Adamo ed Eva sono veramente esistiti?

 

 

Adamo ed Eva sono veramente esistiti?

Come è potuto aversi memoria di un fatto così antico?

Conosciamo tutti una tesi oggi diffusa secondo la quale Adamo ed Eva non sono veramente esistiti, ma sono la raffigurazione simbolica dell’umanità primitiva rappresentata con i colori più belli, creata da Dio santa ed innocente in un luogo di delizie, signora di tutta la terra, e poi tragicamente decaduta col peccato della ribellione a Dio, peccato, del quale oggi l’umanità soffre le penose conseguenze. 

Per certi esegeti il racconto della creazione del mondo e dell’uomo, benché affronti il delicato problema dell’essere e del divenire, non avrebbe alcun valore filosofico, ma sarebbe una costruzione immaginosa, popolare, poetica e metaforica tratta dall’esempio dell’artigiano che costruisce un manufatto o dell’agricoltore, che mette ordine tra gli animali e le piante.

Quando la Genesi narra dei rapporti tra Adamo ed Eva, di loro con Dio e col serpente, per certi esegeti si tratterebbe di un racconto simbolico o, come si dice, «eziologico», inventato dall’agiografo per spiegare l’origine del male e del peccato con un accenno alla redenzione e alla salvezza.

La Chiesa invece ci tiene ad affermare la storicità del racconto genesiaco per il fatto che si tratta di mettere in evidenza le origini reali della nostra attuale situazione di peccatori, facendo riferimento a fatti reali, non limitandosi a elaborare immagini o rappresentazioni simboliche interpretative. La colpa originale è una colpa realmente trasmessa per generazione, che possiamo togliere solo col battesimo. Le nostre attuali miserie sono la conseguenza effettiva del peccato realmente commesso dai progenitori.

Certamente non è facile spiegare come l’agiografo o la comunità redazionale, che ha messo per iscritto tradizioni orali antichissime, abbia potuto, appena una decina di secoli prima di Cristo o poco meno, avere uno sguardo così ampio, profondo, complesso, penetrante e profetico circa la perfezione della condizione edenica, l’origine del male, il dramma del peccato e la speranza della salvezza, nonché la condizione e il destino dell’uomo nella storia e nell’eternità.

Non fa alcuna difficoltà, anzi è del tutto plausibile che l’Autore sacro abbia costruito  nei dettagli con un’elaborazione personale il dialogo della coppia col demonio e con Dio in base alla conoscenza che allora si aveva di Dio, del demonio e della condizione umana. Ma ciò non toglie che, anche se evidentemente l’Autore sacro non ha potuto riferire le precise parole, egli ci narri l’essenziale di quanto è realmente successo.

La conservazione del ricordo di un fatto così antico come la caduta originale non può spiegarsi evidentemente con le semplici forze della memoria storica, ma occorre spiegarla con un’assistenza speciale dello Spirito Santo, che costituisce appunto il fatto dell’ispirazione biblica, un’assistenza che in forma minore continua nei confronti del Magistero ecclesiale e continuerà fino alla fine del mondo.

Assai misteriosa è la natura e la collocazione dell’ambiente fisico nel quale la coppia è stata creata. La Scrittura parla di un «giardino» (Gen 2,8), tradizionalmente denominato «Eden» o «paradiso». Dove potremmo rintracciarlo? Sono state fatte le più diverse ipotesi, come l’Armenia o l’Etiopia o l’Arabia ma nessuna ha ottenuto universale consenso[1].

C’è inoltre da considerare che, secondo al racconto biblico, Dio pone dei «cherubini» all’ingresso del giardino per impedire alla coppia di tornarvi e  attingere all’«albero della vita» (Gen 3,24), albero che riapparirà nella terra dei risorti (Ap 22, 2 e 14).

Nell’intervallo di tempo tra la cacciata dal paradiso terrestre e il suo ritorno da parte dei risorti nel nuovo giardino dell’Apocalisse nella terra dei risorti, dove si ritrova l’albero della vita, dove si trova il paradiso terrestre? Certo non più quaggiù, perché quello che era il paradiso terrestre, ora è celeste, ossia in cielo, laddove Gesù e Maria ci attendono. 

