circa la questione del dualismo
Caro Bontadini,
tu hai polemizzato a lungo contro il realismo, ossia contro quella concezione del pensare che sostiene:
1. che da una parte ci siamo noi col nostro pensare e dall’altra ci sono le cose che pensiamo;
2. che il reale esiste prima che lo pensiamo;
3. che il reale è esterno al nostro pensiero, trascendente rispetto al nostro pensiero e presupposto al nostro pensiero e non è per se stesso da noi pensato, ma è pensabile prima che lo pensiamo;
4. che il pensare è relativo all’essere, ma l’essere non è relativo al pensare;
5. che l’essere non è estraneo al pensiero, ma distinto, proporzionato e assimilabile dal pensiero;
6. che il pensare è trasceso dall’essere;
7. che l’essere non coincide con l’essere pensato;
8. che l’essere è esterno al pensiero e
9. che il pensare raggiunge e coglie l’essere esterno senza uscire da se stesso, ma nel proprio intimo mediante il concetto.
Tu invece hai negato tutte queste cose e hai dichiarato essere pregiudizio e mera immaginazione la convinzione che «ci sia da una parte l’essere e dall’altra il pensiero, come due sfere o due ordini a sé». Ti chiedi poi «come le leggi d’un ordine – quello del pensiero – possano valere per l’altro, quello dell’essere (che è poi quello che conta di più), chi le metterà d’accordo?»; affermi poi che tale accordo è impossibile; aggiungi che in tale visione «il pensiero è stato messo in quarantena» e che «dovrebbe venire l’essere, lui a dirci che è d’accordo col pensiero»; «se l’essere ci parla, questo essere è sempre pensiero».
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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/lettera-aperta-bontadini-circa-la.html
Tu hai dichiarato essere pregiudizio e mera immaginazione la convinzione che «ci sia da una parte l’essere e dall’altra il pensiero, come due sfere o due ordini a sé». Ti chiedi poi «come le leggi d’un ordine – quello del pensiero – possano valere per l’altro, quello dell’essere (che è poi quello che conta di più), chi le metterà d’accordo?».
Ma, caro Bontadini, innanzitutto è perfettamente vero che c’è da una parte l’essere e dall’altra il pensiero, come due sfere o due ordini a sé. La distinzione fra l’ente reale e l’ente ideale o di ragione, fra il pensiero e l’essere, fra l’ens reale e l’esse intentionale è già stata scoperta una volta per tutte da Aristotele.
La questione dell’esistenza di Dio concerne il fondamento della realtà fisica che ci circonda, percepibile dai sensi, della quale avvertiamo la contingenza e il divenire, e per questo poniamo una Causa prima necessaria ed immobile, che è Dio. Ma questa prova, in conformità con la Scrittura (Sap 13,5 e Rm 1,20) l’ha già prodotta San Tommaso d’Aquino.
È già abbastanza rigorosa e di più non potrebbe essere.
Tu, invece, caro Bontadini, hai voluto assumere il concetto parmenideo dell’essere, credendo che fosse migliore di quello tomistico, ed invece è panteistico e non dà spazio all’ente contingente, oltre ad essere un concetto idealistico dell’essere come essere pensato.
Quindi è successo che tu hai voluto accantonare il principio di causalità interpretando il problema dell’esistenza di Dio come se si trattasse di sciogliere una contraddizione, di mostrare, cioè, che il divenire sarebbe contradditorio se Dio non esistesse. In tal modo sei rimasto nell’orizzonte della logica, mentre il problema tocca la fisica e la metafisica.
Immagini da Internet:
- Il Prof. Gustavo Bontadini intervistato da Padre Aldo Bergamaschi
- Stampa, Honoré Daumier
- Mario che legge, Ezechiele Acerbi
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