21 gennaio, 2025

Le primizie dello Spirito - I doni carismatici straordinari dello Spirito Santo - Prima Parte (1/3)

 

Le primizie dello Spirito

I doni carismatici straordinari dello Spirito Santo

Prima Parte (1/3)

 

Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù

Col 3,1

 La dottrina degli organi del corpo

Già gli antichi pagani, come testimonia il famoso apologo di Menenio Agrippa, hanno avuto l’idea di paragonare la pluralità e diversità dei servizi sociali agli organi di un unico corpo vivente. La stessa idea ricorre in San Paolo, quando espone la sua dottrina del Corpo mistico di Cristo, dove i diversi uffici rappresentano come i singoli organi di questo Corpo.  

Ma il rischio di queste rappresentazioni è quello di favorire il totalitarismo e la tirannide, che riduce le singole persone ad ingranaggi di una macchina o agli accidenti di una sostanza, lo Stato o la società; per cui la singola persona risolve il senso della sua esistenza nell’essere funzionale e relativa alla sostanza, in pratica al capo, che rappresenta la sostanza, l’unico vero ente personale, che sostituisce Dio, al quale solo in realtà la persona umana può essere totalmente ordinata, in quanto è il suo creatore. 

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La dottrina dei doni dello Spirito Santo è basata sulla dottrina paolina del Corpo mistico, dove esistono vari organi – appunto i vari doni – gli uni al servizio degli altri, tutti reciprocamente complementari e tutti armonizzati, unificati, gerarchizzati e ordinati fra di loro dell’unico Spirito Santo, che è lo Spirito di Cristo, Capo del Corpo, che è la Chiesa.


Tali doni sono pertanto qualità o attitudini operative, abiti soprannaturali gratuiti elargiti dallo Spirito Santo, attivi sotto il suo impulso, come elevazione e perfezionamento dell’anima in grazia al fine di santificarla e farle compiere atti al servizio della carità.

I doni di servizio o ministeriali sono detti anche carismi e sono, come insegna il Concilio Vaticano II, di due specie: gerarchici e carismatici. I doni gerarchici sono i tre gradi del sacramento dell’Ordine, riservati al sesso maschile: diaconato, presbiterato ed episcopato. I doni carismatici, ordinari e straordinari, sono conferiti a uomini e donne. Questi doni servono, come si è detto, all’edificazione della Chiesa e al bene dell’umanità.

Immagine da Internet

20 gennaio, 2025

Chi è l’ateo?

 

Chi è l’ateo?[1]

Che cosa intendiamo con la parola «Dio»?

Si dice comunemente che l’ateo è chi nega che Dio esista. Che cosa s’intende con la parola «Dio»? Se guardiamo nel vocabolario, troveremo: «ente supremo». Una volta che abbiamo chiarito il significato della parola, nasce un’altra domanda: chi è Dio? Qual è il vero Dio? A chi conviene il predicato «Dio»? Come dev’essere un ente per essere convenientemente chiamato Dio? Perché meriti il nome «Dio»?  Infatti c’è la possibilità di chiamare «Dio» ciò che non è Dio.

L’ateo si rifiuta di usare la parola Dio e si chiude alla comprensione di questa parola. Per lui è una parola vuota di senso, un termine per designare qualcosa che non esiste e che quindi non offre alcun interesse. Altri associano a questa parola i significati più diversi: l’uomo, la coscienza, l’io, l’essere, il pensiero, il mondo, l’universo, l’assoluto, l’infinito, l’indeterminato, il mistero, la totalità, l’evoluzione, la storia.

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La ragione umana normalmente funzionante, spontaneamente e necessariamente, come ha esperienza delle cose, come si accorge che esse sono causate, ossia appena percepisce l’effetto, s’interroga sulla sua causa sufficiente e proporzionata, ossia dall’effetto risale alla causa. 

