26 maggio, 2021

Severino e Barzaghi sulla questione dell’essere di Dio - Prima Parte (1/3)

  Severino e Barzaghi sulla questione dell’essere di Dio

Prima Parte (1/3)

L’operazione di Padre Giuseppe Barzaghi

L’essere di Severino assomiglia all’ipsum Esse di San Tommaso, ma non è la stessa cosa. È l’essere di Parmenide, che è sì l’ipsum esse, ma è un ipsum esse che esclude l’essere analogo, esclude, cioè, la realtà, la diversità e molteplicità degli enti. È, cioè, un ipsum esse che non ammette con e sotto di sé l’ente composto di essenza ed essere, esclude insomma la creatura.

L’essere parmenideo è identità di pensiero ed essere, identità che vale per l’essere e per il pensare divini, ma non per l’essere come tale, che nella creatura comporta la distinzione fra l’essere e il pensare. Se l’essere come tale è identità di pensiero ed essere, allora ne viene che tale identità si ritroverà nel pensare umano. E così il sapere umano sarà pareggiato al sapere divino e si avrà il panteismo. 

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Per spiegare dunque l’esistenza del mondo occorre usare un complemento d’agente (ab) riferito a Dio e un complemento di provenienza (ex) riferito al nulla. La creatura è creata da (ab) da Dio, ma proviene dal (ex) nulla. Non è creata dal (ab) nulla, perché il nulla non produce nulla, ma è creata da (ab) Dio perché è l’essere che produce l’essere. Essa sta tra Dio e il nulla.

Si può dire con Tommaso che la creatura certo di fatto in sé (in se) è qualcosa, ma da sé (a se) è nulla. Il suo essere non lo ha da sé (esse ab alio), ma da Dio (esse a se). Dio solo esiste da sé e a sé (aseitas). Se Dio non ci fosse, nulla esisterebbe. L’ateismo è un nichilismo. Ecco perché il Padre dice a Santa Caterina «Io sono Colui Che È e tu sei colei che non è», specificando: «devi sapere che te per te non essere». 

Immagine da internet

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