È da notare inoltre che Dio comanda alla coppia di «riempire la terra e soggiogarla» (Gen 1,28), il che vuol dire che questo «giardino» non è da intendersi come l’area all’interno della quale dovrà racchiudersi l’azione dell’umanità, ma solo la base di partenza per la conquista e la sottomissione dell’intero universo.

Adamo ed Eva furono posti nel medesimo universo nel quale ora viviamo, ma esso, a causa delle conseguenze del peccato originale,  si presenta adesso come ostile ed inospitale, lontanissimo dal poter essere percorso e dominato dall’uomo, il quale viceversa si trova adesso ad essere come un granello di polvere in un universo sconfinato, che conserva  tracce di stupenda maestosità e bellezza, ma nel contempo minaccia e spaventa l’uomo con l’azione spesso improvvisa e imprevedibile di forze terribili e devastanti.

Occorre inoltre tener presente che mentre la comparsa dell’uomo si fa oggi risalire a circa due milioni e mezzo di anni fa, per qualche centinaio di milioni di anni la terra fu popolata dai famosi animali preistorici, dei quali abbiamo molti avanzi. Del resto la stessa Scrittura fa precedere la comparsa dell’uomo da un lungo periodo preparatorio durante il quale Dio crea il regno delle piante e degli animali.

Quando Dio decise di creare l’uomo, condusse l’evoluzione dei primati ad un livello di tale altezza da costituire quella «preesistente materia vivente» (Denz.3896), della quale parla Pio XII nell’enciclica Humani Generis del 1950, e nella quale Dio infuse l’anima razionale.   

Come la natura umana è rimasta ferita dal peccato, così pure la natura circostante. Così nell’uomo la tendenza verso Dio è contrastata dall’inclinazione alla disobbedienza, mentre la natura cosmica si lascia dominare solo in un’infinitesima parte e non è più soltanto madre, ma anche matrigna.  L’uomo si è ritrovato in condizioni fisiche abbrutite, documentabili dai reperti che ci fornisce la paleoantropologia, mentre la natura da giardino si è trasformata nella vastità sconfinata e paurosa degli spazi cosmici.

Come è potuto accadere il peccato originale?

Ma il grande mistero è come e con quale criterio la coppia primitiva abbia potuto rinnegare e abbandonare la fedeltà e l’obbedienza a Dio, del quale conosceva perfettamente l’infinita bontà e la rigorosa giustizia, come ad essa possa esser venuta in mente una decisione e una scelta del genere, quando non c’era in essa alcuna ignoranza di ciò che è bene e male, alcuna concupiscenza ed aveva piena padronanza dei suoi atti e delle sue passioni.

Nel peccato originale abbiamo dunque il paradigma del peccato e della colpa nella sua purezza assoluta: piena avvertenza e deliberato consenso, senza attenuanti, senza fragilità, senza debolezze e senza scuse.

Ma che cosa può esser successo? Chi è questo «serpente»? Come ha potuto esercitare sulla coppia del tutto moralmente integra e orientata al bene, soggetta a Dio, tanto potere di suggestione da trascinarla contro Dio? Da far sì che essa vedesse in Dio un impostore, un tiranno, un invidioso? Come il serpente ha potuto presentarsi in alternativa a Dio, quando la coppia sapeva bene che Dio è il sommo bene? La coppia non sapeva chi era il serpente? Come ha fatto, con quale giudizio essa ha preferito dar credito al demonio anziché a Dio? Come o con quale veste il demonio, con quali argomenti, si è presentato alla coppia che pur era illuminata dalla verità? Come mai la coppia ha creduto a lui piuttosto che a Dio? Non avrebbe potuto dire al serpente: non inventare frottole, sappiamo chi sei: niente più che un angelo ribelle a Dio! Vattene via! L’invidioso e il bugiardo sei tu!

Invece, ecco che la volontà della coppia si volge improvvisamente dall’amore di Dio all’odio verso Dio. Che cosa è che la spinge ad ascoltare il serpente?[2] Un improvviso moto di superbia. Consapevole della sua dignità spirituale di apertura all’infinito, la coppia ha voluto considerarsi essa stessa infinita e con ciò stesso mettere il proprio io al posto di Dio. Il diavolo che ha suggerito questa operazione, d’ora in avanti diventerà servitore, consigliere e signore della coppia nonché dell’umanità da essa discendente.

