privilegio che possiede solo lei e che le consente di collaborare col Signore nella distribuzione di tutte le grazie.

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  20. Caro padre Giovanni io penso che se Ratzinger invitò a non utilizzare il titolo di corredentrice non lo abbia fatto per una questione ecumenica (il dialogo con i protestanti non era in cima alle sue priorità) ma per ragioni puramente teologiche da profondo conoscitore e interprete delle sacre scritture. Ma poi perché cercate sempre nuovi titoli e presunti dogmi da assegnare alla madre di Dio????Ma è tanto bella la Maria dei Vangeli che basta a rendere solido il culto mariano nella sua originalità e bellezza

    RispondiElimina
  21. Caro padre Giovanni io penso che se Ratzinger invitò a non utilizzare il titolo di corredentrice non lo abbia fatto per una questione ecumenica (il dialogo con i protestanti non era in cima alle sue priorità) ma per ragioni puramente teologiche da profondo conoscitore e interprete delle sacre scritture. Ma poi perché cercate sempre nuovi titoli e presunti dogmi da assegnare alla madre di Dio????Ma è tanto bella la Maria dei Vangeli che basta a rendere solido il culto mariano nella sua originalità e bellezza.
    Americo Mascarucci

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    1. Caro Mascarucci,
      i titoli mariani che sono sorti nel corso della storia del cristianesimo, alcuni dei quali sono stati dogmatizzati, costituiscono per la cultura cattolica un immenso beneficio, perché ci fanno conoscere sempre meglio il mistero della Madre di Dio, la cui prima notizia ovviamente si trova nei Vangeli.
      Ma i Vangeli, nella ricchezza del loro insegnamento, hanno offerto nel corso dei secoli ai teologi e ai santi la possibilità di penetrare sempre più a fondo il mistero di Maria, cosa che del resto essi, appoggiati dalla Chiesa, fanno per tutte le altre verità di fede e in tal modo avviene lo sviluppo dogmatico, che comporta come conseguenza una continua crescita della santità della Chiesa.
      Il titolo di corredentrice è nato da una chiarificazione di quanto San Paolo dice del cristiano come collaboratore dell’opera redentrice di Cristo.
      Come ho già detto nel mio articolo, le difficoltà, i disagi e gli equivoci sorti attorno a quel titolo sono nati perché ci si è concentrati su quel titolo come se fosse esclusivamente proprio della Madonna.
      E’ qui che c’è stata quella esagerazione, alla quale Ratzinger pensava quando consigliò a San Giovanni Paolo II di non usare più quella parola e, come sappiamo, quest’uso è rimasto presso i Pontefici successivi. Ma questo non vuol dire che sia falso asserire che Maria sia corredentrice. Al contrario, il Padre Roschini, autorevolissimo teologo mariano del secolo scorso, dimostra, con una enorme documentazione nei secoli, che questo titolo potrebbe anche essere definito come dogma.
      Tuttavia dal Documento del DDF risulta chiaramente che i tempi non sono maturi. Da qui la proibizione dell’uso di quella parola.

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  22. Cardinale Victor Fernández, Prefetto del DDF: "Aggiungo solo molto brevemente un dettaglio storico. I temi sulla grazia e la redenzione, come questo tema, no?, collegato alla grazia e alla redenzione, sono quelli che hanno provocato le polemiche più aspere nella storia della Chiesa. Metto solo quattro esempi. I tempi del Pelagianesimo, tempi di molta violenza. Nel Concilio di Trento, nella sesta sessione, quando si discuteva la grazia e la riconciliazione, si sono presi a pugni. Poi viene il jansenismo, che non ha mai accettato gli interventi magisteriali riguardo loro. Non l'hanno mai accettato. E poi viene la controversia 'De auxiliis' sulla grazia, dove i gesuiti ed domenicani discutevano in una maniera così violenta che venivano poi al Santo Ufficio a chiedere la condanna dell'altro. E finalmente il Papa ha detto, finite questa storia per favore, c'è il divieto di pubblicare qualsiasi cosa contro l'altro. Sono solo quattro esempi per mostrare come questo tipo di temi sono quelli che suscitano le reazioni più forti."

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    1. Caro Anonimo,
      questo brano contiene delle osservazioni su fatti abbastanza noti.
      Per quale motivo mi ha inviato questo brano? Da dove l’ha preso?
      Vorrei solo osservare che il fatto che attorno ad una questione teologica si verificano dei litigi o delle discussioni violente, non deve scoraggiarci dall’affrontare con calma, obbiettività e carità i temi che sono oggetto di discussione, soprattutto se toccano la fede, come per esempio i titoli mariani.

