12 giugno, 2024

Sulla differenza fra il corpo e lo spirito - Quarta Parte (4/6)

 

Sulla differenza fra il corpo e lo spirito

Quarta Parte (4/6)

Seconda parte – I fondamenti filosofici

Fisica antica e fisica moderna

La fisica aristotelica, prendendo in considerazione l’ente mobile, sensibile e quantitativo, ossia l’ente materiale nella sua intellegibilità, ha consentito di costruire una psicologia che a sua volta aprendosi alla conoscenza dell’anima come forma sussistente o separata ossia immateriale (usìa coristè) e quindi come spirito, ha consentito l’edificazione della metafisica, che considera l’ente indifferente al fatto che sia materiale o spirituale. In tal modo la metafisica, con la sua considerazione dell’ente il cui atto è l’essere, pone le premesse per l’edificazione della teologia naturale, in quanto essa si interroga sulla causa dell’atto d’essere dell’ente.

Quanto a Platone, se nella considerazione del mondo materiale egli riuscì a fondare la matematica, ma non riuscì a fondare la scienza fisica, la psicologia e la biologia, come invece riuscì Aristotele, il quale si accorse che il sensibile è unito all’intellegibile nella medesima cosa materiale vivente o non vivente, per cui anch’esso entra nell’orizzonte dell’essenza, dell’essere e della sostanza. Da qui la possibilità di quelle scienze che Platone non era riuscito a fondare per la sua diffidenza nei riguardi del divenire fisico e dei moti delle passioni.  

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La scienza fisica moderna da una parte, nella sua indagine sempre più raffinata della micromateria e delle sue energie, ha assottigliato la distinzione fra spirito e materia, perchè a livello subatomico la materia assomiglia allo spirito, mentre la psicologia sperimentale moderna, dal canto suo, ha scoperto quanto il nostro spirito è legato alla materia.

Il rischio di oggi è quello di perdere di vista la distinzione fra materia e spirito e la consapevolezza che lo spirito è immensamente più importante della materia, ma nel contempo occorre anche evitare la superbia degli idealisti, che pur non ignorando l’importanza dello spirito, col pretesto dell’autocoscienza, cominciando dallo spirito, finiscono nella carne e ci fanno precipitare nella tragedia di Icaro o di Narciso.

Il rischio oggi dei fisici quantistici è quello di un entusiasmo eccessivo per le scoperte delle neuroscienze e della fisica nucleare, che possono far loro credere di essere loro i veri scopritori dello spirito, inteso come Uno-Tutto, materia-spirito, materia che si fa spirito, Autocoscienza totale ed assoluta, Uno divino del quale le singole coscienze umane sarebbero apparizioni momentanee e fugaci.

San Tommaso ha commentato il trattato aristotelico sull’anima perchè si è accorto della sua utilità per capire la dottrina biblica ed ecclesiale circa la natura umana e il rapporto dell’anima col corpo. Aristotele non presenta l’anima come spirito (pneuma). Questa è dottrina di San Paolo. Ma la presenta come forma (morfè) e atto (energheia) del corpo organico atto a riceverla. Potenza dell’anima è l’intelletto (nus), che è una forma separata (usìa coristè), cioè, a differenza dell’anima degli animali, che è unita alla materia (yle), l’intelletto umano «viene dal di fuori» (thyrathen) della materia.

La materia è buona come buono è lo spirito, perchè entrambi sono ente e l’ente di per sé è buono. La materia pertanto non spinge al male ma al bene. La Bibbia conferma questa visione di Aristotele insegnando ai materialisti che esiste il primato dello spirito sulla materia, e ai platonici che anche la materia è buona perchè creata da Dio bontà infinita.

Immagine da Internet: Gerard van Kuijl, Narciso, 1645, John and Mable Ringling Museum of Art, Sarasota, Florida

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