Alla domanda di Dio ad Eva «che hai fatto?», essa risponde: «il serpente mi ha ingannata» (Gen 3,13). Avrebbe dovuto dire: «mi sono lasciata ingannare».  Non è sincera. Vuol dare a Dio l’apparenza di essere stata in buona fede, per potersi scusare. Avrebbe dovuto dire: «ho creduto al serpente quando mi ha detto che disobbedendo a te sarei stata come te. Mi sono effettivamente accorta che invece mi sono ritrovata nuda. Ti chiedo perdono. Voglio tornare ad obbedire a te».  

Nulla di tutto questo. E per questo la coppia sul momento non è perdonata, non è reintegrata nello stato precedente, ma è castigata, per cui tutta l’umanità è colpita dai mali precedentemente da Dio minacciati: «dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, moriresti» (Gen 2,17), sottintendendo: tu e la tua discendenza.

La coppia sul momento non si è pentita e per questo viene cacciata dal paradiso.  Tuttavia dobbiamo considerare la misericordia divina, la quale promette una futura possibilità di salvezza grazie alla stirpe della donna.

Per questo dobbiamo pensare che la coppia, ancora nell’Eden, abbia concepito la speranza della salvezza. Tuttavia, mi sembra evidente che il pentimento sia avvenuto dopo la cacciata, in modo tale che anche i nostri progenitori sono salvi. Infatti, secondo la Tradizione, Cristo, quando è sceso agli inferi, ha portato con Sé in paradiso anche la coppia primitiva.

Molto probabilmente a questa decadenza morale conseguente al peccato corrispose una decadenza fisica, non solo per quanto riguarda la perdita dei doni preternaturali, ma anche per quanto riguarda l’aspetto corporale: la coppia, che era stata creata ricevendo un’anima spirituale in una «preesistente materia vivente», come si esprime Pio XII, era stata elevata da Dio alla dignità edenica. In conseguenza del peccato il corpo decadde da questa dignità in quello stato apparentemente scimmiesco, che sarà poi quello che è stato scoperto dalla paleoantropologia.

C’è da notare inoltre che l’uomo, anche santo, può essere ingannato momentaneamente in buona fede dal demonio. Ma se appena se ne accorge, corregge immediatamente la sua volontà e torna ad obbedire a Dio, non ha bisogno di chiederGli perdono perchè è innocente in quanto non si era accorto che quello era il demonio ed ha creduto che fosse la volontà di Dio. Ma nulla di questo accadde in Eva; essa sapeva bene qual era la volontà di Dio e con tutto ciò ha dato ascolto al demonio.

Se l’uomo in buona fede obbedisce al demonio credendo che sia volontà di Dio, resta davanti a Dio innocente. Anche se commette ciò che oggettivamente è un peccato, resta privo di colpa e si salva ugualmente. Per questo c’è speranza di salvezza per moltissimi che in buona fede credono di servire Dio ma senza accorgersene sono ingannati dal demonio.  Dio non mancherà di illuminarli. Ad ogni modo, tutti noi siamo posti davanti alla scelta del nostro Dio: quale Dio vogliamo scegliere? A noi la scelta.

P. Giovanni Cavalcoli

 Fontanellato, 3 ottobre 2025 

Secondo al racconto biblico, Dio pone dei «cherubini» all’ingresso del giardino per impedire alla coppia di tornarvi e attingere all’«albero della vita» (Gen 3,24), albero che riapparirà nella terra dei risorti (Ap 22, 2 e 14). 

Nell’intervallo di tempo tra la cacciata dal paradiso terrestre e il suo ritorno da parte dei risorti nel nuovo giardino dell’Apocalisse nella terra dei risorti, dove si ritrova l’albero della vita, dove si trova il paradiso terrestre? Certo non più quaggiù, perché quello che era il paradiso terrestre, ora è celeste, ossia in cielo, laddove Gesù e Maria ci attendono. 

È da notare inoltre che Dio comanda alla coppia di «riempire la terra e soggiogarla» (Gen 1,28), il che vuol dire che questo «giardino» non è da intendersi come l’area all’interno della quale dovrà racchiudersi l’azione dell’umanità, ma solo la base di partenza per la conquista e la sottomissione dell’intero universo.

