06 ottobre, 2024

La psicologia del beffardo - Scherza con i fanti e lascia stare i santi

 

La psicologia del beffardo

Scherza con i fanti e lascia stare i santi

La Sacra Scrittura ha una forte polemica contro i beffardi, della quale nella corrente teologia morale non si tiene gran conto. Anzi esiste la convinzione diffusa che il prendere in giro qualcuno o lo scherzare sulle cose di religione o dottrinali o morali non presenti nulla di male e sia semplicemente una cosa divertente e spiritosa. Si pensa che la persona che si sente offesa o per l’attacco personale o per l’attacco alle sue convinzioni religiose o morali sia un tipo dalle vedute rigide o ristrette, permaloso, «che non sta stare allo scherzo».

La religione cristiana nella sua lunga storia è sempre stata oggetto di irrisione non solo da parte dei pagani, ma anche dagli stessi ebrei che non hanno accettato Cristo. Le testimonianze di questa irrisione blasfema appaiono prestissimo già col Talmud. 

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Il beffardo non ha risolto il problema della verità o diciamo che lo ha risolto male. Il suo bisogno di certezza non lo ha soddisfatto semplicemente adeguando il suo pensiero al reale, ma con una decisione della volontà: è vero non ciò che è, ma ciò che decide lui.


Il suo bisogno di libertà prevale sul bisogno di verità. Infatti nella conoscenza della verità l’intelletto è necessitato dall’evidenza o dalla dimostrazione. L’intelletto, se vuole essere nel vero è obbligato a rappresentare nei concetti e nei giudizi le cose come sono.

Invece la volontà è libera. Può formare il suo giudizio sulla realtà liberamente, come vuole, indipendentemente da come stanno effettivamente le cose in realtà. Per questo, ciò che per il realista è menzogna, per il beffardo è la verità, ossia la sua verità, la verità come la decide lui, non tenendo conto come il realista di ciò che è. Quello che pare al beffardo è per lui ciò che è.

Quando Nietzsche dice che la verità è un errore, che il mondo vero non esiste e che la verità consiste nel mentire, rispecchia esattamente questo far dipendere la verità non dall’intelletto, ma dalla volontà: «è vero ciò che io decido esser vero e se la realtà non corrisponde a quello che dico io, tanto peggio per la realtà». È il decisionismo al posto del realismo. La verità non nasce da un atto di obbedienza al reale, ma da un atto di comando.

Saper scherzare è un servizio di carità fraterna, allenta le tensioni e rende lode a Dio. La vera allegria e il vero buon umore si trovano tuttavia solo nelle persone che sanno quali sono le cose serie circa le quali non si può scherzare.

Immagine da Internet:
- Un figurino ottocentesco di Rigoletto

 

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