08 settembre, 2021

Il rimedio alla ambiguità del linguaggio - Seconda Parte (2/3)

  Il rimedio alla ambiguità del linguaggio

Seconda parte (2/3)

L’ambiguità del linguaggio è segno di ipocrisia

Alla persona doppia la fermezza appare rigidità, la tenacia appare ostinazione, la certezza appare dogmatismo, la saldezza sembra cocciutaggine, l’evidenza è pura apparenza, la fedeltà sembra conservatorismo, l’affermazione del vero appare presunzione, la condanna dell’errore appare violenza, l’ambiguità e la finzione appaiono prudenza e saggezza.

«Semplici come le colombe, prudenti come i serpenti» (Mt 10,16). Occorre difendersi dagli ingannatori e dagli impostori. Sempre nell’onestà, il linguaggio tuttavia con costoro dev’essere cauto e misurato, tale da non lasciar scoperte fessure dalle quali il nemico può entrare, tale da non poter essere strumentalizzato e tale da svelare i loro inganni e metterli davanti alle loro responsabilità. Occorre imparare un linguaggio tale da poter sfuggire alle insidie e alle trame del nemico; semplici sì, ma occorre evitare quelle ingenuità, delle quali il nemico potrebbe servirsi per umiliarci. 

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-rimedio-alla-ambiguita-del_8.html

L’ideale ignaziano è nato in un momento della Chiesa, nel quale ce n’era estremo bisogno: una milizia di apostoli in obbedienza al Papa per difendere e proteggere la Chiesa dall’insidia luterana e ricondurre all’ovile le pecore disperse dall’opera di Lutero, una milizia di difesa e di attacco, fatta di audacissimi militi, pronti a dare la vita per la causa di Cristo agli ordini del Papa.

Una qualità eccellente del Figlio di Sant’Ignazio, che rende il Gesuita modello di guida delle anime per tutta la Chiesa, è la sua sapienza pratica nella direzione spirituale mediante i famosi Esercizi spirituali, concepiti sul modello dell’addestramento militare come esercitazione metodica e ordinata di tutte le potenze dell’anima, intelletto, volontà, passioni, immaginazione, sensibilità e motilità corporea per il raggiungimento della meta dell’«uomo spirituale», nel pieno dominio di se stesso ed ordinamento interiore unitario delle sue potenze vitali nella ricerca della santità, nel discernimento quotidiano della volontà di Dio, sotto la guida dello Spirito Santo e nella devozione al Sacro Cuore di Gesù.

Immagine da internet

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.