Nessuno ignora in buona fede che Dio esiste

Immagine da Internet: Lucrezio 

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[1]  Articolo pubblicato: https://substack.com/@aurelioporfiri

https://substack.com/home/post/p-153115441

https://aurelioporfiri.substack.com/p/chi-e-lateo?utm_campaign=post&utm_medium=web

19 gennaio, 2025

Diritti dell’uomo e diritti di Dio - Sovvertimento e restaurazione nella Rivoluzione Francese - Terza Parte

 

Diritti dell’uomo e diritti di Dio

Sovvertimento e restaurazione nella Rivoluzione Francese

Terza Parte

 Il rapporto dello Stato con la Chiesa

Dalla Dichiarazione del 1789 si ricava che il fine dello Stato e del governo civile è la cura del bene comune temporale così come può essere determinato in base alla ragione e al diritto naturale. Da qui discende la cura delle realtà sociali e delle comunità umane presenti nel territorio dello Stato. Ora la Chiesa si presenta agli occhi dello Stato come comunità coinvolta nella cura del bene comune e nel rispetto dei diritti umani, disposta ad obbedire alle direttive del capo dello Stato e alle leggi dello Stato. 

La Dichiarazione, peraltro, col riconoscere la libertà di opinione e la libertà religiosa, rinuncia a interferire negli affari interni della Chiesa. Pertanto, i difetti della Costituzione civile del clero, giustamente segnalati e condannati da Pio VI, furono  quello di interferire negli affari interni della Chiesa per quanto riguarda la libertà di azione del clero e dei Vescovi, nonché quella degli istituti religiosi, fu quello di violare il diritto di proprietà della Chiesa e quello di impedire la libera formazione e diffusione della cultura cattolica, con la soppressione degli Ordini religiosi. 
 
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Luigi XVI ebbe una buona idea a convocare gli Stati generali nel 1789 per risolvere i gravi problemi economici e sociali del paese, onde avere un aiuto e un consiglio sul da farsi.

Il Re purtroppo non si rese conto che il costituirsi di questa Assemblea aveva una base giuridica nel diritto del popolo all’autogoverno e che la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino poteva essere accettata come base giuridica dello Stato, senza che ciò ledesse necessariamente i diritti della monarchia, della nobiltà e del clero.

Purtroppo anche Pio VI non seppe accorgersi degli elementi recuperabili nella concezione illuministica e massonica dello Stato. Solo col Concilio Vaticano II la Chiesa avrebbe assunto in pieno gli aspetti validi delle concezioni illuministiche settecentesche.


L’enorme disagio della Francia che nel ‘700 la condusse alla rivoluzione non fu solo un disagio politico, ma più profondamente fu un travaglio umano, morale, spirituale ed ecclesiale. Anzi, dirò di più: nella Francia, eminente rappresentante della Chiesa cattolica, era la Chiesa stessa che stava subendo una grave crisi, una crisi che sarebbe stata di crescita, che sul momento invece apparve ai cattolici e al Papa stesso, come gravissimo pericolo di vita.

Se la Chiesa avesse saputo affrontare lei di petto l’enorme problema, probabilmente non ci sarebbe stata la Rivoluzione francese, perché ne avrebbe tolto il veleno, spuntata la forza critica e accontentato le istanze giuste. Per fare questo lavoro avremmo dovuto aspettare il Concilio Vaticano II. Non del tutto sbagliata fu quindi la frase del Card. Suenens quando disse che il Vaticano II fu il 1789 della Chiesa. Certo, durante i lavori del Concilio ci furono momenti drammatici, nei quali ci fu la sensazione di una bufera rivoluzionaria.

Immagini da Internet:
- Stati Gemerali 1789, Auguste Couder
- Concilio Vaticano II

18 gennaio, 2025

Diritti dell’uomo e diritti di Dio - Sovvertimento e restaurazione nella Rivoluzione Francese - Seconda Parte

 

Diritti dell’uomo e diritti di Dio

Sovvertimento e restaurazione nella Rivoluzione Francese

Seconda Parte

 La questione dell’autorità politica

 Per quanto riguarda la questione dell’autorità politica e di quella del governante, la Dichiarazione non tiene conto dell’importantissimo insegnamento di San Paolo:

 

«Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c'è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna» (Rm 13,1-2).

