Il serpente mi ha ingannata
Il problema delle insidie del demonio
Seconda Parte (2/2)
Il demonio è l’istigatore dei più grandi mali e sciagure dell’uomo
Il demonio ispira il nichilismo, il disfattismo, il pessimismo più tragico e la disperazione: essere e nulla sono la stessa cosa, l’essere è il non-essere, l’essere viene dal nulla e torna al nulla. Tutto finisce. Tutto è senza scopo. Tutto è vanità. La felicità è un’illusione. Non c’è niente da sperare. Non c’è nulla che sia a posto, niente che vada bene. Si vede il male dappertutto. Non c’è nessun rimedio al male. La vita non ha senso. Nulla ha senso. Il povero Leopardi è rimasto impigliato in questa tragedia.
Per Lutero, come sappiamo, il peccato è inevitabile e incancellabile. Siamo sempre e comunque in colpa. Si può solo coprire o nascondere, far finta che non ci sia. È impossibile obbedire ai comandamenti divini. L’uomo è totalmente corrotto.
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La tentazione fondamentale del demonio è la tentazione alla superbia, come appare evidente dalla narrazione biblica del peccato originale. Il demonio si propone lui come nostro vero Dio e promotore della nostra libertà e dignità. Egli vuol convincerci che adorare lui vuol dire adorare noi stessi, perché noi e lui siamo due persone divine, in un solo spirito, come il Figlio e il Padre celeste sono un solo Dio. Ma questa – ci dice Satana – è solo una figura della verità, che sta nel rapporto dell’uomo col demonio. Noi – ci dice Satana - noi siamo Dio ed anch’egli è Dio. Noi dobbiamo obbedirgli come figli al padre, perchè egli – come ci svela Gesù – si atteggia a nostro padre. Per questo il demonio si presenta come il Dio Padre, che ci insegna come affermare la nostra divinità di suoi figli. E per questo San Giovanni parla di «figli del diavolo».
Dunque per vincere la superbia occorre l’umiltà, ma quella vera, che è obbedienza e sottomissione alla verità su noi stessi, peccatori redenti, e su Dio nostro Signore e Salvatore.
Occorre onestà intellettuale, sapere ragionare bene, umiltà nell’adeguare il nostro intelletto al reale, alle cose come sono, al dato oggettivo, quale esso sia. Non confondere la cosa in sé con la nostra idea della cosa, non ridurre l’essere all’essere pensato, non accontentarsi delle apparenze; non essere attaccati al nostro parere.
Allora il demonio si terrà alla larga e non troverà in noi nulla a cui appigliarsi, perché egli ha orrore dell’umiltà, dell’amore alla verità, dell’onestà intellettuale e della sapienza nel giudicare. Potrebbe capitare altresì che cadiamo inavvertitamente o colpevolmente in un suo tranello. In tal caso, Dio ci insegnerebbe l’umiltà e come pentirci dei nostri peccati, cosa che Egli può volere anche nei Santi. Se questo capita, Dio ce ne libera in tempo, perchè non corriamo il rischio di ritrovarci con il demonio nell’inferno.
Immagini da Internet:- Il ragno nel chiostro, demonio tentatore, Reina Calcedonio
- Gesù ed il Tentatore, Scuola Fiamminga del XVIII sec.
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