07 febbraio, 2025

La giustizia del Padre - Prima Parte (1/3)

 

La giustizia del Padre

Prima Parte (1/3)

Si è manifestata la giustizia di Dio

Rm 3,21

 Dio vuole che l’uomo sia giusto nei suoi confronti

Il concetto biblico di giustizia (zedakà) comporta una virtù per cui l’uomo è giusto (zaddìq), nel senso di essere retto, operare il bene, essere buono, santo e perfetto. Essa di per sé non comporta un rapporto né con la legge (torah) né col prossimo, ma implica e conduce spontaneamente a questo rapporto, per cui è giusto chi pratica la legge e dà a ciascuno il suo.

E qui il concetto biblico viene ad incontrarsi col concetto romano della iustitia e del jus, ossia del tribuere unicuique suum, il rispetto dei diritti altrui e la rivendicazione dei propri. Abbiamo anche il rapporto con la dikaiosyne greca come virtù della socialità o virtù politica

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Si sente spesso parlare della misericordia di Dio, ma della giustizia poco si parla, se non per ricondurla alla misericordia, quasi a voler insinuare che essendo la giustizia il contrario della misericordia, è meglio tacerne. Eppure non è possibile negare che Dio sia giusto giudice e rimuneratore dei giusti e degli ingiusti.

Non è vero, come dice Rahner che «Dio ama in maniera originaria e senza motivo il peccatore». Dio ama il peccatore a patto che si penta e quindi c’è un motivo ben preciso per il quale Dio ami il peccatore o lo salvi. Dio ama il peccatore pentito, non quello che non si pente, anche se continua ad amarlo come sua creatura. Dio ama il peccatore col renderlo giusto e questa è giustizia divina. Ma giustizia divina è anche la punizione del peccatore ostinato.

Certo, Dio ama il peccatore originariamente ed incondizionatamente in quanto è creatore e il peccatore è sua creatura. Così Egli ama anche i dannati dell’inferno; ma non li ama in quanto peccano, perché Dio non ama l’ingiustizia. Dio, in quanto giusto, ama i giusti e per questo Dio giustifica il peccatore; ma conseguentemente non ama il peccatore che ha peccato e non si pente, ossia il peccatore in quanto tale, in stato o in atto di peccato; anzi è con lui adirato; ma ama, perdonandolo e giustificandolo, solo il peccatore che pur restando nella condizione di peccatore, è pentito, infondendo nel suo cuore la grazia del pentimento.

 
Immagine da Internet: Conversione dell'innominato, Gonin (1840)

2 commenti:

  1. Buongiorno Padre,le lascio un estratto del libretto “il Padre parla ai suoi figli”,per me stupendo ed anche approvato dallla Chiesa,lei cosa ne pensa?Grazie. Quanto a voi, anime in stato di peccato, o che ignorate la
    verità religiosa, non potrò entrare in voi, ma sarò comunque
    vicino a voi, poiché non smetto mai di chiamarvi, di invitarvi
    a desiderare di ricevere i beni che vi porto perché vediate la
    Luce e guariate d a l peccato.
    A volte vi guardo con compassione per l'infelice stato nel
    quale vi trovate. A volte vi guardo con amore per disporvi a
    cedere ai fascini della grazia. Passo talvolta dei giorni, degli
    anni anche, vicino ad alcune anime, per poter assicurare loro
    la felicità eterna. Ignorano che lo sono là che le aspetto, che
    le chiamo ad ogni istante del giorno. Tuttavia non Mi stanco
    affatto e provo lo stesso la mia gioia nel restare accanto a
    voi, sempre con l a speranza che u n giorno ritornerete al
    Padre vostro e Mi farete almeno qualche atto d'amore prima
    d i m o r i r e .

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  2. Caro Anonimo, questi sentimenti sono certamente conformi a ciò che il Padre può pensare dei peccatori e possono essere anche di modello a noi per occuparci di loro con carità e speranza nella loro conversione.

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