Ben lungi da avallare qualunque situazione di fatto, qui San Paolo, al contrario, ci dà il criterio per sapere qual è il fondamento della legittima autorità umana, che non sia dispotismo e tirannide: è il fatto di partecipare dell’autorità divina. 

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Per sapere quali sono i diritti dell’uomo occorre sapere quali sono i caratteri essenziali della natura umana, quali sono i suoi fini e quali i doveri che la vincolano in coscienza davanti a Dio o quali sono le leggi che deve mettere in pratica per ottenere il suo bene e raggiungere la sua felicità. Occorre quindi sapere che l’uomo è creato da Dio al quale, in quanto creatore, spetta fissare le norme della condotta umana. Il fondamento dei diritti umani è quindi la volontà di Dio creatore dell’uomo.

La ferma volontà di rispettare il diritto degli altri e di Dio, di obbedire alle leggi, di compiere il proprio dovere verso gli altri e verso Dio, di dare a ciascuno quello che gli spetta, è la virtù della giustizia. La giustizia è anche rivendicazione e difesa del proprio diritto. Al diritto da parte nostra corrisponde un dovere da parte degli altri.

Difetto della Dichiarazione del 1789 è l’insufficiente rifermento a Dio, pur indicato come «Ente supremo», ma non come creatore dell’uomo, per cui sembra che i diritti non abbiano la loro origine e fondamento nella volontà di Dio, ma solo nella volontà umana.


Si parla bensì di diritti universali: ma se non c’è il riferimento a Dio, questa universalità diventa come in Kant un qualcosa di puramente astratto e formale, che può essere alla fine riempito con qualunque contenuto.

Possiamo aggiungere che evidentemente il concetto di fratellanza introduce un fattore affettivo, che non è immediatamente avvertibile nel concetto di uguaglianza, che porta il pensiero solo all’universalità della natura umana, della legge morale naturale e della giustizia. Fratellanza dice solidarietà, collaborazione, reciprocità, disponibilità, concordia, amicizia, confidenza, comunione,

La fratellanza richiama anche all’idea della paternità; ma qui il concetto della Costituzione si arresta, perché essa non sa vedere una personalità trascendente in quanto a suo giudizio comprometterebbe l’uguaglianza per rintrodurre l’elemento gerarchico connesso con l’elemento aristocratico e monarchico. 


Immagini da Internet:
- Allegoria della Giustizia, G. Vasari, Firenze
- Allegoria della Fede, G. Vasari, Venezia

15 gennaio, 2025

Diritti dell’uomo e diritti di Dio - Sovvertimento e restaurazione nella Rivoluzione Francese - Prima Parte

 

Diritti dell’uomo e diritti di Dio

Sovvertimento e restaurazione nella Rivoluzione Francese

Prima Parte

 Uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli

Mt 23,8

 

                Rendete a Dio quello che è di Dio

                e a Cesare quello che è di Cesare.

                              Mt 22,21

 

Deposuit potentes de sede

Lc1,52

 Che cosa è la rivoluzione?

 Gli antichi Romani distinguevano un diritto umano da un diritto divino (ius et fas). Tale distinzione è stata ripresa e arricchita dal cristianesimo, il quale ha collegato ragione, diritto, legge e giustizia. Il cristianesimo pertanto distingue una ragione umana da una ragione divina, un diritto umano da un diritto divino, una legge umana da una legge divina e una giustizia umana da una divina.

È stato col razionalismo cartesiano che è sorta una teoria del diritto, della legge e della giustizia indipendente da Dio e pertanto, contrariamente agli intenti dichiarati, sorgente di violenza, tirannia ed ingiustizia. Questo razionalismo aveva inquinato la Corona francese così da ingenerare un regime tirannico, ma ancor più debitori a Cartesio, mediante la massoneria, furono i rivoluzionari che abbatterono la monarchia, così da dare sì alla Francia un regime repubblicano, ma viziato dal razionalismo massonico e liberale.

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L’anima dottrinale della Rivoluzione francese fu la famosa Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 26 agosto 1789. Essa era ispirata alla Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America del 1776 e avrà il suo sviluppo e coronamento – purificata dagli errori - nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo proclamata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Successivamente questa Dichiarazione fu oggetto di lode ed approvazione da parte della Chiesa.

