Redenzione e corredenzione
Prima Parte
Cristo ci rende partecipi della sua opera redentrice
Come sappiamo, l’opera che Cristo ha compiuto sacrificandosi per noi sulla croce è chiamata dalla Scrittura con un nome metaforico preso dalle transazioni commerciali o di compra-vendita. Da qui l’immagine del sangue di Cristo come prezzo del nostro riscatto. Da qui l’idea che Cristo ci ha comprati a caro prezzo. Da qui l’immagine di Cristo che ha pagato per noi debitori insolventi. Da qui l’immagine del peccato come debito del quale chiediamo al Padre la remissione.
Infatti il termine redenzione vuol dire comprare di nuovo (re-d-emptio). Cristo ci ha comprati o acquistati due volte pagando di persona. Ma a chi ha consegnato il denaro? A chi ci ha restituiti? Cristo, in quanto Dio creatore ci ha comprati una prima volta rendendoci proprietà del Padre con l’averci creati. Quindi il Padre è il nostro legittimo proprietario. Noi siamo proprietà del Padre perché siamo opera sua, sue creature.
Col peccato, cedendo alla tentazione del demonio, ci siamo sottratti al dominio dolcissimo del Padre e siamo diventati prigionieri del demonio. Cristo col suo sacrificio ci ha strappati al dominio tirannico del demonio, smascherando i suoi inganni, e col sacrificio della croce ci ha restituiti al Padre risarcendo il Padre del danno ricevuto per il furto subito per opera del diavolo.
Quindi Cristo espiando sulla croce le nostre colpe e pagando quel debito al Padre, che noi non potevamo pagare, per mezzo dei suoi meriti acquistati sulla croce, ricco com’era in quanto Dio, ci ha comprati una seconda volta, sicchè noi siamo tornati grazie a lui ad essere proprietà del Padre. Questa è l’opera redentrice di Cristo, grande mistero di salvezza e di glorificazione dell’uomo espresso negli umilissimi e comprensibilissimi termini di un’operazione economica.
Il Padre ha voluto che il Figlio fosse il Redentore grazie ad un’opera meritoria che solo Cristo in quanto Dio poteva compiere, ha voluto cioè che il Figlio incarnato non solo restituisse all’uomo la grazia perduta col peccato, ma anche elevarlo ad una vita di grazia soprannaturale e cristica di figlio di Dio, superiore a quella stessa della quale l’uomo aveva goduto nell’Eden.
Ha voluto cioè, che l’uomo, liberato dal peccato grazie a Cristo, fosse elevato da Cristo a partecipare alla sua stessa divina Figliolanza e gloria, ad una vita soprannaturale partecipe nella grazia della stessa natura divina, senza ovviamente diventare Dio, cosa assurda e impossibile.
Grazie all’opera della Redenzione, quindi, l’uomo diventa corredentore ovviamente in subordine, come strumento di Redenzione, non quindi nel senso di diventare un altro Dio alla pari di Dio, alla pari del Figlio, giacchè solo il Figlio è Dio da Dio. L’uomo nasce da Dio col battesimo, ma certo non è figlio di Dio dall’eternità come il Figlio. E tuttavia in Cristo è chiamato a «nascere dall’alto», ossia dal Padre ad immagine e somiglianza del Figlio.
Nella corredenzione l’uomo resta redento da Dio
Corredimere non vuol dire agire alla pari del Redentore, condividere la sua azione, agire insieme con Lui o fare quello stesso che ha fatto Lui, dividersi a metà l’atto e l’opera della Redenzione. Quel «co» di corredentore non significa né parità né condivisione né tanto meno identità, ma subordinazione, inferiorità, dipendenza. Significa partecipazione.
Ma che significa partecipazione? Il termine viene da partem capere, prendere una parte da un tutto. Siamo dunque immediatamente nella categoria della quantità e quindi delle cose materiali. Ora evidentemente l’atto divino del redimere è assolutamente spirituale e semplice e quindi non è un tutto impartecipabile, dal quale non può esser presa una parte. Perché allora San Pietro dice che la grazia è una partecipazione[1] (koinonìa, consortium) della natura divina? Parla evidentemente per analogia, nel senso dell’esser simile, assomigliare, essere ad immagine secondo una certa proporzione. Vale a dire che la grazia è partecipazione della natura divina in modo simile o analogico al col quale la parte materiale di un tutto materiale è parte di quel tutto. La grazia è qualcosa di divino, eppure è creata ed è solo una qualità o accidente amissibile dell’anima.