Adamo ed Eva furono posti nel medesimo universo nel quale ora viviamo, ma esso, a causa delle conseguenze del peccato originale, si presenta adesso come ostile ed inospitale, lontanissimo dal poter essere percorso e dominato dall’uomo, il quale viceversa si trova adesso ad essere come un granello di polvere in un universo sconfinato, che conserva  tracce di stupenda maestosità e bellezza, ma nel contempo minaccia e spaventa l’uomo con l’azione spesso improvvisa e imprevedibile di forze terribili e devastanti.

Immagine da Internet: Albero della vita, Abbazia di Pomposa

[1] Vedi per esempio il Commento di Marco Sales a Gn 8,17, nella Sacra Bibbia, Edizioni LICE-Marietti, Torino 1939, pp.77-79.

[2] Il testo biblico fa consistere il peccato di Adamo nell’aver ascoltato la donna e non il serpente. Possiamo qui vedere non la Parola di Dio, ma la mentalità antifemminista dell’agiografo. In realtà entrambi hanno ascoltato il serpente. Forse che non è anche il maschio a mediare il demonio presso la donna? Se nell’episodio del peccato originale c’è un elemento spurio, che può essere espunto, questa è l’immagine di Eva che offre ad Adamo il frutto proibito, tema che ha ispirato un’infinità di rappresentazioni pittoriche.

10 commenti:

  1. Vi sono storie anche fantasiose degli aborigeni australiani che ricordano l'avanzare del mare dopo lo scioglimento delle calotte di ghiaccio polare (soprattutto quella settentrionale) di più di settemila anni fa. Sono racconti, come detto, anche pittoreschi ma si basano su un fatto realmente accaduto. L' Homo Sapiens Sapiens essendo molto più precedente, ha verosimilmente tramandato alle generazioni un racconto degli inizi, poi evidentemente, come dice Lei Padre, aiutato anche da Dio, ha messo per scritto quanto sapeva e si tramandava nel modo che ora leggiamo nella Genesi.

    Per lo studio sui boscimani vedasi: Nunn, Patrick D., and Nicholas J. Reid. "Aboriginal memories of inundation of the Australian coast dating from more than 7000 years ago." Australian geographer 47.1 (2016): 11-47.


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    1. Caro Alessandro,
      la ringrazio per queste informazioni.
      Quello che stupisce nella tradizione riguardante la Genesi è la lontananza nel tempo, considerando il fatto che oggi gli antropologi fanno retrocedere l’origine dell’uomo a più di due milioni d’anni fa, per cui veramente si resta stupiti di come i fatti avvenuti nell’eden possano essere stati ricordati e trasmessi per tanto tempo, fino ad arrivare a noi.
      L’unica risposta che si può dare è che i narratori di questi fatti siano stati assistiti dallo Spirito Santo. E di fatti è proprio questo fatto che viene garantito dalla Chiesa nel momento in cui essa ci consegna le Sacre Scritture.
      Per questo, come diceva Sant’Agostino, per poter giungere alla fede in Dio rivelante dobbiamo credere alla Chiesa, che ci consegna il contenuto della Rivelazione.

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    2. Noi siamo Homo Sapiens Sapiens la cui origine é molto più recente di due milioni di anni fa. Si dice 30-45'000 anni fa circa. Sul Monte Avena vicino a Feltre c'é una miniera di selce di 40'000 anni fa. I nostri antenati dovevano lavorare in un bel gruppo perché di animali feroci a quei tempi ce n'erano molti in giro e gli uomini erano pochissimi (ho letto di una stima che per quel periodo dava circa 6000 persone in Europa nel Paleolitico, si intende un numero più o meno stabile nel tempo, senza crescita come oggi; erano separati in diversi gruppi e in diverse regioni più favorevoli come le coste del Portogallo, della Spagna e Francia nord-occidentale, la Liguria e la Costa azzurra che avevano il mare molto più basso e quindi lontano di oggi. Anche nella Manica, ora sommersa, vi era una grossa lingua di terra tra Francia e Inghilterra dove vivevano).
      Le caverne di Lascaux, in Francia, datate 20-17'000 anni, fa indicano indirettamente persone molto evolute, intelligenti, ottime conoscitori del proprio ambiente, della sfera celeste. Capaci di linguaggio come noi, molto creativi, bravi come artisti. Insomma, come noi ora se non meglio per quanto riguarda il profondo contatto quotidiano con la natura.