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  23. Ho trascritto il testo da qui: https://www.youtube.com/watch?v=40L8lJzV8_Y

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  24. Fernández: “Mater Populi Fidelis” segno di cura per la fede del popolo di Dio

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  25. Presso la Curia Generalizia della Compagnia di Gesù, presentata la nota del Dicastero per la Dottrina della Fede sui titoli mariani. Il cardinale prefetto: è frutto di riflessioni decennali, "non piacerà a tutti" ma con il suo equilibrio non appesantisce i credenti con "questioni teologiche". Gronchi: il titolo di "Corredentrice" rischia di oscurare l'unica mediazione sacrifica di Cristo e pertanto può generare confusione nell'armonia delle verità della fede cristiana”

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    Risposte
    1. Caro Anonimo,
      come ho spiegato nel mio articolo dedicato all’argomento, il titolo di Corredentrice è semplicemente modellato sul titolo di “collaboratore” dell’opera di Cristo, che, secondo San Paolo, non è altro che l’attività del cristiano, per cui la Madonna in questa luce si presenta come quella creatura che più di ogni altra ha realizzato questa collaborazione.
      E’ chiaro che, se consideriamo questo titolo alla luce della cristologia paolina, perde di ragion d’essere qualunque preoccupazione o timore di esagerare il ruolo di Maria nell’opera della salvezza.

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  26. Nella presentazione pubblica del comunicato del Dicastero, il Prefetto parla di un embargo da parte del cardinale Ratzinger:

    "È compito proprio del Magistero discernere al fine di tutelare la genuina fede del popolo di Dio. E sottolineo che non si tratta solo del titolo corredentrice. Sono stati studiati altri titoli a cui si riferiva decenni fa il cardinale Ratzinger con diversi chiarimenti. E abbiamo un grosso problema. Un grosso problema. Alcuni non hanno rispettato l'embargo e hanno pubblicato... quello che dice il nostro documento sul titolo corredentrice."

    Sembra che qui si stia discutendo anche dell'uso del termine nelle pubblicazioni teologiche.

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  27. Come può essere interpretato nel Diritto Canonico un embargo del Dicastero per la Dottrina della Fede?

    RispondiElimina
  28. Embargo teologico, canonico, disciplinare?

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    Risposte
    1. Caro Anonimo,
      in una questione come quella riguardante un titolo mariano e in generale la dottrina della fede, non è il caso di usare termini come “embargo”, preso dagli affari economici o politici e che in campo ecclesiastico è del tutto improprio.
      In una materia delicata come quella trattata dal Card. Fernandez occorre muoversi con competenza teologica, altrimenti rischiamo di non capire. La decisione presa dal Card. Fernandez, nel rifarsi a quella del Card. Ratzinger, dev’essere opportunamente interpretata.
      Quando egli ha usato l’avverbio “sempre” in riferimento alla proibizione dell’uso del termine “corredentrice”, questo “sempre” va interpretato non come fosse la proibizione di una eresia o di una dottrina contraria alla fede, nel qual caso avrebbe un significato assoluto, ma va interpretato con discernimento tenendo conto del variare delle circostanze, dei significati che la parola può avere e del pubblico che si ha davanti.
      La preoccupazione che ha mosso il Card. Ratzinger è stata quella che l’uso del termine possa sottintendere un potere redentivo della Madonna alla pari di quello di Cristo o condiviso con quello di Cristo, come se Maria fosse al livello della divinità.

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  29. Monsignor Michele Pennisi, Arcivescovo Emerito Di Monreale (Palermo):

    https://www.informazionecattolica.it/2025/11/11/mons-pennisi-il-titolo-di-corredentrice-e-inopportuno/

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    1. Caro Anonimo,
      mi compiaccio nel constatare che Mons. Pennisi riconosce che dalla cristologia paolina si ricava che, essendo il cristiano collaboratore di Cristo ed essendo Cristo l’unico Redentore, il cristiano collabora con un’opera corredentrice, per cui in fin dei conti l’essere cristiano non è altro che un essere corredentore.
      Per questo il titolo mariano non è esclusivamente proprio della Madonna, quasi che Maria nel corredimere possegga un potere che noi non abbiamo, per cui in qualche modo ella si troverebbe al di sopra di noi, come lo è Cristo, ma Maria non fa altro che fare meglio di tutti noi quello che noi stessi facciamo, una volta ricevuta come tutti noi la grazia preveniente: collaborare con Cristo nell’opera della Redenzione.

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    2. Caro Anonimo,
      vorrei aggiungere, a commento delle parole di Mons. Pennisi, altre due osservazioni.
      Uno. L’uso del termine è “inopportuno” nel caso che possa essere frainteso, ma se è rettamente compreso non solo non è inopportuno, ma del tutto conforme a quella che è stata l’opera di Maria.
      Due. La qualifica di “teologicamente inadeguato”, data al titolo, non corrisponde a verità. In realtà di tratta di un termine perfettamente adeguato in quanto lo stesso Pennisi, nella stessa intervista, ha riconosciuto che il cristiano è corredentore. Allora, dov’è l’inadeguatezza?

