Ateismo e salvezza
Terza Parte (3/10)
Alcune considerazioni iniziali
I ragionamenti tortuosi allontanano da Dio
Sap 1,1
La distinzione fra atei e teisti non è facile. Ci sono in gioco due cose: che cosa s’intende con la parola Dio e qual è il giusto concetto di Dio. Al riguardo, tenendo conto di ciò, si può dire che ci sono certamente alcuni che sono indubbiamente atei. Ma ci sono anche alcuni che sembrano atei, ma che in realtà non lo sono. Altri sono teisti senz’alcun dubbio. Altri ancora sembrano teisti, ma in realtà sono atei.
Chi non parla mai di Dio non necessariamente è un ateo, mentre può essere sostanzialmente ateo un religioso o un teologo accademico che hanno sempre il nome di Dio sulla bocca, ma in realtà non ci credono e non obbediscono a Dio. Ma chi parla di Dio, ne ha un giusto concetto? Non è sempre detto. E si può avere un giusto concetto di Dio senza nominarlo?
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Per poter arrivare al vero teismo, ed evitare l’ateismo esplicito o implicito, occorre essere realisti, aderenti alla realtà esterna, e pertanto riconoscere la veracità, benché non infallibile, del senso e dell’intelletto.
La materia è nello spazio-tempo, che sono accidenti della sostanza, quindi causati, mentre solo lo spirito, nella sua immaterialità, è al di sopra dello spazio-tempo e quindi solo lo spirito può essere creatore e dello spirito e della materia.
Nell’interrogarci sull’origine del mondo e delle cose non possiamo fermarci sul piano dell’essenza, del concetto, della causa formale o ideale, ma occorre porre anche e soprattutto il problema della causa efficiente, che riguarda l’essere extramentale e la realtà esterna indipendente da noi e dalle nostre idee, causa che produce l’essere dal nulla, altrimenti finiamo nell’idealismo e nel panteismo, come è successo a Spinoza, col confondere Dio con l’idea di Dio, o nell’ateismo, come è successo a Marx, col confondere Dio con la materia e con l’uomo.
La causa prima non può essere, come credeva Kant, un’Idea senza essere Realtà, ma dev’essere coincidenza di pensare ed essere. Per essere quello che deve essere, dev’essere il suo stesso pensare e deve pensare il suo stesso essere, che è pensiero: «Pensiero del Pensiero», come dice Aristotele.
Immagine da Internet: Ritratto da giovane di Karl Marx
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