12 marzo, 2022

Dignità e limiti del pensiero - Terza Parte (3/4)

    Dignità e limiti del pensiero

Terza Parte (3/4)

Conoscere e pensare

Un errore dell’idealista è l’inversione del rapporto conoscere-pensare, conoscenza-coscienza. Pensare e conoscere sono indubbiamente entrambi atti intenzionali dell’intelletto aventi per oggetto un intellegibile. Oggetto del pensare, però, è il semplice possibile, giacchè l’impossibile o contradditorio è impensabile.

Oggetto del conoscere o sapere è invece il reale, l’esistente. In realtà non è il conoscere che deriva dal pensare, quasicchè questo afferrasse l’essere in modo originario, ma è il pensare che deriva dal conoscere, perché il primo contatto con l’essere è dato dal conoscere e precisamente dal contatto con l’essere delle cose sensibili.

È solo dopo questo contatto iniziale con l’essere concreto e materiale che si apre al nostro intelletto l’orizzonte infinito dell’essere, per il fatto che l’intelletto si accorge che il suo oggetto principale, al di là di questo ente particolare ed empirico, è l’essere come tale. E puntando l’attenzione su di esso e, vedendolo causato, s’accorge che l’oggetto ultimo e supremo dell’intelletto è la conoscenza dell’essere assoluto, Dio.

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 ontanellato, 8 marzo 2022

Gustavo Bontadini

Gustavo Bontadini ha detto che «l’idealismo è inconfutabile». Si è sbagliato. 

Infatti San Tommaso, benché sia vissuto in un tempo nel quale l’idealismo non esisteva ancora, ebbe, nel suo genio profetico, l’intuizione dell’essenza dell’idealismo e distrusse questa mostruosità del pensiero in poche battute, come Davide che uccise Golia. Egli fece la semplice osservazione che prendere per oggetto della conoscenza non le cose ma le idee (species) delle cose conduce ad insanabili contraddizioni. Egli fa leva su due argomenti: primo, se l’idealismo fosse vero, le scienze non sarebbero scienze del reale, ma delle nostre idee; secondo, ne seguirebbe il soggettivismo: il fatto che A sembri a me B e a te non-B porterebbe la conseguenza che A è simultaneamente B e non-B, il che è assurdo.

La verità ontologica è indubbiamente il fondamento reale della verità gnoseologica o del giudizio, ma la ragione di verità, ossia l’adaequatio suppone il rapporto del pensiero con l’essere e non il semplice essere, che in tal modo viene ridotto a pensiero.

Il trascendentale continua ad essere la proprietà dell’io penso o dell’autocoscienza cartesiana, cosicchè tutto diventa l’io, lo spirito, la coscienza e il pensiero e non vi è più posto per l’essere materiale, disprezzato ed emarginato nell’apparenza e nell’illusione, salvo poi il verificarsi della vendetta della materia con le attuali  teorie della interpretazione cibernetica del pensiero (la cosiddetta «intelligenza artificiale»), o la confusione fra neurologia e gnoseologia o il ritorno della vecchia teoria positivista del pensiero come emanazione del cervello o l’assimilazione del pensare al funzionamento di macchina. 

Immagini da Internet

2 commenti:

  1. Questi articoli di metafisica sono interessantissimi, dovrebbero essere raggruppati in una sezione apposita per evitare che si disperdano in mezzo a tanti altri.

    Icaro

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    Risposte
    1. Caro Icaro,
      la ringrazio molto per le sue parole, che mi confortano nel proseguire questo mio lavoro per il bene della cultura cattolica.
      Terrò presente il suo buon consiglio e vedrò cosa posso fare.

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