I danni del
misericordismo
Non ci si può prender gioco di
Dio
Gal 6,7
Chi risparmia il bastone odia suo figlio
Pr 13,24
Educatori
frustrati
Da alcuni
anni si sta diffondendo nella Chiesa una concezione della misericordia divina
considerata come l’unica espressione dell’amore di Dio per gli uomini e della
divina provvidenza, misericordia per la quale tutti tendono a Dio, tutti sono
in grazia di Dio, tutti sono scusabili, tutti sono perdonati senza meriti,
indipendentemente dalle loro opere, e tutti sono salvi.
Solo qui si troverebbe il «Dio di Gesù Cristo», pieno di amore, di comprensione e di
tenerezza per tutti, un Dio che non condanna, non castiga, ma salva tutti. Non
esiste una giustizia divina punitrice e compensatrice distinta ed opposta alla
misericordia, ma l’unica giustizia divina è la misericordia. Si pensa di trovarsi
davanti ad un aut-aut: un Dio misericordioso non può essere un Dio punitore,
perché castigo e misericordia si escludono a vicenda. Non si riflette a un
fatto molto semplice e cioè che la contraddizione si scioglie considerando che
Dio alterna nel tempo la severità
alla misericordia, così come si alternano le stagioni. Nessuno ha mai pensato
che l’inverno non esiste perché si oppone alla primavera.
Viene
così escluso l’attributo divino della severità, evidente soprattutto nell’Antico
Testamento. Per spiegare allora questo fatto ci si pone su di un terreno
scivoloso, che al limite porta all’eresia di Marcione: il Dio dell’Antico Testamento non è il Dio del Nuovo, ma è un dio pagano
superato dal Nuovo.
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Raffaello Sanzio.
Cacciata di Adamo ed Eva
dal paradiso terrestre.
(immagine da internet)
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