15 febbraio, 2024

Mediatori di pace - Quarta Parte (4/4)

 Mediatori di pace

Quarta Parte (4/4)
 
 Pregi e difetti del Concilio

 Ogni Concilio, grazie all’impulso dello Spirito Santo, fa avanzare la Chiesa sulle vie del regno di Dio, ma in quanto opera umana, contiene sempre limiti e difetti pastorali, i cui effetti negativi richiedono un nuovo Concilio che vi rimedi e così via fino alla fine del mondo. Il Vaticano II non fa eccezione. Esso certamente ha aperto un’epoca nuova, rimediando all’eccessiva severità che era stata avviata dal Concilio di Trento sia all’interno della Chiesa che nei confronti del mondo.

Per capire l’opera del Concilio nei suoi pregi e nei suoi difetti bisogna leggere i discorsi di San Giovanni XXIII in preparazione al Concilio o il famoso discorso inaugurale, che danno al Concilio la sua impostazione. Il pregio della pastorale di San Giovanni XXIII, che ha indotto a convocare il Concilio è stato l’aver capito che occorreva che la Chiesa assumesse i valori della modernità. 

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Tutti i riformatori della tradizione cristiana, compreso lo stesso Lutero, sulla via dei profeti veterotestamentari, hanno sempre inserito nella loro predicazione la minaccia dei castighi divini. Infatti, se qualcuno ci fa una calorosa esortazione a fare certe cose, ma non ci avverte delle conseguenze negative del non farle, crediamo che si tratti di cose puramente facoltative, che se non le facciamo non succede niente. Così per molti è stato il messaggio conciliare: belle proposte; ma poi preferisco regolarmi diversamente. Per i modernisti il Concilio ci presenta un Dio misericordioso che non castiga nessuno. Per i lefevriani il castigo divino incombe su chi accetta il Concilio. 
 
Il Papa pensò, in parte illudendosi, che sarebbe bastato nei confronti del mondo moderno un atteggiamento di benevolenza e di esortazione per poterlo persuadere. È qui che vediamo il punto debole della pastorale del Concilio, non nella dottrina, che è ottima, checché ne pensino i lefevriani.

Chi vede nella modernità solo decadenza e prevaricazioni certamente sbaglia. Tuttavia è vero che abbiamo bisogno di convertirci e di recuperare i valori dimenticati.

Benedetto XVI è stato l’unico Papa del postconcilio che parlando ai lefevriani espresse critiche al Concilio, facendo loro presente che se volevano essere in comunione con la Chiesa, dovevano accettare le dottrine nuove del Concilio, ma che nel contempo era lecito «discutere la parte pastorale».

Affermazione della massima importanza perché finalmente, dopo quasi cinquant’anni dalla fine del Concilio giungeva un riconoscimento sommamente autorevole di una certa posizione critica che si manifestò sin dall’immediato postconcilio non riguardo alle dottrine, ma all’impostazione pastorale.

Immagini da Internet:
- I Cavalieri dell'Apocalisse, Miniatura (970 circa)
- La Donna dell’Apocalisse, di Rubens

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