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  30. I padri conciliari del Vaticano II e i papi che lo presiedettero, Giovanni XXIII e Paolo VI, decisero di non procedere con nuove definizioni dogmatiche. La Lumen gentium avvertiva che il titolo di mediatrice dovesse essere inteso in modo tale da non togliere né aggiungere nulla alla dignità e all'efficacia di Cristo quale unico mediatore.[2]

    Nell'agosto 1996 si tenne a Czestochowa un congresso mariologico, dove la Santa Sede fece istituire una commissione di studiosi alla quale domandò un parere circa la possibilità di proporre la proclamazione di un quinto dogma mariano, quello di Maria corredentrice, mediatrice e avvocata. La commissione dichiarò all'unanimità che non era opportuno abbandonare la strada tracciata dal Concilio Vaticano II e procedere alla definizione di un nuovo dogma, ovvero definire per quei titoli un quinto dogma mariano. La Dichiarazione di Czestochowa rilevò che, mentre a questi titoli poteva essere attribuito un contenuto conforme al deposito della fede, tuttavia essi, così come sono stati proposti, risultano ambigui e possono essere intesi in modi molto diversi.[2]

    [1] "Lumen gentium, 62". www.vatican.va

    [2] L'Osservatore Romano, 25 giugno 1997, p. 10

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    1. Caro Anonimo,
      è chiaro che nel parlare non dobbiamo usare termini dal significato ambiguo, perché chi ci ascolta potrebbe fraintendere o equivocare o anche restare ingannato. Infatti l’uso di termini ambigui è l’arte degli eretici, i quali spargono il veleno, ma vogliono fare la figura di essere innocenti.
      Ora di fatto il termine corredentrice può essere usato in un modo ambiguo, per cui capisco la decisione del Concilio Vaticano II e conseguentemente del Convegno di Czestochowa.
      Dove può stare l’ambiguità? Nel fatto che il titolo può essere usato in due sensi diversi: o in un senso corretto, per cui l’azione di Maria è al vertice dell’azione cristiana, intesa come corredenzione; oppure il termine può significare l’idea che Maria eserciti un potere che noi non abbiamo e che le appartenga in modo esclusivo. Ora questo è falso. Infatti, come ha detto giustamente di recente Mons. Pennisi, ogni cristiano è corredentore, per cui Maria non svolge un ruolo che il cristiano non può svolgere, ma non fa altro che attuare con la massima perfezione, accessibile ad una pura creatura, quella collaborazione con Cristo che caratterizza la vita cristiana come tale.

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  31. Dichiarazione della Commissione del Congresso di Czestochowa (Polonia, 1996).

    Avendo chiesto la Santa Sede che questo XII Congresso mariologico internazionale, che si sta celebrando a Czestochowa (Polonia), studiasse la possibilità e l'opportunità della definizione dei titoli mariani di "mediatrice", "corredentrice" e "avvocata", come certi circoli sollecitano attualmente dalla stessa Santa Sede, è parso opportuno costituire una commissione scegliendo quindici teologi specificamente preparati nella materia, i quali potessero discutere insieme e analizzare la questione con riflessione matura. Oltre alla loro preparazione teologica si curò la massima eterogeneità geografica fra di essi, in modo che i loro eventuali consensi diventassero specialmente significativi. Si è cercato inoltre di arricchire questo gruppo di studio, aggregando ad esso, come membri esterni, alcuni teologi non cattolici presenti al congresso. Si è così pervenuti a una doppia conclusione:

    1. I titoli, come vengono proposti, risultano ambigui, giacché possono comprendersi in modi molto diversi. È parso inoltre non doversi abbandonare la linea teologica seguita dal concilio Vaticano II, il quale non ha voluto definire nessuno di essi: non adoperò nel suo magistero il titolo di "corredentrice"; e dei titoli di "mediatrice" e "avvocata" ha fatto un uso molto sobrio (cf. Lumen gentium, n. 62). In realtà il termine "corredentrice" non viene adoperato dal magistero dei sommi pontefici, in documenti di rilievo, dai tempi di Pio XII. A questo riguardo vi sono testimonianze sul fatto che egli ne abbia evitato intenzionalmente l'uso. Per quanto concerne il titolo di "mediatrice" non si dovrebbero dimenticare eventi storici abbastanza recenti: nei primi decenni di questo secolo la Santa Sede affidò a tre commissioni diverse lo studio della sua definibilità; tale studio portò la Santa Sede alla decisione di accantonare la questione.

    2. Anche se si attribuisse ai titoli un contenuto, del quale si potrebbe accettare l'appartenenza al deposito della fede, la loro definizione, nella situazione attuale, non risulterebbe tuttavia teologicamente perspicua, in quanto i titoli, e le dottrine a essi inerenti, necessitano ancora di un ulteriore approfondimento in una rinnovata prospettiva trinitaria, ecclesiologica e antropologica. Infine i teologi, specialmente i non cattolici, si sono mostrati sensibili alle difficoltà ecumeniche che implicherebbero una definizione dei suddetti titoli.

