10 gennaio, 2023

La creazione divina secondo Gustavo Bontadini - Seconda Parte (2/5)

 La creazione divina secondo Gustavo Bontadini

 Seconda Parte (2/5)

La nozione di creazione va cercata nella linea dell’atto d’essere,

non della attività dialettica

Ora, Bontadini sembra trovarsi su questa linea concettualista ed essenzialista, che per un eccessivo bisogno di precisione e formalità, perde di vista la causalità efficiente dell’atto d’essere, che invece è necessario tener presente per formarsi il concetto giusto di creazione, che è la risposta radicale al problema del perché dell’effetto creato, ossia dell’ente mondano, una causa sufficientemente esplicativa.

Bontadini allora, in questa visuale esclusivamente formale ed essenzialista, ritiene che la prova più rigorosa per la dimostrazione di Dio creatore non debba basarsi sul principio di causalità, ma su quello di non contraddizione, che è quello che maggiormente soddisfa la forma del pensare. 

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Parmenide

 

Bontadini ritiene che la prova più rigorosa per la dimostrazione di Dio creatore non debba basarsi sul principio di causalità, ma su quello di non contraddizione, che è quello che maggiormente soddisfa la forma del pensare.

Non si tratta allora in questa visuale di badare alla realtà, anche se oscura e misteriosa, ma di operare sui concetti. Così il reale non gli appare un gradino ontologico esterno al pensiero – le cose sensibili - per salire a Dio, ma un ostacolo, perché gli pare, con gli occhi di Parmenide, contradditorio.


Eppure la nostra ragione, ci fa notare Aristotele, se fa attenzione alla realtà, si accorge che essa, come già aveva intuìto Platone con la distinzione fra il sensibile e l’intellegibile, è posta su due piani ontologici, uno (cielo) sull’altro (terra), e non si lascia penetrare e scrutare dal nostro intelletto, perché sul piano della materia, dell’ypokèimenon, come lo chiamava Aristotele, il reale ci appare ostico e troppo poco intellegibile.

Quel soggetto che prima aveva la forma del legno, successivamente, bruciato dal fuoco, è divenuto cenere. Aristotele comprese che non è il caso di supporre che qui sia violato il principio d’identità, perché il legno è e non è e la cenere non è ed è, a patto che si abbia il buon senso di riconoscere il prima e il dopo e che non c’è confusione fra l’essere e il non-essere, ma passaggio dal non-essere all’essere e viceversa.

Immagini da Internet
 

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