29 marzo, 2019

La teologia del corpo

La teologia del corpo

La teologia del corpo nel pensiero di Giovanni Paolo II

10.   
La teologia del corpo nel pensiero di Giovanni Paolo II,
in Sacra Doctrina, novembre-dicembre, 1983, n.6, Anno XXVIII, Ed. Studio Domenicano, Bologna,
pp.604-626 - (documento PDF - 5.24 MB)




 Continua a leggere:

http://www.arpato.org/studi.htm 

http://www.arpato.org/testi/studi/1983_Cavalcoli_corpo-SacraDoctrina.pdf 

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-teologia-del-corpo.html 
 

6 commenti:

  1. Mi chiedo perché la dottrina di san Giovanni Paolo II sul corpo umano, un passo avanti così avanzato rispetto alla precedente dottrina sulla persona umana, non abbia avuto echi e continuazione nel successivo Magistero pontificio, in Benedetto XVI e in Francesco I , tranne qualche debole scorcio?
    A volte i motivi per cui accadono queste cose sono più semplici di quanto immaginiamo.
    Non è forse proprio perché è stata chiamata “Teologia del Corpo”?
    Nonostante tutto il carattere augusto e solenne del termine "Teologia", tuttavia, la risonanza di questo termine nelle coscienze può dare l'idea di "opinione particolare", di "concezione di libera opinione", non particolarmente autorevole, e ancor meno magisteriale...
    Credo che la storia sarebbe stata diversa se all'intero sforzo pedagogico del grande Papa Wojtyla fosse stato dato, ad esempio, il nome di "dottrina cattolica sul corpo umano", oppure "insegnamento cattolico sul corpo".

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    1. Caro Anonimo,
      il termine “teologia del corpo” effettivamente è poco chiaro e può essere fuorviante. Non sono in grado di dirle l’origine di questo titolo. Probabilmente proviene dagli ambienti giornalistici. Non mi risulta che il Papa abbia usato questa espressione. Ad ogni modo, per sapere a quale grado di autorità il Papa ha parlato, si tratta di tenere presente che in queste udienze generali il Papa ha parlato come maestro della fede, perché la materia trattata era il dato rivelato concernente l’uomo e la donna ed inoltre il Papa si rivolgeva alla Chiesa intera.
      Non siamo al più alto grado di autorità, ma comunque si tratta sempre di magistero autentico, al quale va dovuto l’assenso religioso della nostra intelligenza.
      Per quanto riguarda il fatto che questi importanti insegnamenti non abbiano avuto risonanza nei Papi successivi, anch’io faccio fatica a spiegarmi il motivo. Può essere che questi Papi si siano trovati un po’ a disagio davanti a delle novità che potevano essere fraintese.
      Tuttavia questa reticenza finisce per lasciare che la prepotenza del genderismo faccia passi avanti. Per questo io ritengo che sia bene riprendere gli insegnamenti di San Giovanni Paolo II, perché trovo che essi possono essere la medicina efficace per frenare questa invasione di lussuria e promuovere quella che è l’autentica dignità della sessualità umana.

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    2. Grazie, Padre Cavalcoli, per l'attenzione riservata al mio commento.
      Ho cominciato a rileggere le catechesi.
      Ho visto che proprio Giovanni Paolo, nella sua seconda catechesi, il 12 settembre 1979, è colui che comincia a usare l'espressione “teologia del corpo”. Al termine di questa catechesi dice:

      "Senz’altro, tutto ciò ha un suo significato anche per la teologia e soprattutto per la teologia del corpo. (...) L’espressione “teologia del corpo”, or ora usata, merita una spiegazione più esatta, ma la rimandiamo ad un altro incontro".

      In un altro ordine di cose, credo che il suo lavoro sulla “Sacra Doctrina” sia culminato con i catechismi del maggio 1982. Tuttavia, Juan Pablo ha continuato su questo tema. Una domanda: hai ampliato le sue analisi sull'argomento anche negli anni successivi al 1982?
      Grazie.

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    3. Caro Anonimo,
      la ringrazio per la chiarificazione circa la teologia del corpo.
      Per quanto riguarda i miei scritti, le fornisco la seguente bibliografia:

      1. Testi e articoli rintracciabili o pubblicati sul sito http://www.arpato.org/studi.htm - da http://www.arpato.org/index.htm, come per esempio:
      - Tesi di licenza in teologia del 1975
      - Sulla differenza tra l’anima dell’uomo e quella della donna, 1986
      - Articoli sulla teologia del corpo in Sacra Doctrina, anni 1984-85
      - Corsi di antropologia filosofica e teologica

      2. Libro, La coppia consacrata, ed. VivereIn, 2008

      3. Conferenza “La coppia consacrata” in “La verità della fede” a cura di Gianni Battisti, ed. Leonardo da Vinci, Roma 2013

