Nota sull’infallibilità
pontificia
In occasione del 150° anniversario della
proclamazione del dogma dell’infallibilità pontificia al Concilio Vaticano I,
ho pensato che possa essere utile per i lettori questa nota sul significato di
questo dogma ispirandomi all’insegnamento di Giovanni Paolo II, il quale ha
spiegato il senso e i limiti dell’infallibilità nell’udienza generale del 24 marzo 1993:
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Preg.mo Padre Cavalcoli,
RispondiEliminale chiedo, cortesemente, di aiutarmi a comprendere come si concili l’impossibilità che un Papa possa sostenere tesi eretiche, con i seguenti due fatti storici:
1) Papa Onorio I (625-638) fu scomunicato postumo da tre Concili ecumenici (il Terzo Concilio di Costantinopoli del 681, il Secondo Concilio di Nicea del 787 e il Quarto Concilio di Costantinopoli dell’870) poiché sosteneva la dottrina eretica del Monotelismo. Nella lettera con cui confermò i decreti del Terzo Concilio di Costantinopoli, Papa San Leone II (682-683) lanciò l’anatema su Papa Onorio (“anathematizamus Honorium“), affermando che il suo predecessore “non illuminò questa Chiesa apostolica con la dottrina de la tradizione apostolica, ma cercò di sovvertire l’immacolata fede con un empio tradimento” (Denzinger-Schönmetzer, 563).
2) Papa Giovanni XXII (1316-1334) sostenne a lungo la tesi eretica secondo cui i santi avrebbero goduto della visione beatifica solo dopo il Giudizio Universale, nella seconda venuta di Cristo. Si ebbero ammonizioni e confutazioni pubbliche anche attraverso diverse pubblicazioni teologiche e una correzione fraterna da parte del Cardinale Jacques Fournier, che poi succedette a Giovanni XXII con il nome di Papa Benedetto XII (1334-1342). Soltanto in punto di morte, Giovanni XXII ritrattò la dottrina erronea.
La ringrazio dell’attenzione che vorrà riservarmi, e la saluto con cordialità e stima
Bruno V.
Caro Bruno,
Elimina1. il caso di Papa Onorio fu chiuso e definitivamente chiarito da Papa S.Leone II, il quale sentenziò che Onorio non era stato personalmente, intenzionalmente e volontariamente eretico, ma bensì negligente nel reprimere l'eresia: "flammam haeretici dogmatis non, ut decuit apostolicam auctoritatem, incipientem exstinxit, sed NEGLIGENDO confovit" (Denz.560): dunque non un falso giudizio, o errore dell'intelligenza, che caratterizza la vera e propria eresia, ma un atto di imprudenza pastorale.
2. Giovanni XXII aveva espresso quella tesi non come maestro della fede o con l'intenzione di definire, ma come dottore privato. Cf Andrea Vaccari,Il dogma del paradiso, Lateran University Press, Roma 2005
P.Giovanni
P.Giovanni