I lati positivi e quelli negativi della Rivoluzione francese sono la conseguenza degli aspetti positivi e di quelli negativi della Dichiarazione del 1789. 

Uno dei punti cardine della Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789 fu la proclamazione e la promozione dell’uguaglianza fra gli uomini: «Art. 1 – Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti»: gli uomini sono tutti uguali ed hanno gli stessi diritti.

L’uguaglianza della quale parla la Dichiarazione è evidentemente l’uguaglianza di natura: tutti hanno la medesima natura umana specifica con i suoi fondamentali bisogni, diritti e doveri. La legge morale è la stessa per tutti. È proibito pertanto fare accezione di persone. I privilegi devono essere giustificati da ragionevoli motivi e non effetto di discriminazioni, favoritismi o parzialità.


Ma la Dichiarazione ha prodotto anche danni ed ingiustizie gravissime per una malintesa concezione dell’uguaglianza umana. Ha voluto vedere nella Chiesa cattolica il sostegno di un regime tirannico basato sul fanatismo e l’irrazionalità, confondendo l’ossequio che il cristiano presta a Dio con una servile soggezione a chi sta al potere.

Nella Dichiarazione dei diritti del 1789 non si fa parola della fratellanza. Essa appare nella Dichiarazione dei diritti e doveri del cittadino, della Costituzione del 1795, come terzo elemento del motto repubblicano, e definita così: "Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi" (cosiddetta etica della reciprocità). Si tratta di un termine di evidente risonanza evangelica, anche se è chiaro che l’ideale dell’uguaglianza e della libertà di trova già nel Nuovo Testamento. Si pensi per esempio alla dottrina di San Paolo sulla libertà.

 

Immagini da Internet:
- Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America, 1776
- Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, 1789

11 gennaio, 2025

Il nazismo esiste ancora - Terza Parte (3/3)

 

Il nazismo esiste ancora

Terza Parte (3/3)

 I mostri possono ritornare

Dagli amici mi guardi Dio,

chè dai nemici mi guardo io.

Il problema più grave ed insidioso per la Chiesa di oggi non è quello dei nemici aperti, i nemici dichiarati, che la perseguitano con la violenza e le calunnie, ma è quello dei degli ipocriti e dei farisei, dei falsi cristiani e dei falsi cattolici, dei falsi progressisti che in realtà sono modernisti, dei falsi sostenitori della Tradizione che in realtà sono indietristi, dei falsi cristi, dei falsi profeti e dei falsi veggenti.

La Chiesa nella sua storia ha sempre avuto i principali nemici dall’esterno, che l’hanno perseguitata fisicamente con azioni distruttive aperte a cominciare da dichiarazioni di illegalità, alla proibizione della pratica religiosa, alle sanzioni penali, alla schiavizzazione, alla soppressione di istituti religiosi, fino a giungere alle uccisioni e alle stragi. 

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Troppo facilmente certi cattolici credono che la normalità della vita cristiana si esaurisca nelle opere esterne, nella regolarità delle azioni esterne, nell’assenza di delitti o atti criminosi esterni.  Invece non danno importanza a ciò che avviene o si compie nei cuori e nelle menti, nel mondo del pensiero, della coscienza, delle dottrine e delle idee.

A conclusione del mio articolo, voglio dire che al di là del profondo contrasto che abbiamo visto fra nazismo e cristianesimo, nulla ci impedisce di chiederci: è possibile un confronto fra dottrina cristiana e dottrina nazista? Ciò è qualcosa di simile al confronto fra realismo e idealismo, fra teismo e panteismo, fra totalitarismo e democrazia, fra egocentrismo e teocentrismo, fra volontà di obbedienza e volontà di potenza, fra servizio a un solo padrone e servizio a due padroni, tra chi vuole la vita libera dalla morte e chi la vuole con la morte, tra chi vuole solo il vero e chi lo vuole col falso, tra chi vuole solo il bene chi lo vuole misto al male.


