07 febbraio, 2024

Mediatori di pace - Prima Parte (1/4)

 

 Mediatori di pace

 Prima Parte (1/4)

Diamoci alle opere della pace

Rm 14,19

Prima parte. Il problema

  La posizione del problema

 Tutti avvertiamo oggi che noi cattolici siamo profondamente divisi tra di noi in una forma nuova, mai accaduta finora nella Chiesa. Non occorre aver l’amore per la Chiesa di una Santa Caterina da Siena per accorgersi con dolore e sconcerto che stiamo vivendo  un momento drammatico, nel quale gli scandali, le stranezze, i cattivi esempi e le polemiche, si succedono quotidianamente gli uni gli altri in un turbinoso accavallamento che sembra non aver fine.

Un fatto eclatante che nessuno che abbia gli occhi aperti e amore per la Chiesa può negare è che questo turbamento, questo sconvolgimento, questa agitazione, questa confusione, questa conflittualità, questa sciagurata opposizione indietristi-modernisti sono sorti immediatamente dopo il Concilio. Si pensi solo al famoso ’68. 

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Gli osservatori acuti ed imparziali come Maritain, si accorsero subito del sorgere di due partiti contrapposti: i lefevriani e i modernisti, che molta stampa già influenzata dai modernisti chiamava rispettivamente con gli eufemismi di «conservatori» o «tradizionalisti» (in senso spregiativo) e «progressisti» (erano loro, la vera Chiesa).

Ma il Card. Ottaviani, Pro-Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, già il 24 luglio del 1966, con lucidissima analisi della situazione, inviava ai Vescovi un elenco di 10 errori modernistici come falsa interpretazione delle dottrine del Concilio, errori che si ritroveranno successivamente in documenti come il Catechismo Olandese e il Corso fondamentale sulla fede di Rahner, tuttora influenti nel panorama della teologia attuale.

 

Oggi accade che quella che dovrebbe essere una normale costruttiva dialettica tra il fattore di stabilità e quello di riforma, presente in ogni società, ha assunto una forma patologica, traumatica, febbricitante e lacerante.

In questi sessant’anni si è progressivamente scavato un solco tra le due parti che sembra sempre meno valicabile, benchè tradizione e progresso, conservazione e riforma sarebbero fatti di per sé per combinarsi assieme e completarsi reciprocamente.

Una domanda che ci poniamo è: come mai ad un Concilio, il cui nome stesso dice amore, conciliazione e pace ha potuto seguire la divisione, l’odio e la guerra? Un motivo che certo non è una vera causa o spiegazione, ma può esser considerato un’occasione che ha dato spazio all’intervento del diabolos, del divisore, è il fatto che questo Concilio è stato diverso da tutti gli altri.

Ma se vogliamo chiarire fino in fondo il problema di che cosa è stato e cosa ha voluto fare il Concilio, dobbiamo dire che, per la prima volta nella storia dei Concili, esso non è stato un Concilio di riforma, ma un Concilio profetico.

Non si tratta più tanto di ritornare a un passato perduto, quanto piuttosto di progredire, muoversi ed avanzare verso nuove vie per un futuro noto nelle sue grandi linee dal dato rivelato apocalittico e profetico, e nel contempo carico di mistero, che ci sarà rivelato quando giungeremo alla meta per adesso solo pregustata e oggetto della speranza.  Ecco il tipico progressismo del Concilio.

Immagini da Internet:
- Card. Ottaviani
- Papa Francesco I

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