31 maggio, 2023

La pace come effetto della vittoria sul nemico - Seconda Parte (2/3)

 La pace come effetto della vittoria sul nemico

Seconda Parte (2/3) 

La pace è la messa in pratica

della verità morale conosciuta dall’intelletto

Passando poi dal teorico al pratico, vorrei far presente che, trattando della pace, l’antinomia non può essere punto di riferimento e quindi principio di pace per il suo essere incompatibile con la vera pace. La pace non nasce dall’antinomia ed esclude l’antinomia per definizione, ma nasce semmai dalla sua soluzione. Ciò peraltro nulla ha a che vedere col principio romano si vis pacem para bellum, che esamineremo più avanti.

La pace è coerenza ed effetto della concordia, della convergenza, della coerenza, della somiglianza, della mutua comprensione, della proporzione, della comunione, sia pur nelle diversità, non delle antitesi, dei dissidi, dei dissensi, dei litigi, dei conflitti e delle antinomie, che ne sono l’esatto contrario. La vera sintesi è sintesi del compatibile, del corrispondente, del differente, del diverso e del compossibile, non dell’inconciliabile e del contradditorio. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-pace-come-effetto-della-vittoria-sul_31.html


La dialettica non riguarda la determinazione dei valori fondamentali del sapere e della morale, della ragione e della fede, dell’umanità e della realtà, della metafisica e della religione, dove invece si danno certezze assolute, oggettive, universali. Questi sono i valori, che Benedetto chiamava «non negoziabili», in base i quali si può costruire la pace nei cuori e nella società.

La dialettica è un confronto di idee o di tesi circa le quali nessuno dei due dialoganti è certo di essere nella verità, ma entrambi esprimono una semplice opinione…  nell’intento comune di cercare la verità e di ottenere la scienza, proprio mediante un prudente e leale dibattito.


Il grave errore di Kant in questo campo è il parlare che fa di «dialettica trascendentale», e di «antinomie della ragion pura», come se in metafisica, in filosofia naturale, in antropologia, in morale, e in teologia naturale la ragione si trovasse in uno stato insuperabile di impotenza o di perplessità o dubbio senza poter sapere quale è la verità tra le due tesi contradditorie sulla medesima questione di fondo, che mette in gioco il senso della vita e il destino dell’uomo.

Questa è una cosa intollerabile. È vero che poi Kant, per dar certezza morale interviene con un colpo di mano della volontà, la cosiddetta «ragion pratica», che è poi una ragione indipendente dalla Ragione divina. Ma la persona che ama la verità in questioni così fondamentali non può affatto sentirsi soddisfatta di questo volontarismo senza fondamento cognitivo, che sa molto di imposizione dittatoriale, tanto più che la verità non è così inaccessibile come crede Kant, ma la si apprende solo che ci si accosti al realismo biblico e tomista.

Immagini da Internet

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