    La Commissione era formata da: p. Paolo Melada e Stefano Cecchin, presidente e segretario della Pontificia accademia mariana internazionale; p. Candido Pozo, sj (Spagna), p. Ignacio M. Calabuig, osm (Marianum Roma), P. Jesus Castelano Cervera, ocd (Teresianum Roma), p. Franz Courth, sac (Germania), r.p. Stefano De Fiores, smm (Italia), p. Miguel Angel Delgado, osm (Messico), don Manuel Felicio da Rocha (Portogallo), p. Georges Gharib, melchita (Siria), abbé René Laurentin (Francia), p. Jan Pach, osppe (Polonia), don Adalbert Rebic (Croazia), don Jean Rivain (Francia), p. Johannes Roten, sm (USA), p. Ermanno Toniolo, osm (Italia), mons. Teofil Siudy (Polonia), don Anton Ziegenaus (Germania), can. Roger Greenacre (Inghilterra, anglicano), dr. Hans Christoph Schmit-Lauber (Austria, luterano), p. Gennadios Limouris (Costantinopoli, ortodosso), p. Jean Kawak (Siria, ortodosso), prof. Constantin Charalampidis (Grecia, ortodosso).

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    1. Caro Anonimo,
      la ringrazio dell’invio del testo ufficiale del Convegno del 1996.

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  32. "È possibile il dogma di Maria Corredentrice?

    L’intervistatore, quasi a completare il discorso sui dogmi mariani [tralasciando peraltro di parlare del primo dogma mariano della Chiesa che riguarda la Divina Maternità di Maria], chiede al Card. Ratzinger che pensa della possibilità che venga proclamato il dogma di Maria "Corredentrice del genere umano": "Intanto - dice - più di un milione di persone sollecitano l’esaltazione di Maria, da parte della Chiesa Cattolica, al riconoscimento del ruolo di "Corredentrice". Si acconsentirà a questa richiesta, o sarebbe un’eresia?".


    – "Non credo - risponde il futuro Papa Ratzinger – che si darà seguito a questa richiesta, che nel frattempo si è guadagnata il consenso di parecchi milioni di persone, in tempi prevedibili. Secondo la "Congregazione per la Dottrina della Fede", quelle caratteristiche di Maria che la proposta vorrebbe mettere in primo piano possono essere meglio espresse da altri titoli di Maria, mentre la formula "Corredentrice" si allontana troppo dal linguaggio delle Scritture e dei Padri della Chiesa; e può perciò produrre degli equivoci.

    Che cosa c’è di condivisibile in questa richiesta? Il fatto che Cristo non sia ad di fuori o accanto a noi, ma che stabilisca con noi una nuova, profonda comunione. Tutto ciò che è suo diventa nostro, e di ciò che è nostro Gesù si è fatto carico fino a farlo suo: questo grande scambio è il vero contenuto della Redenzione, che ci consente di oltrepassare i limiti della nostra individualità per approdare alla comunione con Dio.

    Poiché Maria prefigura la Chiesa, e impersonifica - per così dire - la Chiesa, questa comunione è realizzata esemplarmente in lei. Ma non ci si può spingere oltre questa comunione, fino a dimenticare la priorità di Cristo: tutto procede da lui, come dicono in particolare le Lettere paoline agli Efesini e ai Colossesi. Anche Maria è tutto ciò che è, solo attraverso lui.

    Il termine "Corredentrice" appannerebbe, dunque, quest’origine. Una retta intenzione si esprime con una terminologia sbagliata. Per i contenuti della fede è essenziale proprio la continuità con il linguaggio delle Scritture e dei Padri della Chiesa; perché il linguaggio non è manipolabile a proprio piacimento".

    Ratzinger, J. (2001), Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio. In colloquio con Peter Seewald, San Paolo, Cinisello Balsamo.

