19 gennaio, 2025

Diritti dell’uomo e diritti di Dio - Sovvertimento e restaurazione nella Rivoluzione Francese - Terza Parte

 

Diritti dell’uomo e diritti di Dio

Sovvertimento e restaurazione nella Rivoluzione Francese

Terza Parte

 Il rapporto dello Stato con la Chiesa

Dalla Dichiarazione del 1789 si ricava che il fine dello Stato e del governo civile è la cura del bene comune temporale così come può essere determinato in base alla ragione e al diritto naturale. Da qui discende la cura delle realtà sociali e delle comunità umane presenti nel territorio dello Stato. Ora la Chiesa si presenta agli occhi dello Stato come comunità coinvolta nella cura del bene comune e nel rispetto dei diritti umani, disposta ad obbedire alle direttive del capo dello Stato e alle leggi dello Stato. 

La Dichiarazione, peraltro, col riconoscere la libertà di opinione e la libertà religiosa, rinuncia a interferire negli affari interni della Chiesa. Pertanto, i difetti della Costituzione civile del clero, giustamente segnalati e condannati da Pio VI, furono  quello di interferire negli affari interni della Chiesa per quanto riguarda la libertà di azione del clero e dei Vescovi, nonché quella degli istituti religiosi, fu quello di violare il diritto di proprietà della Chiesa e quello di impedire la libera formazione e diffusione della cultura cattolica, con la soppressione degli Ordini religiosi. 
 
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Luigi XVI ebbe una buona idea a convocare gli Stati generali nel 1789 per risolvere i gravi problemi economici e sociali del paese, onde avere un aiuto e un consiglio sul da farsi.

Il Re purtroppo non si rese conto che il costituirsi di questa Assemblea aveva una base giuridica nel diritto del popolo all’autogoverno e che la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino poteva essere accettata come base giuridica dello Stato, senza che ciò ledesse necessariamente i diritti della monarchia, della nobiltà e del clero.

Purtroppo anche Pio VI non seppe accorgersi degli elementi recuperabili nella concezione illuministica e massonica dello Stato. Solo col Concilio Vaticano II la Chiesa avrebbe assunto in pieno gli aspetti validi delle concezioni illuministiche settecentesche.


L’enorme disagio della Francia che nel ‘700 la condusse alla rivoluzione non fu solo un disagio politico, ma più profondamente fu un travaglio umano, morale, spirituale ed ecclesiale. Anzi, dirò di più: nella Francia, eminente rappresentante della Chiesa cattolica, era la Chiesa stessa che stava subendo una grave crisi, una crisi che sarebbe stata di crescita, che sul momento invece apparve ai cattolici e al Papa stesso, come gravissimo pericolo di vita.

Se la Chiesa avesse saputo affrontare lei di petto l’enorme problema, probabilmente non ci sarebbe stata la Rivoluzione francese, perché ne avrebbe tolto il veleno, spuntata la forza critica e accontentato le istanze giuste. Per fare questo lavoro avremmo dovuto aspettare il Concilio Vaticano II. Non del tutto sbagliata fu quindi la frase del Card. Suenens quando disse che il Vaticano II fu il 1789 della Chiesa. Certo, durante i lavori del Concilio ci furono momenti drammatici, nei quali ci fu la sensazione di una bufera rivoluzionaria.

Immagini da Internet:
- Stati Gemerali 1789, Auguste Couder
- Concilio Vaticano II

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