02 dicembre, 2020

Il dogma del paradiso terrestre - Seconda Parte (2/4)

 Il dogma del paradiso terrestre

Seconda Parte (2/4) 

Che cosa è stato il paradiso terrestre

La parola paradiso viene dall’iranico pairi-deiza, «luogo recintato», quindi giardino. «La parola ebraica eden evoca l’idea dell’abbondanza, del godimento, del piacere»[1]. Gesù nel Vangelo usa una sola volta il termine «paradiso» (gr. paràdeisos, Lc  23,42). Si tratta in Gesù del premio celeste dei giusti, dopo la morte, che contemplano in eterno faccia a faccia il volto del Padre. Ma Gesù chiama questo premio eterno soprattutto con altri nomi: «vita eterna», «regno dei cieli o regno di Dio», «visione del Padre», «casa del Padre», «beatitudine», «cielo».

L’autore sacro inserisce il paradiso terreste all’interno dell’universo creato da Dio. Esso quindi occupa uno spazio geografico finito. È chiaro che l’agiografo respinge nettamente quella che sarà l’idea di un Giordano Bruno di un mondo infinito o di infiniti mondi. E respinge quindi anche quella che sarà l’idea di Newton di uno spazio infinito, che non coincide affatto con lo spazio reale, ma che è pura immaginazione. 

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L’autore sacro inserisce il paradiso terreste all’interno dell’universo creato da Dio. Esso quindi occupa uno spazio geografico finito.

E quindi anche la terra e il cielo, al di fuori del paradiso terrestre, sono spazialmente e quantitativamente finiti.



L’uomo, quindi, se non avesse peccato, avrebbe potuto allargare i confini del giardino fino a farli coincidere con i confini stessi dell’universo. 

Il paradiso terrestre fu un ambiente di questa terra, ma libero dalle condizioni per le quali essa contrasta con la vita umana. Esso fu creato da Dio per ospitare l’uomo. 

L’autore sacro, dunque a differenza dei pagani, ha capito che il mondo non esiste da sempre, ma andando indietro nel tempo si giunge ad un inizio assoluto temporale indicato dall’espressione «in principio» (berescìt), dato riconosciuto dal Concilio Lateranense IV del 1215: «ab initio temporis», dato, questo, confermato altresì dalla fisica moderna, che considera l’universo come esistente da 14 miliardi di anni.

Nel che è implicito quel concetto di Dio che sarà esplicitato in Es 3,14 e cioè che Dio, per poter spiegare l’esistenza del mondo, deve poter esistere per conto proprio da solo, prima ed indipendentemente dal mondo, a meno che non si tratti di qualcosa che esiste in Dio stesso, come chiarirà Gesù Cristo (Gv 17), cioè il Logos, esistente in Dio identico a Dio «prima che il mondo fosse».

Immagini da internet

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