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    1. Caro Anonimo,
      io ritengo che non sia necessario arrivare ad una definizione dogmatica della funzione corredentrice della Madonna.
      Infatti la sua attività corredentrice non è un privilegio unico di Maria, come la Maternità, la Verginità, l’Immacolatezza e l’Assunzione al cielo, ma non è altro che il culmine massimo di quella vita cristiana di tutti noi, che consiste nella imitazione di Cristo, nel portare la nostra croce quotidiana, nell’amarci come Cristo ci ha amati e nel dare la nostra vita per i fratelli.
      Che cos’è tutto ciò, se non un corredimere ovvero un partecipare alla Redenzione di Cristo? Certo, solo Lui è il Redentore, ma il cristiano come tale è un corredentore. Maria, tra noi, è la creatura che meglio di tutte ha saputo collaborare con l’opera redentrice di suo Figlio.
      Ora una verità del genere non è molto difficile da credere. Da qui l’inutilità pastorale di dogmatizzare questo titolo mariano. Infatti, per quale motivo la Chiesa proclama i dogmi? Per darci certezza quando ci sono gravi difficoltà a credere in certi misteri della fede, che sembrano contrari alla fede.
      Ora i quattro titoli mariani fondamentali, che sono stati dogmatizzati, lo sono stati per la grande difficoltà da parte della ragione a credere a questi sublimi misteri.
      Il titolo di corredentrice dice qualcosa di preciso, di caratteristico e di molto importante, che non è espresso da altri titoli. D’altra parte è vero che il termine non si trova nella Scrittura, ma è altrettanto noto che la Chiesa ha utilizzato dei termini che non si trovano nella Scrittura per esprimere alcune verità rivelate.
      Inoltre c’è da considerare che il termine è stato coniato mettendo assieme il “collaborare”, proprio dei fedeli, col “redimere”, esclusivamente proprio di Cristo. Da qui è nato il verbo “corredimere”, tenendo presente che quel “co” non vuol dire condivisione alla pari della stessa opera redentrice, ma significa “partecipazione subordinata”.
      Del resto, se noi consideriamo alcune litanie del Rosario, come “Regina Apostolorum”, “Salus Infirmorum”, “Refugium Peccatorum”, “Consolatrix Afflictorum”, come non potremmo stupirci di una simile esaltazione della Madonna?
      Il corredimere non dimentica affatto la priorità di Cristo nell’opera della Redenzione. Il corredimere non è altro che una attività umana, sorretta dalla grazia. Tale attività conosce molti gradi di perfezione e il grado massimo di questa perfezione è raggiunto da Maria.
      Il termine corredentrice, dovutamente spiegato, anziché appannare l’origine cristologica dell’agire cristiano, chiarisce con San Paolo come il cristiano collabora ala redenzione di Cristo, per cui, quello che fa, lo fa in Cristo e con Cristo, in forza della grazia di Cristo, che è la grazia della Redenzione.
      Per questo la grazia che riceve il cristiano non è altro che partecipazione dell’attività divina redentrice di Cristo. In questa vita di grazia, Maria, la piena di grazia, occupa il posto più alto accessibile ad una pura creatura.

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  33. Il Concilio Vaticano II

    Nella fase preparatoria del Concilio Vaticano II erano giunte alla Commissione preparatoria del Vaticano II, richieste in merito alla definizione di nuovi dogmi mariani. 265 vescovi avevano chiesto:

    (LA)

    «Doctrina mediationis universalis beatae Mariae Virginis definiatur ut dogma fidei »

    (IT)
    «La dottrina della mediazione universale della Beata Vergine Maria sia definita come dogma di fede »

    Da parte di 48 vescovi venne poi la stessa domanda, ma con la precisazione "si id opportunum visum fuerit" ("se ciò sembrasse opportuno"). In totale 313 vescovi, numero senza dubbio da prendere in considerazione.

    Quelle richieste diventano rare durante lo svolgimento del Concilio, e anzi andarono scomparendo via via che nell'aula conciliare procedeva il dibattito.

    Di fatto la costituzione Lumen gentium, che con meditata scelta non contiene la definizione dogmatica della mediazione, fu approvata con 2151 voti favorevoli su 2156 votanti: un'approvazione moralmente unanime, espressione vera e legittima del Magistero della Chiesa. In quel 2151 voti favorevoli ci sono senza dubbio anche quelli del 313 vescovi che, nella fase preparatoria, avevano chiesto la definizione dogmatica della mediazione di Maria.

    La Lumen Gentium traccia piuttosto altre due piste, simili a quella della corredenzione, ma che godono di una maggiore solidità teologica:

    Afferma in maniera ripetuta la cooperazione di Maria all'opera della salvezza[1]. Il termine cooperatio è un termine aperto, che non suscita reazioni negative nell'ambito della teologia cattolica; è usato da sant'Agostino nel celebre testo De sancta virginitate[2].

    insiste sulla maternità spirituale di Maria nei confronti dei discepoli di Cristo e di tutti gli uomini[3], sia come cooperazione storica all'evento della redenzione, sia come intercessione permanente in favore degli uomini, dal momento della sua gloriosa Assunzione fine al coronamento di tutti gli eletti[4].

    [1] Cfr. Lumen gentium 53, 56, 61, 63.

    [2] n. 6. Sulla preferenza da parte del Magistero pontificio del termine cooperatio nei confronti di coredemptio, si veda la catechesi di Giovanni Paolo II nell'Udienza generale del 9 aprile 1997, in cui il Santo Padre tratta diffusamente della cooperazione della Vergine all'opera della salvezza.

    [3] Cfr. Lumen gentium 53, 54, 55, 56, 58, 61, 63, 65, 67, 69.

    [4] Cfr. Lumen gentium 62.