È evidente come dall’idealismo si può ricavare anche il materialismo e come il panteismo vada di braccetto con l’ateismo. Se infatti l’essere si distingue in essere spirituale ed essere materiale e se il pensiero coincide con l’essere, non avremo solo la riduzione della materia a pensiero (Berkeley), ma anche la riduzione del pensiero a materia (Locke). E se Dio è il mondo (Hegel), e quindi tutto è Dio, sarà vero anche che il mondo è Dio (Spinoza) e quindi non occorre un creatore del mondo.

Siamo grati alla cultura tedesca per l’esempio che ci dà di serietà e di laboriosità, per il servizio che ci rende in tanti campi del sapere e dell’agire, gli stimoli che offre alla ricerca e al progresso culturale, ma è anche nostro dovere essere vigilanti e non lasciaci ingannare dal luccichìo di una falsa libertà o di una illusoria sapienza. Guardiamoci dai falsi cristi e dai falsi profeti.

Immagini da Internet:
- Biblioteca Trinity College Dublin
- Biblioteca Vaticano

10 gennaio, 2025

Il nazismo esiste ancora - Seconda Parte (2/3)

 

Il nazismo esiste ancora

Seconda Parte (2/3)

 Il carattere demoniaco del regime hitleriano

Ma veniamo adesso a ricordare che cosa è stato il regime hitleriano sotto il profilo della cultura e dell’influsso sulle anime. Il regime nazista costituì l’acme ossessivo di una progressiva autoesaltazione del popolo tedesco, che trovò in Hitler l’espressione più compiuta della sua viziosa tendenza all’autostima, della quale ho già parlato (Deutschland über Alles) e la conseguente volontà di dominio sull’intera umanità.

Ciò che al riguardo colpisce gli storici delle origini del nazismo è la sintesi che esso creò fra quattro fondamentali fattori o  princìpi ispiratori dello spirito tedesco: primo, la riesumazione dell’antica mitologia precristiana nel culto delle rune; secondo, la letteratura filosofica idealistico-panteista; terzo, l’interesse superstizioso per i fenomeni occulti, per lo spiritismo, la divinazione, l’astrologia, il misticismo indiano, la teosofia, l’esoterismo massonico e cabalistico e per la magia; quarto, un’immaginaria antichissima origine della razza ariana, fatta passare per scienza storica.

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Aristotele dice che l’uomo può compiere azioni malvage molto più dannose di quelle che può compiere l’animale, perchè l’uomo, nel fare il male, può impiegare la sua ragione in modo perverso. Ora, il potere della ragione, che coglie l’universale – osserva Aristotele – è molto maggiore del senso, che si ferma al particolare.  Da qui il maggior danno prodotto dall’azione che ha principio nella ragione pervertita, rispetto a quello che ha principio nel senso, al quale è limitato il potere delle bestie.

Si pensi alla quantità di mezzi tecnici, di trasporto e di costruzione che saranno stati impiegati nell’impresa e si potrà avere una pallida idea di quanto Aristotele aveva ragione.

Per questo, chi si limita a qualificare come bestiale la condotta dei nazisti, non dice a sufficienza quanto malvagia è stata la loro condotta, la quale, viceversa, dev’essere senz’altro qualificata come diabolica nel senso rigorosamente teologico della parola. Infatti, il diavolo è un soggetto che concepisce intellettualmente il male e lo vuole con la volontà. E questo è esattamente ciò che hanno fatto i nazisti, dando prova di una convinzione, un’ostinazione, una potenza ed efficacia di azione, tali da lasciar trasparire la presenza di una forza intellettuale e volitiva superiore a quella umana.


Dai discorsi di Hitler su ciò che egli pensava di sé stesso e della sua missione è evidente in lui la volontà e la pretesa folle di sostituirsi a Cristo nella sua convinzione di essere strumento di Dio, del fato, del destino o di entità superiori nella promozione della salvezza e della grandezza del popolo tedesco e, con esso e per suo tramite, dell’intera umanità. E la cosa stupefacente è come e quanto egli fu ingenuamente e facilmente creduto e accolto dai Tedeschi, un popolo di antica fede cristiana, di grandi doni intellettuali e morali, di forte spiritualità, civile, progredito e colto.

 
Immagini da Internet