Per capire che cosa vuol dire San Pietro dobbiamo collegarlo con quanto dice San Giovanni quando dice che in paradiso saremo simili a Dio, e a quanto il Genesi dice dell’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio. Qui si parla della vita naturale; ma anche la vita di grazia è un esser simili a Dio, un assomigliare a Dio. Il corredimere va inteso in questo modo, come l’attuarsi concreto dello essere in grazia.
Dio causa prima opera sì direttamente, ma anche per mezzo delle cause seconde e strumentali. Dio ha voluto salvare e glorificare l’uomo per mezzo dell’uomo Gesù Cristo. L’azione divina di Cristo è unica, ma l’azione umana è molteplice perchè Cristo agisce non solo per mezzo della sua umanità, ma anche per mezzo dell’umanità dei fedeli.
Questa azione di Cristo nell’umanità dei fedeli, membri del Corpo mistico del quale Egli è il Capo, è la corredenzione operata dai fedeli, che coincide con la stessa vita cristiana. Solo l’unica divinità di Cristo redime, ma non l’unica sua umanità. Anche l’umanità dei discepoli di Cristo è salvifica in quanto strumento dell’umanità di Cristo.
La Redenzione, opera divina, compiuta dalla divino-umanità di Cristo, è unica ed una sola; ma gli effetti della Redenzione di Cristo sono le molte corredenzioni, sicchè e grazie a Cristo, i fedeli sono corredentori gli uni degli altri. Cristo dona la grazia direttamente, ma si serve anche dei suoi ministri e dei suoi santi per redimere l’umanità. La Redenzione produce la corredenzione. Non c’è redenzione senza corredenzione, così come non c’è la vita di Cristo senza la vita del cristiano, l’operare di Cristo senza l’operare cristiano
Il cristiano in grazia è e resta uomo, dotato però di una vita superiore, la vita di grazia, la quale, immagine e somiglianza del potere di Cristo, lo rende capace ad imitazione di Cristo di essere salvatore e glorificatore dei fratelli e disponibile ad essere a sua volta salvato e glorificato dai fratelli di fede, anch’essi partecipi, strumenti, mediatori e ministri dell’opera redentrice di Cristo.
La corredenzione non è altro che questo meraviglioso operare soprannaturale cristiforme dove gli uni, in Cristo e nello Spirito, operano, danno e ricevono gli uni dagli altri, gliuni a favore degli altri, tutti membri del Corpo mistico, animati e guidati dal Capo che è Cristo, per mezzo dei suoi ministri, servitori, distributori ed amministratori della multiforme grazia dei sacramenti e dei doni carismatici ordinari e straordinari dello Spirito, scambio di grazia, questo reciproco collaborare, illuminarsi, istruirsi, salvarsi, guarirsi, correggersi, purificarsi, arricchirsi, completarsi, perfezionarsi e divinizzarsi nella comunione della carità fraterna e nella comunicazione e distribuzione delle grazie ricevute per il vantaggio proprio e degli altri. Tutto ciò è l’opera della corredenzione
L’uomo così che vive in Cristo, diventa tempio dello Spirito Santo, diventa strumento e ministro di Cristo nell’opera della Redenzione. Come dice San Paolo, non è più lui che vive, ma Cristo vive in lui, cosicchè, reso dal battesimo figlio di Dio ad immagine e somiglianza del Figlio, adesso può imitare il Figlio nel comunicare e trasmettere la grazia ai fratelli.
Il cristiano, rivestito della grazia di Cristo e membro del Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, prolunga nel mondo e nella storia l’opera di Cristo, contribuisce, collabora, coopera e partecipa all’opera divina della salvezza e glorificazione dell’uomo, diventa in Cristo e per Cristo nella Chiesa causa strumentale, amministratore, distributore, mediatore, ministro, trasmettitore e comunicatore di salvezza e di gloria per gli altri uomini salvando e quindi redimendo gli altri.
Occorre altresì far presente che la nozione di corredenzione non è univoca, ma analogica. Maria non è l’unica corredentrice, ma è la corredentrice per eccellenza. In forza della sua altissima santità, ella corredime al grado più elevato ed efficace e più esteso, ovvero al massimo raggiungibile dalla semplice creatura con la conseguenza che il suo influsso materno e provvidente si estende a tutta l’umanità.
Maria presenta a Cristo tutte le richieste che le vengono dai fedeli e nel contempo trasmette ai fedeli tutte le volontà di suo Figlio, tranne quello che Egli intende comunicare per mezzo della Gerarchia della Chiesa. Comunicare la grazia dei sacramenti spetta ai sacerdoti. Maria fa giungere a ciascuno, che li chieda o non li chieda, tutte quelle grazie e quei favori che non entrano nella grazia sacramentale e tuttavia occorrono per una dignitosa vita cristiana.