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    1. Caro Anonimo,
      il linguaggio del Concilio ovviamente è da assumere senza riserve.
      Tuttavia, se consideriamo che cosa il Concilio dice della Madonna, ci accorgeremo che usa dei concetti che non solo non contraddicono il corredimere, ma lo implicano logicamente.
      Infatti il corredimere non è altro che il modo cristiano di collaborare con Dio all’opera della salvezza. Siccome Cristo è il Redentore, collaborare con Cristo non significa altro che corredimere con Lui.
      Un’altra cosa importante da notare è che questa attività soprannaturale del cristiano, dove Maria è al vertice, presuppone la grazia che ci salva dal peccato originale. Anche Maria è salvata, ma come sappiamo è stata preservata dalla colpa originale in vista dei meriti di Cristo.
      Quindi nel piano della salvezza, il cristiano, compresa la Madonna, è un salvato che in Cristo diventa ministro di salvezza, sia che si tratti dei doni gerarchici che dei doni carismatici. Nei primi troviamo i sacerdoti e nel secondo troviamo Maria.
      In che cosa consiste la “cooperazione di Maria all'opera della salvezza”? Maria, come ogni cristiano, ha preso la sua croce, si è offerta in Cristo per la salvezza dei fratelli, è esempio insuperabile di imitazione di Cristo.
      Ora il corredimere non è altro che il compiere tutte queste azioni, con le quali noi, una volta salvati, collaboriamo all’opera divina della salvezza.

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  34. Gravi errori teologici promossi dal gruppo denominato “Vox Populi Mariae Mediatrici:

    https://www.catholicplanet.com/CMA/contra-vox-populi.htm

    Ronald L. Conte Jr.

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    1. Caro Anonimo,
      vedo che lei mi ha inviato un documento del 2006, che tratta di temi mariologici.
      Avrei piacere di sapere per quale motivo mi ha inviato questo documento. Suppongo che lei desidera un mio parere.
      Tuttavia le faccio presente che il mio lavoro non è recensire documenti che mi vengono inviati, ma è rispondere a domande dei Lettori su problemi filosofici e teologici.
      Per questo se il suddetto documento ha suscitato il suo interesse, le chiedo di ricavare da detto documento qualche proposizione, circa la quale lei desidera un mio giudizio.

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  35. Many Vox Populi Mariae Mediatrice teachings come from private revelation

    Vox Populi uses certain points of agreement between their ideas and Church teachings to deceitfully represent their entire theological treatise on this topic as if it were Church teaching. They use the fact that these titles for Mary have been used, in various forms, by Popes, Vatican II, and Saints to support their claim that they are merely teaching what the Church teaches.

    But in fact many Vox Populi teachings are based on the private revelations to Ida Peerdeman of Amsterdam, who claims that Mary called herself 'The Lady of All Nations who once was Mary.'

    The Vox Populi claim that these titles represent the fifth and final Marian dogma, and that proclamation of this dogma will usher in a new era of peace, and that its proclamation is required for Mary to be able to release all the graces needed for the world, all these ideas come from the claimed private revelations to Ida Peerdeman. Such ideas are nowhere to be found in the writings of any Pope, Council, Saint, or Blessed. Yet Vox Populi presents its teaching as if it were the teaching of the Church. Dr. Miravalle also believes in Ida Peerdeman:
    In light of the present world climate of war and rumors of war, I believe the proclamation of the dogma of Mary Co-redemptrix, Mediatrix of all graces and Advocate would be the means to release the full exercise of Our Lady's motherly intercessory role in bringing peace to a troubled world, in fulfillment of her Fatima promise that "in the end my Immaculate Heart will triumph ... and a period of peace will be granted to the world." God respects human freedom, and the papal proclamation would "free her" to exercise fully her saving roles for contemporary humanity.
    (http://www.voxpopuli.org/zenit.php)

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    1. Caro Anonimo,
      la ringrazio per l’invio del documento.
      Una nuova definizione dogmatica non si può basare unicamente su di una rivelazione privata, ma deve supporre una Tradizione nel Popolo di Dio e deve essere ritenuta opportuna o utile da parte del Romano Pontefice per motivi pastorali o dottrinali.

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    2. Caro Anonimo,
      la ringrazio per l’invio del documento.
      Confermo quanto ho già detto:
      Una nuova definizione dogmatica non si può basare unicamente su di una rivelazione privata, ma deve supporre una Tradizione nel Popolo di Dio e deve essere ritenuta opportuna o utile da parte del Romano Pontefice per motivi pastorali o dottrinali.

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  36. Notice that this quote from Miravalle begins with an apocalyptic reference ('wars and rumors of wars,' Mt. 24). He then claims that the proclamation of 'the dogma' will somehow free Mary from some unspecified restraint, so that she can bring a new era of peace to the world. This Vox Populi claim that Mary cannot give all the graces that the world needs without this proclamation of a dogma is not found anywhere in Church teaching; it is not based on Tradition or Scripture. Miravalle cleverly covers this point by an allusion to Scripture and a reference to Fatima. But this idea actually comes from the claimed private revelations to Ida Peerdeman (See point #7 in this article). Notice that Miravalle is presenting ideas taken from private revelation, but he never mentions the source in this interview.

    Furthermore, the very use of the term 'dogma' for this idea in speculative theology is based on the very same use of that term in the messages of Ida Peerdeman. Her writings repeatedly call this idea 'the dogma' and they call for the Pope to 'proclaim the dogma.' Her messages of claimed private revelation repeatedly stated that the particular Pope who was in office at the time would proclaim the dogma. And with each Pope's passing, a new message was given saying that now this new Pope would 'proclaim the dogma.' Again and again, each Pope was said by these messages, supposedly from Heaven, to be the one who would proclaim it. And each and every such claim by those messages of Ida Peerdeman turned out to be false.

