La scomparsa degli angeli nella metafisica idealista
Da Cartesio a Bontadini
Seconda Parte (2/4)
La scoperta dell’esistenza degli angeli nei Greci
Il primo dei filosofi greci a parlare del pensiero (noèin) e quindi dello spirito è Parmenide, il quale è il fondatore della metafisica in quanto la sua questione fondamentale è quella dell’essere (einai) che identifica con quella dell’ente (on).
Egli tuttavia dice che la stessa cosa è il pensare e l’essere (to autò to noein kai to einai) senza che sia chiaro se egli identifica il pensare con l’essere oppure intende dire che nel conoscere ciò che pensiamo è ciò che è. Nel primo caso egli è il fondatore dell’idealismo. Nel secondo caso fonda il concetto realistico della verità.
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Anassagora forma per primo il concetto della vita (bios o zoè) come automozione, distinguendo l’ente vivente dal non vivente, anche se non ci dà ancora i gradi della vita come farà Aristotele. Un conto comunque, per Anassagora, è il non vivente, il semplice corpo, e un conto è il morto, un corpo che ha perso la vita.
L'automozione significa solo azione immanente o interiore e intenzionale di autoperfezionamento o autorealizzazione e non significa assolutamente autocausazione (causa sui), concetto assurdo come dimostra San Tommaso, perché la causa di se stesso dovrebbe esistere, come causa, prima di esistere come effetto, dovrebbe esistere e non esistere.
Platone ha capito che l’atto del vivente esce da lui e torna a lui secondo una specie di circolarità. Il suo agire e il suo essere sono trasparenti a loro stessi. Quindi ha capito il valore della coscienza, dell’autocoscienza e dello spirito. Bisogna dire allora che ci ha fatto capire meglio non solo che cosa è l’uomo, ma anche che chi è l’angelo. E da qui ci ha fatto capire chi è Dio purissimo Spirito, esplicitando la nozione del nus che già ci aveva fornito Anassagora.
Aristotele, benché non capisca e denigri la dottrina platonica delle idee, tuttavia ne coglie l’aspetto ontologico e ammette la sostanza spirituale o immateriale separata (usìa coristè). Egli spiega l’ente sensibile non con l’idea trascendente, ma con la forma (morfè) immanente, sicchè la sostanza sensibile materiale è il composto (synolon) di materia (yle) e forma. Aristotele chiama la forma anche eidos, come Platone chiama l’idea. In metafisica abbiamo la forma pura, che è finita ed è l’angelo, mentre quella infinita è Dio.
Immagini da Internet:
- Angeli con candelabro, Gessi G.F.
- Angeli, Cappella Palatina, Napoli
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