Sulla
questione del celibato ecclesiastico
Il perché del celibato ecclesiastico
Come è noto, l’Instrumentum laboris per il Sinodo sull’Amazzonia propone
l’istituzione di preti sposati per ovviare alla mancanza del clero e per un
clero che sia vicino ai problemi delle famiglie. Ciò ha riavvivato l’ormai
annosa discussione circa la convenienza o meno di un clero coniugato e, per
conseguenza, circa il significato e il valore del celibato sacerdotale.
Come è noto, da un punto di vista dogmatico o
in linea di principio non ci sono preclusioni a un sacerdozio coniugato: il
celibato non è de essentia del
sacramento dell’ordine. S.Paolo, nella Prima
Lettera a Timoteo, esponendo i doveri del vescovo, raccomanda che «non sia
sposato che una sola volta e che sappia dirigere bene la propria famiglia e
abbia figli sottomessi con ogni dignità, perché se uno non sa dirigere la
propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?» (I Tm 3, 2-5).
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Jean-Marie Baptiste Vianney,
dit le Saint Curé d’Ars
(immagine da internet)
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