08 febbraio, 2023

La falsa metafisica di George Berkeley - Terza Parte (3/3)

 La falsa metafisica di George Berkeley 

Terza Parte (3/3)

È così che Kant, pur ammettendo l’esistenza delle cose fuori del nostro spirito, sostiene che sperimentiamo queste cose, ossia questi corpi o sostanze materiali, non come cose in sé, ma come fenomeni:

«Il concetto trascendentale dei fenomeni nello spazio è un avvertimento critico, che in generale niente di quel che è intuìto nello spazio  è cosa in sé; e ancora che lo spazio non è una forma delle cose, la quale sia in qualche modo propria delle cose in se stesse; ma che gli oggetti in sé ci sono affatto ignoti e quelli che chiamiamo oggetti esterni, non sono altro che semplici rappresentazioni della nostra sensibilità, la cui forma è lo spazio, ma il cui vero correlato, la cosa in sé, rimane pertanto affatto sconosciuto e inconoscibile, né, del resto, nell’esperienza è mai questione di essa»[1].

In queste parole di Kant vediamo come egli nella conoscenza delle cose spaziotemporali, mette assieme contraddittoriamente il realismo con l’idealismo. Cede all’idealismo, ma non se la sente di arrivare fino in fondo. Continua a dar spazio alla cosa extramentale, anche se Kant prende da Berkeley la pretesa che la materia spaziotemporale della cosa non sia una materia reale, ma una materia pensata o, come si esprime Kant, pensa che la forma spaziotemporale del fenomeno non appartenga al fenomeno, ma sia data al fenomeno dall’intelletto, che la possiede a priori, mentre, contro Berkeley, conserva il principio realista che la materia della cosa esiste ed è fuori di noi. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-falsa-metafisica-di-george-berkeley_8.html

Kant riconosce che noi abbiamo esperienza di corpi o sostanze materiali esistenti fuori di noi; e tuttavia sostiene che noi non conosciamo queste cose come sono in se stesse, ma solo come ci appaiono in quanto fenomeni spaziotemporali, dove la materia del fenomeno ci è fornita dalla cosa mediante l’esperienza sensibile, mentre la nostra sensibilità dà la forma spaziotemporale al fenomeno.

Facciamo un esempio: una roulotte trasportata da un’auto in viaggio. In quanto cose in sé, l’essenza dell’auto e della roulotte mi sono ignote. Esse mi appaiono come fenomeni, ai quali i miei sensi danno la forma spaziotemporale

 

Il tempo e lo spazio, per Gentile in quanto molteplicità del dove e del quando, sono spazializzazione e temporalizzazione del pensare in atto, che è atto della Spirito e nel contempo atto mio e di noi tutti umanità. Atto di autopormi, anzi autocrearmi, autoporci ed autocrearci, ecco la famosa «autoctisi» di Gentile.

Lorenzo Lotto, La Sacra Famiglia

Gentile confonde il rapporto dell’uomo in generale con Dio col mistero dell’Incarnazione inteso peraltro non come unità della persona nella dualità delle nature, ma come unità di un concreto nella dualità di due astratti. Invece il mistero dell’Incarnazione comporta la dualità di due sostanze in un’unica sussistenza.

Gentile, quindi, oltre a vanificare le due nature per confonderle in una falsa sintesi, precorre l’antropologia buonista di Rahner, il quale pure confonde il rapporto dell’umanità di Cristo con Dio, rapporto evidentemente indissolubile, col rapporto degli altri uomini con Dio nella vita presente, i quali uomini, essendo peccatori, possono spezzare col peccato l’unione con Dio.


Immagini da Internet

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