      4. Articoli nel mio blog, come per esempio:
      “Tra Freud ed Origene - O col corpo o senza corpo. Dobbiamo deciderci sulla questione della sessualità”, del 2023

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    4. Caro padre Cavalcoli,
      li ringrazio per la bibliografia indicata. È evidente, allora, che la sua analisi della “Teologia del Corpo” non si è limitata ai primi anni delle Catechesi di San Giovanni Paolo.
      Continuo a rileggere le catechesi, e trovo che, infatti, il Papa ripete continuamente l'espressione “teologia del corpo”, che sembra indicare che, sì, si tratta di una scelta terminologica fatta da lui stesso. Sembra che lo sia.
      Ora, mentre continuo a leggere la catechesi, la mia impressione è di trovarmi in una lezione di teologia biblica, più che in una catechesi. Sembra che il Papa abbia voluto sentirsi un “maestro-teologo” (al confine tra teologia biblica e teologia sistematica), più che un catechista o un maestro della fede.
      Senza dubbio accetto il criterio da lei indicato: che queste catechesi devono essere intese non come insegnamento privato del Papa, ma ovviamente come insegnamento del Maestro della fede, alla Chiesa universale.
      E così, mentre continuo a interrogarmi sull'eco pressoché nulla di questo insegnamento (che considero DOTTRINA, e non solo “teologia della libera opinione”) del Papa, lo metto ora in relazione con la sottile delicatezza di Benedetto XVI, nel corso del suo pontificato, di chiarire che alcuni suoi scritti non appartenevano al suo insegnamento pontificio, ma alla sua personale opera teologica.
      In conseguenza di ciò, Benedetto non si sarebbe reso conto di dover fare questa precisazione sulla sua "teologia", perché riteneva che propria questa "teologia del corpo", del suo santo predecessore, fosse una teologia personale, e non un vero insegnamento pontificio?...

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    5. Caro Anonimo,
      l’espressione “teologia del corpo”, usata da San Giovanni Paolo II, non va interpretata a mio giudizio nel senso che si tratti di teologia quale può essere quella di qualunque teologo, benchè il Papa sia sempre libero di esprimere opinioni teologiche personali.
      Per questo, al di là di questa espressione, considerando le caratteristiche di queste udienze generali, possiamo rintracciare quelle che sono le note del magistero ordinario pontificio, che sono: 1) la materia trattata, che in questo caso è l’interpretazione della Sacra Scrittura in materia di fede; 2) il Papa parla come maestro della fede; 3) il Papa si indirizza a tutta la Chiesa.
      Per quanto riguarda l’aspetto esegetico, certamente qui il Papa fa l’esegeta, ma quando un Papa in queste condizioni fa l’esegeta, è chiaro che parla come maestro della fede.
      Per quanto riguarda il fatto che gli ultimi due Papi non abbiano tenuto conto di questi insegnamenti di San Giovanni Paolo II, la spiegazione di ciò, secondo me, è data, oltre che da quel disagio del quale ho già parlato, dal fatto che non hanno preso sufficientemente coscienza dell’importanza di questi insegnamenti, forse allontanati da ciò dall’espressione stessa usata da Papa Wojtyla “teologia del corpo”, un’espressione di bassa autorità dottrinale. Il Papa come Papa è più che teologo, è maestro della fede.
      Tuttavia ripeto che di fatto, benchè San Giovanni Paolo II abbia usato quella espressione, egli ha esercitato un vero e proprio magistero pontificio, secondo le caratteristiche che ho citato sopra, invitando i teologi a riprendere il suo insegnamento, ad approfondirlo e a spiegarlo.
      Potremmo chiederci: che cosa ha inteso con l’espressione “teologia del corpo”? Stando a quello che ha insegnato, il Papa ha voluto mettere la sessualità umana in rapporto con l’amore di Dio, chiarendo quella che è la complementarietà reciproca tra uomo e donna.
      Qui si può dire che il Papa ha posto le basi morali e psicologiche del libro del card. Fernandez, che ha fatto tanto scalpore, ma che nella sua sostanza rappresenta lo sviluppo del pensiero wojtyliano, quando ha trattato del rapporto tra esperienza sessuale ed esperienza mistica nel matrimonio.
      Anche Paolo VI, nell’Humanae vitae, dice che l’atto coniugale è espressione d’amore. Arricchiamo questo amore coniugale con il fervore mistico, e raggiungiamo Fernandez.
      Papa Francesco dal canto suo, definendo il sesso come dono di Dio, si inserisce in questo discorso.
      Per quanto riguarda Papa Benedetto, egli, riprendendo San Giovanni Paolo II, ha affermato che l’unione tra l’uomo e la donna rappresenta la pienezza dell’umano.

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