Al di sotto del vertice di corredenzione da lei raggiunto esistono infinti gradi inferiori e svariatissime forme che sono quelli di tutti gli altri discepoli di Cristo. Solo il concetto di Redentore è univoco ed è logico, giacchè qui non si tratta della creatura, ma di Dio stesso, il cui concetto è evidentemente univoco, giacchè Dio è uno solo.
Solo Cristo, infatti, in quanto Dio, è il Redentore. Dio è uno solo. Invece i corredentori sono molti. Per questo il corredentore non è altro che il cristiano. O iIl cristiano è un corredentore o non è cristiano. Il corredentore non è un superuomo e neanche l’uomo in senso panteistico come lo intende Rahner. Il cristiano è un povero peccatore, il quale, però, corrispondendo alla grazia battesimale, è collaboratore di Cristo nell’opera della salvezza. Questa cooperazione o partecipazione o imitazione che dir si voglia non è altro che la corredenzione.
La Madonna raggiunge la massima e inarrivabile perfezione ed universalità di un’opera alla quale tutti siamo chiamati e che ogni cristiano in quanto tale deve svolgere secondo la misura delle sue forze e le capacità soprannaturali ricevute da Dio. La Madonna, quindi, non è l’unica corredentrice, ma tra tutte le creature umane in grazia è quella che, essendo Madre di Dio, Immacolata, piena di grazia e Madre della Chiesa, è Madre della grazia e distributrice di tutte le grazie.
Maria non conferisce la grazia santificante e non è neppure sacerdote, però il suo raggio d’azione è universale e copre tutto il corso della storia; ella provvede e si prende cura come una madre di ciascuno di noi affinchè sia fornito delle grazie che gli occorrono per essere un buon cristiano secondo la sua particolare vocazione e i suoi bisogni spirituali.
Non sappiamo come ciò possa essere realizzato da una semplice creatura umana. Eppure questo è l’insegnamento della Chiesa fino al Concilio Vaticano II. Il suo potere d’intercessione («omnipotentia supplex») è il più alto fra tutte le creature in grazia, in quanto Madre di Dio.
Cristo la illumina circa le grazie delle quali abbiamo bisogno. Egli certo dona a ciascuno direttamente la grazia santificante in forza del suo potere divino sacerdotale. Ma ha voluto che sua Madre, la più santa delle creature, la Piena di grazia, distribuisse a tutti le grazie attuali necessarie alla salvezza. In questo ufficio Maria ovviamente obbedisce a Cristo, è guidata da Cristo, è mossa e ispirata da Cristo.
E tuttavia Cristo le ha affidato l’amministrazione del patrimonio di grazia e di meriti, che si è acquistato per noi con la sua Beata Passione. Per questo Maria è la prima Crocifissa accanto al Crocifisso e c’insegna come essere crocifissi anche noi accanto a Gesù e insieme con Gesù.
Come ha detto di recente Papa Francesco, il ministero di Maria è più importante di quello degli Apostoli. Ella è la Regina degli Apostoli. Il sacerdote, certo, amministra la grazia dei sacramenti. Ma se l’anima è indegna, non riceve la grazia. Maria ottiene la grazia santificante sia per i sacerdoti che per i fedeli.
È interessante l’ipocrisia dei modernisti che rifiutano il titolo di corredentrice perché la Madonna non è una dea, quando sono proprio loro che col loro idealismo panteista mutano l’uomo in Dio o Dio nell’uomo.
La questione della Corredentrice non è se sia vero o falso che Maria è Corredentrice, non è una questione dottrinale, ma si tratta esclusivamente di una questione di linguaggio, quindi pastorale, ossia se sia o non sia conveniente od opportuno o appropriato parlarne dal punto di vista pastorale o del dialogo ecumenico usare il termine corredentrice. Osservo tuttavia che se San Giovanni Paolo II ha chiamato nove volte Maria col titolo di Corredentrice, ha forse detto il falso? Ha detto un’eresia?
Il Documento del Dicastero lo considera il termine corredentrice un termine improprio e sconveniente perché la dissipazione degli equivoci o l’opera di chiarificazione richiederebbe troppo lunghe spiegazioni. Ma si potrebbe obbiettare che molti altri termini della teologia e della dogmatica richiedono spiegazioni e chiarimenti. Che facciamo, allora? Accantoniamo anche quelli?