    Yet now, Vox Populi has taken the same place that was formerly occupied by Ida Peerdeman, in as much as they have taken up the same call, to each Pope who is in office, and then to his successor, to press for a proclamation of 'the dogma.' The same ideas promoted by Peerdeman are found in the writings of Vox Populi, yet these are presented as if they were Church teaching and required belief.

    It is a serious theological error to take ideas from private revelation (especially a widely discredited claimed private revelation such as that to Ida Peerdeman) and present them as if they were the teaching of the Church and required belief. Nowhere in the writings of Vox Populi is there any statement (as far as I am aware) that some of Vox Populi's teachings are not the teaching of the Church, but are speculative theology based on private revelation. All ideas associated with these titles for Mary are presented as if they were the ordinary teaching of the Church and required belief and at least a 'proposed dogma.'

    Ronald L. Conte Jr.

    https://www.catholicplanet.com/CMA/contra-vox-populi.htm

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    1. Caro Anonimo,
      la ringrazio per l’invio del documento.
      Confermo quanto ho già detto:
      Una nuova definizione dogmatica non si può basare unicamente su di una rivelazione privata, ma deve supporre una Tradizione nel Popolo di Dio e deve essere ritenuta opportuna o utile da parte del Romano Pontefice per motivi pastorali o dottrinali.

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  37. In a conversation with Peter Seewald, Cardinal Joseph Ratzinger (later Pope Benedict XVI) commented on Mary as Co-Redemptrix and a conflation of Mary’s status to the level of Christ:

    I do not think there will be any compliance with this demand…what is signified by this [title] is already better expressed in other titles of Mary, while the formula “Co-redemptrix” departs to too great an extent from the language of Scripture and of the Fathers and therefore gives rise to misunderstandings. Because Mary is the prototype of the Church as
    such and is, so to say, the Church in person, this being “with” must not lead us to forget the “first” of Christ: Everything comes from Him, as the Letter to the Ephesians and the Letter to the Colossians tell us; Mary, too, is everything she is through Him. The word “Co-redemptrix” would obscure this origin. A correct intention is being expressed in the wrong way. For matters of faith, continuity of terminology with the language of Scripture and that of the Fathers is itself an essential element; it is improper simply to manipulate language.

    Joseph Ratzinger, God and the World: A Conversation with Peter Seewald (San Francisco: Ignatius, 2002), 306

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    1. Caro Anonimo,
      ho appena risposto ad un altro Lettore, che mi ha citato proprio queste parole del Card. Ratzinger.
      Per questo le riporto la mia risposta, che ho già dato poco sopra:

      io ritengo che non sia necessario arrivare ad una definizione dogmatica della funzione corredentrice della Madonna.
      Infatti la sua attività corredentrice non è un privilegio unico di Maria, come la Maternità, la Verginità, l’Immacolatezza e l’Assunzione al cielo, ma non è altro che il culmine massimo di quella vita cristiana di tutti noi, che consiste nella imitazione di Cristo, nel portare la nostra croce quotidiana, nell’amarci come Cristo ci ha amati e nel dare la nostra vita per i fratelli.
      Che cos’è tutto ciò, se non un corredimere ovvero un partecipare alla Redenzione di Cristo? Certo, solo Lui è il Redentore, ma il cristiano come tale è un corredentore. Maria, tra noi, è la creatura che meglio di tutte ha saputo collaborare con l’opera redentrice di suo Figlio.
      Ora una verità del genere non è molto difficile da credere. Da qui l’inutilità pastorale di dogmatizzare questo titolo mariano. Infatti, per quale motivo la Chiesa proclama i dogmi? Per darci certezza quando ci sono gravi difficoltà a credere in certi misteri della fede, che sembrano contrari alla fede.
      Ora i quattro titoli mariani fondamentali, che sono stati dogmatizzati, lo sono stati per la grande difficoltà da parte della ragione a credere a questi sublimi misteri.
      Il titolo di corredentrice dice qualcosa di preciso, di caratteristico e di molto importante, che non è espresso da altri titoli. D’altra parte è vero che il termine non si trova nella Scrittura, ma è altrettanto noto che la Chiesa ha utilizzato dei termini che non si trovano nella Scrittura per esprimere alcune verità rivelate.
      Inoltre c’è da considerare che il termine è stato coniato mettendo assieme il “collaborare”, proprio dei fedeli, col “redimere”, esclusivamente proprio di Cristo. Da qui è nato il verbo “corredimere”, tenendo presente che quel “co” non vuol dire condivisione alla pari della stessa opera redentrice, ma significa “partecipazione subordinata”.
      Del resto, se noi consideriamo alcune litanie del Rosario, come “Regina Apostolorum”, “Salus Infirmorum”, “Refugium Peccatorum”, “Consolatrix Afflictorum”, come non potremmo stupirci di una simile esaltazione della Madonna?
      Il corredimere non dimentica affatto la priorità di Cristo nell’opera della Redenzione. Il corredimere non è altro che una attività umana, sorretta dalla grazia. Tale attività conosce molti gradi di perfezione e il grado massimo di questa perfezione è raggiunto da Maria.
      Il termine corredentrice, dovutamente spiegato, anziché appannare l’origine cristologica dell’agire cristiano, chiarisce con San Paolo come il cristiano collabora ala redenzione di Cristo, per cui, quello che fa, lo fa in Cristo e con Cristo, in forza della grazia di Cristo, che è la grazia della Redenzione.
      Per questo la grazia che riceve il cristiano non è altro che partecipazione dell’attività divina redentrice di Cristo. In questa vita di grazia, Maria, la piena di grazia, occupa il posto più alto accessibile ad una pura creatura.

