23 aprile, 2021

Il principio del terzo escluso - Seconda Parte (2/4)

  Il principio del terzo escluso

Seconda Parte (2/4)

L’onestà del linguaggio

 

Maledici l’uomo di doppia lingua (Sir 28,13)

 

I detti del Signore sono puri, argento raffinato nel crogiuolo,  purificati nel fuoco sette volte (Sal 12,7)

 

La Sacra Scrittura, soprattutto nei libri sapienziali, contiene tutta un’etica del linguaggio e del retto pensare, che sono indispensabili per accedere alla fede ed alla comprensione della Parola di Dio. È una lezione costante per noi, che troppo spesso usiamo con leggerezza del linguaggio e ragioniamo con troppa disinvoltura, senza renderci conto di quanto danno possiamo fare a noi stessi e agli altri con un linguaggio imprudente, falso ed impulsivo o con un cattivo uso della ragione.

Forse non pensiamo che può bastare una sola parola ingiusta o diffamatrice a uccidere psicologicamente o moralmente una persona. Per questo, Cristo è così severo quando dice che «chi dice al fratello: “pazzo”, sarà sottoposto al fuoco della geenna» (Mt 5,22). Con la parola falsa si può condurre un’anima persino alla perdizione, ed è giusto che Dio punisca con l’inferno chi spinge gli altri a cadere nell’inferno, con buona pace di Von Balthasar.

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 https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-principio-del-terzo-escluso-seconda.html

Può essere un dubbio ipotetico o un dubbio esercitato. Il dubbio ipotetico è quello che dà il via alla metafisica e che San Tommaso chiama «universalis dubitatio de veritate». Dice l’Aquinate, commentando Aristotele:


 «le altre scienze considerano la verità in orizzonti particolari, per cui ad esse spetta il dubitare circa le singole questioni di loro competenza. Ma la metafisica, dato che considera la verità nella sua più ampia universalità, ha il compito di un dubbio universale circa la verità, e quindi non dubita secondo un’area limitata, ma affronta il dubbio universale».

 Per quanto poi riguarda l’opposizione al principio fondamentale della dimostrazione come è il principio di non-contraddizione, essa suppone un’impugnazione della verità evidentemente provata o conosciuta. 

Qui San Tommaso, al seguito di Aristotele, fa notare che l’errore in buona fede è impossibile, tanta è l’evidenza prima, immediata ed assoluta del principio

 

 

 

 

Immagini da internet: Morte di San Tommaso d’Aquino. Bassorilievo. Abbazia di Fossanova - Luca della Robbia (1400-1482), Platone (a destra) e Aristotele in La Dialettica (1437-39)

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