11 marzo, 2024

Come Sequeri è cascato nella trappola di Bontadini

 

Come Sequeri è cascato nella trappola di Bontadini

                                                                          Non est affirmare et negare simul idem

                                                          de eodem sub eodem respectu

 

 Esiste l’essere che non può non essere e l’essere che può non essere

Su Avvenire del 27 febbraio scorso è apparso un articolo di Pierangelo Sequeri dal titolo «Gustavo Bontadini e la metafisica del ’900, un genio da riscoprire»[1].

Sequeri esordisce con un’osservazione senz’altro giusta:

«Il termine “metafisica”, la parola «davanti alla quale ognuno, più o meno, si affretta a fuggire come davanti a un appestato» (Hegel), ritorna nella forma di un appello alla serietà “politica” – nientemeno – del pensiero (Cacciari). Ritorna come paradosso del mondo, prima che come domanda su Dio. Ma infine, l’uomo non potrà separare ciò che Dio ha congiunto». ...

Alludendo a Bontadini Sequeri sembra dargli ragione nella sua idea che Dio trascenda il mondo stando nel mondo senza essere fuori del mondo, perché, se fosse fuori sarebbe un’astrazione. Si può dire che Dio come Verbo incarnato è stato nel mondo, ma ciò non esclude affatto che il Padre celeste sia fuori e al di sopra del mondo senza essere affatto per questo un «Dio astratto», come diceva Hegel.

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/come-sequeri-e-cascato-nella-trappola.html

 

Sequeri sembra far proprio qui l’errore bontadiniano di respingere il concetto del nulla con la conseguenza di non intendere il dettato del dogma della creatio ex nihilo.

Per avere un concetto del nulla occorre distinguere l’essere dall’esistere.

Contradditorio è dire che l’essere è il non-essere. Questo lo diciamo in base al principio di non-contraddizione scoperto da Parmenide. Qui Bontadini, seguendo Parmenide, che fu del resto seguìto anche da Aristotele, ha perfettamente ragione. Nessun teorema sulla creazione potrà mai contravvenire a questo principio, se non vuole essere un’assurdità. Severino accusa il dogma di essere un’assurdità e per conseguenza accusa il cristianesimo di follia e di nichilismo, perché non distingue l’esistere dall’essere, il possibile dall’attuale, l’atto dalla potenza, l’essenza dall’essere.

La rigorizzazione del discorso tomista su questi temi comporta a mio avviso da una parte la maggior messa in luce, conformemente all’insegnamento biblico, del fatto che la dimostrazione dell’esistenza di Dio è sostanzialmente un passaggio della ragione mediante il principio induttivo di causalità, dall’ente temporale, ente per partecipazione o contingente, all’essere sussistente, «Colui Che È».

Quindi si tratta di scoprire sì un Dio causa prima, motore immobile, essere necessario, ente supremo, fine ultimo e sommo bene, ma soprattutto un Dio personale, un «artefice», del quale l’artefice umano è un’immagine, insomma un soggetto personale dotato d’intelletto e di volontà, che ha ideato l’opera e la mette in esecuzione. Questo è il concetto giusto di creazione.

Immagine da Internet:
- Gustavo Bontadini

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