11 settembre, 2024

Lo sbaglio di Cartesio - Prima Parte (1/2)

 

Lo sbaglio di Cartesio

Prima Parte (1/2)

La loro stessa lingua li farà cadere

Sal 64,9

O realismo o idealismo: tertium non datur

È conforme a Cristo Aristotele o Cartesio? Questo è il nodo da sciogliere se noi cattolici vogliamo obbedire a Cristo nella concordia e nella pace, finalmente liberi dalla maledetta e scandalosa lacerazione tra rahneriani e lefevriani nata col postconcilio sessant’anni fa che ci porta all’odio reciproco e ci fa dare un pessimo esempio agli occhi di quel mondo al quale pretendiamo di portare la pace e che invece giustamente si fà beffe di noi nel constatare che siamo noi i primi ad essere in discordia fra di noi.

Questa alternativa corrisponde al confronto fra realismo e idealismo: il realismo, che, come ci ha ricordato più volte Papa Francesco, dà il primato della realtà sull’idea e l’idealismo, che dà il primato dell’idea sulla realtà; il realismo, per il quale l’idea è rappresentazione della realtà; l’idealismo per il quale la realtà è l’idea che l’idealista ha nella sua mente; il realismo, per  il quale il pensiero è distinto dall’essere; l’idealismo, per il quale il pensiero s’identifica con l’essere; il realismo, per il quale il vero è il pensare adeguato all’essere o l’idea adeguata al reale; l’idealismo per il quale la verità è il contenuto del pensiero dell’idealista.

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L’idealismo viene confutato in base a quello stesso realismo al quale l’idealismo è obbligato ad appoggiarsi per sostenere di essere vero. Non è vero, quindi, che, come sostiene Bontadini, l’idealismo è inconfutabile. Inconfutabile è il realismo, per il quale l’idealista non ha bisogno di essere confutato dal realista, perché è lo stesso idealista, che, nel momento in cui crede di essere nel vero, confuta sé stesso nel credere che il suo pensiero sia adeguato alla realtà, ossia nel credere che sia vero.

Per il realista il pensiero non si identifica con l’essere, ma è una perfezione spirituale analogica e gerarchica soggetta a gradi di perfezione, che, partendo dal minimo, il pensiero umano, sale al medio, il pensare angelico, per salire al grado massimo, che è quello divino.

La nozione metafisica di pensiero, come quella dell’essere, comporta un arco di possibilità: pensiero umano, pensiero angelico e pensiero divino. La semplice nozione di pensiero non dice, di per sé, come credono gli idealisti, pensiero attuale, ma può comportare anche il pensiero potenziale, il pensiero come facoltà di pensare: non è solo il pensiero che s’identifica con l’essere, ma è anche il pensiero distinto dall’essere e subordinato all’essere. Insomma, non c’è solo il pensiero divino, ma anche quello creato, sia esso quello dell’angelo o quello dell’uomo.

Immagine da Internet: Mercurio, Jean Baptiste Pigalle

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