Trattato sugli Atti umani
P. Tomas Tyn
Lezione 5 (Parte 2/2)
P.Tomas Tyn, OP - Corso “Atti Umani” - AA.1986-1987 - Lezione n. 15 (A-B)
Bologna, 22 febbraio 1987
http://www.arpato.org/corso_attiumani.htm
… a una di quelle facoltà che possono o meno essere comandate dalla volontà. Così potremmo partire da un elenco. Sarebbe quasi meglio dire riguardo alla volontà, l’abbiamo precisato, che la volontà può usare liberamente o che la volontà usa, più che comandi. Ma il comando, il termine “comando” ha un duplice significato. Uno più stretto e così è l’atto di ragione. L’altro è più vasto nel senso della volontà che, in qualche modo, impone a un’altra facoltà l’esecuzione di un’opera, che spetta principalmente alla volontà.
Quindi non lasciatevi turbare dal fatto, che io vi dica ogni tanto che la volontà comanda. Ricordatevi che il comando di per sé, come atto specifico tra i dodici atti integranti l’unico atto umano, spetta sostanzialmente alla ragione. Però si usa la parola comandare anche in una maniera diversa, un pochino più vasta, Ebbene si usa questa parola anche per significare l’uso che la volontà fa di altre facoltà.
Continua a leggere:
https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/trattato-sugli-atti-umani-p-tomas-tyn_5.html
La volontà può anche sdoppiare il suo atto. La volontà può prima volere e poi volere di volere, cioè prima vuole e, nella prima volizione, vuole la seconda volizione, che poi dovrà però avere per oggetto qualche altra cosa. Per esempio io voglio studiare e, se proprio sono molto pigro, allora voglio almeno voler studiare.
E’ un po’ come quel confessore, che voleva stimolare il penitente, alla contrizione e dice: se non riesce proprio a essere contrito, almeno abbia il pentimento di non essere contrito. Questa riflessività talvolta può persino salvare i penitenti in extremis. In questo senso la volontà ovviamente vuole e la ragione dispone riguardo alla volontà.
Uno potrebbe dire: se ogni atto della volontà è imperato, allora la ragione muove la volontà, ma la volontà muove a sua volta la ragione a imperare. E così non ci si ferma mai, in sostanza, no? Invece nella volontà c’è anche un atto di volontà, che è certamente non imperato; un atto spontaneo, immediato della volontà. Spontaneo un po’ come sono spontanei gli istinti degli animali. E’ appunto l’atto della volontà, non in quanto è volontà, appetito razionale, ma in quanto è un che di naturale, un pondus naturae.
Si potrebbe dire che la semplice apprensione, sia del senso che dell’intelletto, non può essere comandato, non è possibile comandarla. Questo risulta molto chiaro nella semplice apprensione del senso, a livello sensitivo. Se io apro gli occhi in una sala illuminata come questa, non posso comandare agli occhi di vedere il buio, vedrò per forza la luce.
Quindi, aprendo gli occhi, basta questo e subito non domino l’oggetto, vedere una cosa anzichè un’altra. E qualcosa del genere capita anche con l’intelligenza. Cioè, se formo un concetto rappresentante una determinata realtà, il concetto non posso non averlo come tale rappresentante di quella tale determinata realtà.
Immagine: Padre Tomas Tyn, ottobre 1989 - foto di Roberta Ricci
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.