25 giugno, 2022

La concezione idealistica del soggetto umano - Terza Parte (3/4)

  La concezione idealistica 

del soggetto umano

Terza Parte (3/4) 

Kant

La famosa rivoluzione copernicana di Kant non è che un’esplicitazione del cogito cartesiano: il pensiero non gira più attorno alle cose, ma sono le cose che devono girare attorno al pensiero; Kant riprende la pretesa cartesiana di non misurarsi più sulle cose, che giudica inconoscibili, ma pretende che sia esso stesso a stabilire l’oggetto del sapere.

Così la verità non nasce più dall’adeguazione del pensiero all’oggetto, ma dalla produzione del soggetto e dal fatto che il soggetto si adegua a se stesso. L’oggettività della conoscenza non è più data dal fatto che l’intelletto si adegua al suo oggetto, ossia all’ente reale esterno, oggetto che non ha prodotto, ma gli è dato e presupposto, ma è data dal fatto che l’intelletto stesso costruisce il suo oggetto in base alla propria autocoscienza. È quella che Rahner ha chiamato la «svolta al soggetto».

L’io penso kantiano non è atto di una sostanza, la res cogitans di Cartesio, ma è atto del pensare; l’io kantiano esplicita la virtualità dell’io cartesiano di essere una sostanza nella quale il pensare coincide col suo stesso essere sostanza. Già da adesso si profila quello che sarà il «soggetto» in Fichte, Schelling ed Hegel. Per Cartesio l’uomo non ha la facoltà di pensare, ma è un pensante in atto. Kant mantiene la dottrina delle facoltà, ma concependo l’io penso come pensiero in atto, fa un ulteriore passo verso la divinizzazione del pensiero.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-concezione-idealistica-del-soggetto_25.html

Ci domandiamo ancora come abbiamo fatto con Cartesio: perché mai il sapere dovrebbe partire dall’io e fondarsi sull’io? L’oggetto del sapere non è la realtà? E il soggetto del sapere non è la ragione come tale, che pure Kant aveva mantenuto? Perché allora farla diventare la mia ragione?  Si tratta dell’evidente influsso dell’io cartesiano, per il quale a causa di un indebito passaggio logico la mia ragione diventa la ragione sic et simpliciter e quello che penso io deve valere per tutti.

Ma perché mai dovrei limitarmi a conoscere il mio io? Perché non esiste altro che il mio io. Non è questo forse, come abbiamo visto, l’effetto del cogito cartesiano? La riflessione sul sé certo non è nata con Cartesio, perché è un atto spontaneo della coscienza di chiunque. E non c’è dubbio che, riflettendo sull’atto del nostro pensare, noi ci accorgiamo con assoluta certezza di esistere.


 

Ma perché mai dovremmo restare bloccati nel nostro io? Perchè, cartesianamente, io devo dimostrare che esiste qualcos’altro oltre al mio io, che non sono io. Il cogito mi consente solo di sapere che io esisto. Del resto non so ancora nulla: lo devo ricavare dall’io, perché l’Io è tutto. 

Senonchè bisogna dire con chiarezza che il fondamento del sapere non riguarda solo la conoscibilità della mia esistenza singola, bensì anche quella delle cose e della realtà in generale. La verifica della verità del sapere è fatta quando prendo coscienza del fatto che il mio intelletto ha per oggetto l’ente, partendo dall’esperienza sensibile degli enti materiali a me esterni. Il sapere ha per oggetto l’intera realtà e non soltanto il mio io, per quanto interessante esso possa essere. L’idealismo è affetto da uno spaventoso narcisismo.

Immagini da internet:
- Il pensatore, Munch
- Narciso, Caravaggio
 

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