Melanconia
Origine del nome e del concetto
In un clima sociale ed ecclesiale come quello attuale, nel quale vediamo foto di singoli, gruppi, comunità, famiglie, religiosi, preti, vescovi, cardinali fino al Papa ridere a bocca aperta in un clima di festa, sentiamo continuamente i predicatori proclamare che la vita cristiana è gioia, che occorre vivere nella gioia, continuano tuttavia ad esistere i malinconici, i tristi, i piangenti, i tormentati, i disperati, gli smarriti, anche tra gli stessi giovani, fino ad avere frequenti notizie di suicidi od omicidi o stragi terrificanti, a parte le guerre in corso, sintomi evidenti di un radicale vuoto di ideali, di una totale assenza dei valori sotto un manto di libertà, senz’alcun freno morale, senza il presidio di alcuna disciplina e senza l’occhio ad alcuna verità.
Tra tutti questi mali, con intento ovviamente costruttivo, ne scelgo qui uno, un male sottile dello spirito e della psiche, dal quale invece alcuni traggono un gusto morboso e malsano, un male che quindi occorre correggere con opportuni accorgimenti teoretici, pratici ed educativi.
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Agrippa scrisse la sua Occulta philosophia nella quale da una parte garantiva la possibilità della visione dell’Assoluto al di là di ogni concetto, ma dall’altra scrisse un trattato per sostenere la vanità di tutte le scienze dando mostra di uno sfrenato scetticismo. L’opera fu condannata dalla Sorbona; ma bastava che gli avessero detto: se metti in dubbio il valore di tutte le scienze, allora devi negare a quanto dici un valore scientifico.
In realtà, la tesi secondo la quale la genialità nascerebbe dalla melanconia, alla quale pertanto verrebbe data una funzione positiva, è una tesi del tutto campata per aria. La vera genialità suppone quanto di più opposto si possa pensare alla melanconia: suppone straordinarie energia, vitalità, fertilità, intuitività, produttività ed iniziativa psicoemotive, intellettuali e volontarie.
Quanto
al sapere o vedere teologico o mistico, questo non suppone necessariamente la
genialità, ma una retta fede, la sapienza, la purezza della coscienza morale e
la pietà religiosa. Se per malinconia intendiamo la tristezza e un certo
sconforto, ebbene, qui può occasionalmente inserirsi la melanconia, che meglio
va chiamata malinconia, ma che poi, lungi dall’alimentare, occorre scacciare
con forza secondo il consiglio di San Filippo Neri: «scrupoli e malinconia
fuori di casa mia!». Quanto più sentiamo in noi la presenza di Dio, tanto più
ogni malinconia scompare come nebbia al sole e subentra una gioia pura senza
ombre e senza condizioni.
Immagine da Internet:
- La storia vera di San Filippo Neri raccontata in Preferisco il Paradiso : https://www.youtube.com/watch?v=ONn-2VLMLlA - https://www.youtube.com/watch?v=30ubuSB3vmQ
- Agrippa Occulta philosophia
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