D’altra parte sappiamo bene che i protestanti da cinque secoli rifiutano alla Madonna il titolo di Corredentrice a causa del loro univocismo teologico per il quale la divinità inintellegibile, impartecipabile e fideistica di Cristo fa fare bella figura ad un’umanità radicalmente corrotta e apparentemente innocente, salvo poi ad assolutizzare la coscienza soggettiva posta al di sopra del Magistero della Chiesa.
Invece di tacere su quel titolo mariano non sarebbe arrivato il momento di spiegarlo a loro in modo che possano condurre a perfezione il loro culto mariano liberandolo dall’errore? Altrimenti a che cosa serve l’ecumenismo?
P. Giovanni Cavalcoli
Fontanellato, 6 novembre 2025
La Madonna raggiunge la massima e inarrivabile perfezione ed universalità di un’opera alla quale tutti siamo chiamati e che ogni cristiano in quanto tale deve svolgere secondo la misura delle sue forze e le capacità soprannaturali ricevute da Dio. La Madonna, quindi, non è l’unica corredentrice, ma tra tutte le creature umane in grazia è quella che, essendo Madre di Dio, Immacolata, piena di grazia e Madre della Chiesa, è Madre della grazia e distributrice di tutte le grazie.
Maria non conferisce la grazia santificante e non è neppure sacerdote, però il suo raggio d’azione è universale e copre tutto il corso della storia; ella provvede e si prende cura come una madre di ciascuno di noi affinchè sia fornito delle grazie che gli occorrono per essere un buon cristiano secondo la sua particolare vocazione e i suoi bisogni spirituali.
[1] La nozione metafisica di partecipazione, presa da Platone (mèthexis) è collegata a quella pure platonica di imitazione (mimesis) ed è indispensabile per capire che cosa è la grazia e quindi la vita cristiana e quindi la corredenzione. Vedi su questo argomento: Cornelio Fabro, La nozione metafisica di partecipazione secondo San Tommaso d’Aquino, Società Editrice Internazionale, Torino 1950; Tomas Tyn, Metafisica della sostanza. Partecipazione e analogia entis, Edizioni Fede&Cultura, Verona 2009.

Caro Padre: Lei ci ha detto che il Papa è infallibile non solo quando definisce solennemente qualche verità di fede ex cathedra.
RispondiEliminaSan Giovanni Paolo II pronunciò queste parole:
"I Vangeli non ci dicono se il Cristo risorto apparve a Maria. Tuttavia, poiché era in modo speciale vicino alla croce del suo Figlio, anche lei deve aver avuto la privilegiata esperienza della sua risurrezione. Infatti, il ruolo di Maria come Corredentrice non terminò con la glorificazione del suo Figlio".
(San Giovanni Paolo II, nell'udienza generale del 9 aprile 1997).
Quindi è chiaro che Maria è corredentrice, perché il Papa non può avere errori riguardo alla fede e lì afferma che la Madonna è Corredentrice.
Certo. Quello di San Giovanni Paolo II era infallibile a suo tempo. Ora è quello di Tucho. Domani sarà quello del Papa di turno.
RispondiEliminaUn magistero hegeliano. Tutto un divenire.
La verità OGGI è questo. Domani vedremo. Non importa quale.
Il Cardinale Tucho Fernández ha pubblicato un documento in cui si spiegano le difficoltà, gli inconvenienti e i pericoli che possono suscitare certi titoli attribuiti alla Vergine.
RispondiEliminaMa oggi, 7 novembre, in molte parrocchie e cappelle del mondo si verifica un fatto curioso. Si celebra la memoria della Beata Vergine Maria, Madre e Mediatrice della Grazia.
Ironie che accadono...
Caro Padre, lei ha riassunto sommamente e molto più ampliamente quello he andavo pensando tra me e me. Dire che Maria non può essere "corredentrice" é una sciocchezza. Tutti sappiamo che l'unico Redentore é Nostro Signore Gesù Cristo e che nessuno può essere come Lui. Ma corredentrice, ecco quello che mi dicevo, non é solo Maria, ma anche tutti i sacerdoti che cercano di indicare la buona strada. Poi tutti i Santi. Quindi a nostra volta, anche noi e anche io, chissà, forse qualche mia parola ad amici nel difendere la fede sarà servita. Ed ecco che lei semplicemente lo scrive: "corredentore é il cristiano". E' perfetto! E viva Maria, la migliore di tutti noi che ci é maestra nell'indicare Gesù!, "fate quello che vi dirà"!
RispondiEliminaAlessandro