13 dicembre, 2023

Ateismo e salvezza - Decima Parte (10/10)

 

Ateismo e salvezza

Decima Parte (10/10)

Severino

Passando a Severino, al quale riconosciamo il merito di insistere sull’essere eterno, immutabile e necessario, di voler difendere il principio di non-contraddizione e di voler combattere il nichilismo, bisogna tuttavia dire che egli cade in alcuni errori gravi: primo, quello di identificare idealisticamente il pensiero con l’essere; secondo, quello di negare l’esistenza dell’ente temporale, mobile e contingente, distinto e fuori dell’essere eterno; terzo, quello di rifiutare l‘analogia dell’essere, perché non ammette i gradi dell’essere; quarto, quello  di giudicare nichilista la dottrina della creazione perchè fa riferimento al nulla (creatio ex nihilo), mentre il nulla secondo lui non esiste.

È vero che al di fuori dell’essere nulla esiste. Ma l’essere non è solo l’essere eterno e necessario, per cui occorre notare che al di fuori dell’essere eterno ed immutabile, esiste l’essere contingente, mutevole e temporale. Severino ha il concetto dell’ipsum Esse e con ciò possiamo dire che ha il concetto giusto dell’essenza di Dio. Ma poi, identificando l’essere come essere, con l’ipsum Esse, perde di vista che l’ente contingente è creato dall’ente necessario. Non si accorge che il produrre l’essere dal nulla è l’atto proprio dell’ipsum Esse e che il concetto del creare come creatio ex nihilo non è affatto contradditorio, non comporta la confusione dell’essere col non essere, ma è il passaggio dall’essere possibile all’essere attuale.  

Concinua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/ateismo-e-salvezza-decima-parte-1010.html 

È vero che al di fuori dell’essere nulla esiste. Ma l’essere non è solo l’essere eterno e necessario, per cui occorre notare che al di fuori dell’essere eterno ed immutabile, esiste l’essere contingente, mutevole e temporale. Severino ha il concetto dell’ipsum Esse e con ciò possiamo dire che ha il concetto giusto dell’essenza di Dio. Ma poi, identificando l’essere come essere, con l’ipsum Esse, perde di vista che l’ente contingente è creato dall’ente necessario. Non si accorge che il produrre l’essere dal nulla è l’atto proprio dell’ipsum Esse e che il concetto del creare come creatio ex nihilo non è affatto contradditorio, non comporta la confusione dell’essere col non essere, ma è il passaggio dall’essere possibile all’essere attuale. 

Il Dio di Severino è un Dio impotente che non può creare perché non ammette la possibilità di un essere inferiore al suo, un essere per partecipazione distinto dal suo essere, che è essere per essenza. Quindi il suo Dio non giustifica l’esistenza del mondo, ma non è altro che il mondo trasformato in apparizione finita di Dio, quindi siamo nel panteismo.


Per Rahner noi giungiamo a sapere che Dio esiste non partendo dall’esperienza delle cose e scoprendo, nella linea di Rm 1,20, che esse, per esistere, hanno la necessità di essere causate da un Ente causa prima, che esista per sua stessa essenza, ma in forza della predetta esperienza trascendentale. 

Egli col suo discorso si allaccia evidentemente alla metafisica cartesiana, per la quale noi non giungiamo alla nostra autocoscienza partendo dall’esperienza sensibile delle cose esterne, ma questa conoscenza ci è resa possibile sulla base «dell’autopossesso originario dell’esistenza conoscente e disponente liberamente di sé».

Rahner pretende di fondare questa sua tesi nel passo di Lumen Gentium del Concilio Vaticano II, dove si dice che è possibile una via di salvezza anche per coloro che «non sono giunti ad un’esplicita conoscenza di Dio» (n.16). Egli infatti omologa l’implicita conoscenza di Dio supposta dal Concilio alla sua esperienza trascendentale di Dio, la quale invece non c’entra per niente, perché è chiaro, secondo la sana ragione e la dottrina della Chiesa, che noi arriviamo a sapere che Dio esiste applicando per induzione il principio di causalità e niente affatto in forza dell’esperienza trascendentale rahneriana, che non esiste, e l’ammetterla identificherebbe l’autocoscienza umana con quella divina.

Resta certa infatti la definizione corrente ed ovvia che ho detto, ossia: teismo è affermare Dio; ateismo è negarlo. Per questo resta vero che c’è in gioco una questione di verità. E resta essenziale la questione se è possibile provare razionalmente che Dio esiste e, se possibile, come farlo. Ed è importantissimo determinare il concetto del vero Dio.

Immagini da Internet:
- Emanuele Severino
- Karl Rahner

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