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    3. Devo correggermi dopo aver ricercato la cosa. 30'000-45000 per l'Homo Sapiens Sapiens si riferisce all''arrivo in Europa. Per i Boscimani si parla di 65'000 anni fa per il loro arrivo in Australia. Per gli Indiani d'America 12'000 anni fa (attraverso lo stretto di Bering). Vuol dire che tutti dovevano avere dei progenitori comuni prima di 65'000 anni fa. Forse 100'000 anni fa da qualche parte (Africa-Asia-Medio oriente)?.
      La questione dell'Eva mitocondriale cioé lo studio sul DNA umano che porta alle origini risalendo all'oggi, é ancora dibattuta, nessuno sa bene come é stato l'inizio (c'é chi dice che vi furono diversi gruppi umani all'origine e non una sola coppia, ma sono supposizioni non provate per entrambi i casi, scientificamente parlando).
      E' davvero un fatto che si perde davvero nella notte dei tempi e solo il Signore conosce: Lui c'era.

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    4. Caro Alessandro,
      la nostra questione resta sempre quella della datazione dell’origine dell’uomo. I documenti che lei riporta fanno riferimento a stadi dell’evoluzione che corrispondono a forme di umanità più vicine alla nostra. Ma, per quanto riguarda il problema della datazione, questi stadi non offrono alcun interesse.
      Infatti i dati, dei quali oggi gli scienziati sono in possesso, fanno riferimento a quella data che le ho già detto ossia a due milioni e mezzo di anni fa. Sono state infatti scoperte delle pietre scolpite di quel periodo, le quali testimoniano con evidenza l’effetto di un operatore intelligente. Come documentazione le cito il libro di Mons. Fiorenzo Facchini:
      Le origini dell’uomo e l’evoluzione culturale
      https://disf.org/sul-mio-scaffale/8816603208

      Per quanto riguarda l’origine dell’umanità da una sola coppia, certamente la scienza da sola non è in grado di decidere fra il monogenismo e il poligenismo.
      Il fatto del monogenismo è un dato di fede, che è stato confermato da Pio XII nell’enciclica Humini Generis del 1950. Il Papa spiega infatti che la dottrina del peccato originale, che è una colpa che si trasmette per generazione, richiede che questa colpa abbia avuto origine dal peccato di una sola prima coppia.

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  3. Caro Padre. Non la seguo bene nel suo discorso. O forse non ho capito bene. L'intelligenza nelle creature e l'uso di strumenti é nota tra gli animali come gli uccelli per non parlare degli scimpanzé che imparano un alfabeto e calcoli semplici. Avendo un cane posso anche affermare che hanno un facoltà psicologica affettiva sviluppatissima, molto simile alla nostra che mi fa pensare spesso a Dio per ringraziarlo per la sua sapienza, intelligenza e bontà. La stessa cosa l'ho vista in un bellissimo documentario su un polipo in Sudafrica (My Octopus Teacher, Oscar per documentario 2021). Quello che voglio dire é che la natura é già piena di creature intelligenti e animate da una forza vitale basata su istinti e affettività. Nulla impedisce pensare che Dio abbia usato ciò che già era a disposizione e in abbondanza per creare da un specie "Homo sapiens" una nuova specie Homo sapiens sapiens che siamo noi. La differenza con l'uomo sapiens fu che le due nuove creature abbiano avuto capacità preternaturali e conoscessero perfettamente Dio. Che non é per niente poco, come scarto, anzi. L'intervento di Dio nella Natura é supportato dal Suo intervento in Maria per l'Incarnazione. Naturalmente questa é solo un'ipotesi. Non sappiamo se Dio abbia invece creato Adamo ed Eva dal nulla, cosa altrettanto possibile per il Creatore per eccellenza.
    Quello che voglio dire é che é possibilissimo che la creazione dell'Uomo, cioé Adamo ed Eva, sia più recente di due milioni di anni fa. D'altronde, non possiamo dimenticare che Gesù é un Homo sapiens sapiens e che ha confermato Adamo ed Eva come si evince dai vangeli e li si immagina del tutto simili anche corporalmente a noi (sapiens sapiens, appunto). Non mi sembra di dire nulla contro la Fede e il Magistero. Ma se lei lo pensa, me lo dica pure.

