21 ottobre, 2019

L’etica di Karl Rahner



L’etica di Karl Rahner
 
Alle radici della crisi
Per comprendere le cause dell’attuale degrado morale e delle deviazioni dottrinali nella Chiesa in fatto di morale, un grave fenomeno che crea forte preoccupazione in quei cattolici, laici, pastori e teologi, che zelano il bene delle anime, il progresso morale e l’avanzamento delle virtù, nonchè l’estirpazione dei vizi e la vittoria sulle forze del male, è molto utile conoscere le idee morali di Karl Rahner, senza per questo togliergli gli indubbi meriti. 
L’etica rahneriana è evidentemente la conseguenza della sua antropologia[1], che abbiamo esposto in un precedente articolo. Se l’uomo è per essenza spirito nella storia, termine della grazia perdonante, soggetto dell’esistenziale soprannaturale, giusto e peccatore, aprioricamente, ed inconsciamente e preconsciamente orientato a Dio come orizzonte della trascendenza umana, ne viene che l’atto morale fondamentale in base all’esperienza trascendentale[2] è  l’opzione fondamentale per Dio come assoluto ed innominabile Mistero che si autocomunica nella grazia. 
Da questa antropologia scaturisce, come si può immaginare, un’etica tracotante ed autoreferenziale – ne vedremo gli aspetti essenziali - basata sulla convinzione del soggetto di essere espressione permanente dell’Assoluto e quindi autorizzato a considerare la natura e il prossimo come massa di manovra delle sue manipolazioni ecclesiali e platea che gli fornisce gli applausi per la soddisfazione del suo protagonismo.
 
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Karl Rahner 
e
Joseph Aloisius Ratzinger
 
(Immagine da internet)

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