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  38. Serious theological errors promoted by the group called “Vox Populi Mariae Mediatrici,” which is Latin for 'The voice of the people for Mary the Mediatrix:

    1. The use of terms such as 'the dogma,' 'the fifth Marian dogma,' 'the fifth and final Marian dogma,' 'this final Marian dogma,' 'this final dogmatic crown,' and even 'the proposed dogma,' which usage has the effect of usurping the role of the Magisterium in defining true dogmas and of misleading the faithful into thinking that the Vox Populi position is somehow dogmatic.

    2. The repeated and emphatic claim that the theological position of Vox Populi is not to any extent speculative, but is instead the ordinary teaching of the Church and the Popes.

    3. The repeated clear suggestion that the faithful are required to give the religious submission of will and intellect to the theological position of Vox Populi on this topic because that position is nothing other than the ordinary teaching of the Church.

    4. The presumptive role taken by Vox Populi within the Church to form a proposed dogma, to gather support by means of a petition, and to present the proposed dogma directly to the Pope for his approval, exclusive of those theologians and the remainder of the body of the faithful who might disagree with the Vox Populi position.

    5. The refusal of Vox Populi to admit that any different theological position, other than its own, could be a faithful and reasonable explanation of the form and meaning of these titles of the Virgin Mary, or to admit that any of its own theological positions might be in error or in need of improvement.

    6. The complete lack of dialogue with theologians and members of the faithful who do not agree with the specific theological position taken by that organization. Those who disagree are met with the same explanations of the same ideas in the same wording, presented as if these ideas were irreformable and inerrant teachings.

    7. The presumptive role taken by Vox Populi to teach this idea to the faithful worldwide, under the name of a dogma, as if it were one position definitively to be held by all the faithful, instead of taking a more reasonable role by participating with other persons outside of their group in developing an emerging doctrine which is subject to error and correction, change and improvement.

    8. The assumption that everyone who has signed the petition of Vox Populi necessarily agrees with the specific form and meaning that Vox Populi has given to these titles for Mary, as opposed to the reasonable and likely conclusion that many of the signatories merely agree with these titles in a more general way.

    9. The claim that no further development of doctrine is needed, but that the idea is ready to be defined infallibly, thereby suggesting that this idea is completely true and entirely without error.

    10. The claim that the precise form and meaning of these titles is not an open theological question, that anyone who disagrees with the teaching of Vox Populi is disagreeing with the teaching of the Church, and that any criticism of the Vox Populi position is a criticism of the Church and of all the Bishops and Cardinals who have signed the petition.

    11. Vox Populi has taken certain ideas, whose sole source is the claimed private revelations of Ida Peerdeman, and they have folded them into their theological position, without acknowledging this disreputable source. Such ideas include the claim that these titles for Mary: are a dogma, are the fifth dogma, are the final dogma, will usher in an age of peace, are associated with the last days, and must be proclaimed as a dogma in order to “free” the Virgin Mary to dispense graces that she could otherwise not dispense.

    12. The claim that, not only has this idea already been taught by the ordinary Papal Magisterium, but also, merely by virtue of having been taught by the ordinary Papal Magisterium, it is already an infallible teaching.

    Ronald L. Conte Jr

    https://www.catholicplanet.com/CMA/contra-vox-populi.htm

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    1. Caro Anonimo,
      Lei mi ha inviato una critica di Ronald L. Conte Jr. al movimento mariano Vox Populi Mariae Mediatrice, il quale, basandosi su di una presunta rivelazione privata, chiede al Papa che venga definito come dogma il titolo di Corredentrice.
      Lei forse desidera che esamini il valore di questa critica.
      Le faccio presente che io non ho a disposizione il documento di Vox Populi, che viene criticato. Per questo motivo non ho sufficienti elementi per esprimere un parere. Le sarei grato se lei mi potesse far pervenire il testo della richiesta di Vox Populi. A questo punto sarei disposto certamente a dare un parere.
      Ad ogni modo, lei, nella lettura di questa critica, ha incontrato qualche cosa su cui non è d’accordo? Oppure desidera chiarire qualcuno dei punti di questa critica?

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