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    1. Caro Alessandro,
      il suo discorso si articola su diversi punti e offre la possibilità di diverse risposte.
      Pertanto seguo il suo discorso punto per punto.
      Per quanto riguarda l’intelligenza degli animali, non c’è dubbio che anch’essi sanno usare degli strumenti, ma la differenza con l’uomo sta nel fatto che l’uomo costruisce degli strumenti per costruire degli strumenti. Questo tipo di operazione suppone la capacità di collegare la causa con l’effetto e il mezzo con il fine, che sono operazioni tipiche della ragione.
      Ora tutto ciò è completamente assente negli animali.
      La pietra lavorata, che ha indotto alla datazione che le ho detto, non può essere stata costruita da un animale, perché chiaramente essa era uno strumento per costruire artefatti. Semmai lascia perplessi l’enorme distanza temporale da noi di questi uomini primitivi.
      Inoltre l’intelligenza umana è molto più ampia di quella dell’animale per il fatto che, benchè sia l’animale che l’uomo facciano uno dei sensi, tuttavia soltanto l’uomo possiede l’intelletto, che è il potere conoscitivo che va infinitamente oltre quello che può essere conosciuto dal senso, perché arriva alla conoscenza di Dio, che non è accessibile agli animali.
      Per quanto riguarda la specie umana, non esiste una evoluzione da una specie all’altra, ma la specie umana è una sola. L’evoluzione ha riguardato soltanto il corpo.
      In secondo luogo, secondo la Rivelazione biblica, come spiega Pio XII, la prima coppia umana non è stata creata dal nulla, ma Dio ha creato direttamente l’anima spirituale, che ha dato forma ad un materiale vivente precedente.
      L’evoluzione delle specie, come lei saprà, riguarda il mondo degli animali e qui certamente vale la teoria darwiniana.

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  4. Grazie Padre per le spiegazioni del Magistero di Papa Pio XII. Allora scartiamo pure la creazione dal nulla e rimane quello che dicevamo entrambi e su cui sono d'accordo con Lei (monogenismo). Il mio dubbio permane sulla sua datazione. Lei, basandosi sulla comparsa degli strumenti di pietra, colloca Adamo ed Eva due milioni di anni fa (la creazione dell'uomo). Ma allora come spiega i Neandertal, estintesi 40'000 anni fa, che pure seppellivano i propri morti ed erano intelligenti: erano uomini con anima spirituale ricevuta da Dio in quanto discendenti paleontologicamente da Adamo ed Eva a loro volta, per la Chiesa, progenitori di tutti gli uomini? Li rivedremo in Paradiso come tali? E come si aspetta di vedere Lei Adamo ed Eva in Paradiso: come piccole creature al pari dell'Homo habilis (comparso due milioni di anni fa) che non somigliavano affatto a noi?

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    1. Caro Alessandro,
      la questione della datazione non è di mia competenza, ma bisogna che ci atteniamo ai risultati più recenti della scienza.
      Per quanto riguarda l’uomo di Neanderthal, come le ho già detto, non è l’uomo originario, ma semplicemente uno stadio dell’evoluzione, che è stato preceduto da stadi meno evoluti, fino a giungere alle forme più antiche che abbiamo scoperto oggi. Per cui, se l’uomo di Neanderthal è datato a circa 300 mila anni fa, gli uomini più antichi che sono stati scoperti vissero circa due milioni di anni fa.
      Quindi, oggi come oggi, la datazione della creazione di Adamo ed Eva potremmo collocarla a circa due milioni di anni fa.
      Per quanto riguarda la prospettiva della vita futura, non c’è dubbio che lassù sarà presente anche l’uomo di Neanderthal. Ci potremmo chiedere quale configurazione fisica potrà avere questo uomo. A questa domanda dobbiamo rispondere che per adesso non possiamo immaginare quale potrà essere questa configurazione, perché lassù ci troveremo tutti in una perfezione che per ora non siamo neanche in grado di immaginare.
      Per quanto riguarda Adamo ed Eva, possiamo pensare che lasciando il paradiso terrestre la loro configurazione fisica sia stata degradata. Tuttavia in paradiso li ritroveremo nelle condizioni fisiche di perfezione, alle quali ho accennato sopra.
      Teniamo comunque presenti che tutte le creature umane sono uguali, dal punto di vista della natura umana composta di anima razionale e corpo, a prescindere dai diversi gradi dell’evoluzione, e che tutta l’umanità discende dalla coppia primitiva, quale che sia lo stadio della sua evoluzione.

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