Che cosa è il nichilismo?
Seconda Parte (2/5)
Tra l’essere e il non-essere
Quando consideriamo il significato e l’orientamento della nostra vita e il fine della nostra esistenza, quando pensiamo a che cos’è che massimamente desideriamo e vogliamo e di cui abbiamo bisogno per essere felici, a tutti noi s’impone una scelta: o ci volgiamo verso noi stessi, cioè puntiamo al nostro io, ci appoggiamo su noi stessi assolutizzando noi stessi, ritenendo che il nostro io sia il centro di tutto, credendo di non dipendere da nessuno e che nessuno curi i nostri interessi meglio di quanto noi stessi possiamo fare.
Oppure ci volgiamo a un tu, che ci sta davanti, esistente prima e indipendentemente da noi, al di sopra di noi e a fondamento della nostra esistenza, un tu che scopriamo essere la causa e il principio di ogni essere, perché è lo stesso essere sussistente, infinitamente sapiente, potente, amorevole e provvidente, desideriamo questo tu, vederlo ed entrare in comunione con lui, ascoltiamo e obbediamo a questo tu, ci fidiamo di lui, confidiamo in lui, gli chiediamo perdono invocando misericordia, perché sappiamo di essere stati creati da questo tu, per cui è questo tu ad essere il nostro sommo bene e la nostra felicità. Questo tu è Dio.
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Il nichilismo si può nascondere anche sotto la falsa mistica, nella quale si esagera fino all’assurdo l’oscurità del mistero divino, mescolando l’affermazione di Dio con la sua negazione, … Il vero mistico ha il gusto della luce e accetta umilmente i suoi limiti e le tenebre del mistero divino.
È vero che parlando di Dio la Scrittura dice che «nubi e tenebre lo avvolgono» (Sal 97,2). È chiaro che l’infinità dell’essenza divina oltrepassa infinitamente la capacità finita della nostra ragione anche nella visione beatifica del cielo. Per usare un efficace paragone di Sant’Agostino, la pretesa dello gnostico e del razionalista è quella di contenere l’acqua dell’oceano in un secchiello o in un bicchiere.
Eppure Dio è Luce che illumina le menti. Nella sua luce vediamo la luce. La luce della coscienza, la luce dell’intelletto agente provengono da Dio.
La filosofia di Hegel è la forma più radicale e sistematica di nichilismo mai esistita, celata sotto le apparenze della idealità, della razionalità, dell’affermazione dell’essere assoluto. … Chi poi oggi ci descrive con maggiore chiarezza questa visione nichilistica della realtà e questa concezione del nichilismo è Emanuele Severino.
Indubbiamente il nichilismo più serio, preoccupante e più odioso, vera «follìa», come dice Severino, è questo. Severino pertanto ha perfettamente ragione nell’insorgere contro questo nichilismo in nome del principio di non-contraddizione: l’essere non può essere il non-essere. L’essere non è il non-essere.
Infatti se astraiamo del tutto dagli inferiori dell’essere, per forza alla fine non rimane niente, ma ciò non perchè l’essere è niente, ma perché ci siamo sbagliati noi nell’astrarre, lasciando fuori le differenze come se l’essere fosse un genere e invece è un trascendentale, che include implicitamente tutti i generi. Finito e infinito, necessario e contingente, assoluto e relativo, mutevole e immutabile, eterno e temporale, creato e increato, materiale e spirituale, reale e ideale, uno e molteplice, benchè sotto l’essere, sono ancora essere.

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