05 marzo, 2025

Logica binaria e logica ternaria - Logica aristotelica e logica farisaica - Seconda Parte (2/4)

 

Logica binaria e logica ternaria

Logica aristotelica e logica farisaica

Seconda Parte (2/4)

 

La logica evangelica

Cristo non ha cincischiato, non ha tergiversato, non si è barcamenato, non ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte, non ha fatto il doppio gioco, ma ha detto al Padre un sì assoluto e deciso senza oscillazioni o pentimenti, senza riserve, condizioni o tergiversazioni. Questa è la logica di Cristo.

Quale rapporto può esserci fra il sì e il no? Così quale accordo può esserci fra Cristo e Beliar? Conciliare il sì col no non è spirito di concordia, ma doppiezza e slealtà. Non si può conciliare l’inconciliabile. Cristo concilia ciò che può essere conciliato e non l’inconciliabile. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/logica-binaria-e-logica-ternaria-logica_5.html

Ecco una sintesi fatta da San Tommaso delle tre modalità di predicazione teologica:

«Poiché ascendiamo a Dio partendo dalle creature rimuovendo tutte le cose (in omnium ablatione), oltrepassando (in excessu)  e come causa di tutte le cose (in omnium causa), per questo Dio è conosciuto in tutte le cose, così come è separato da tutte le cose e tutte le supera, poiché tutto ciò che cade nella nostra conoscenza, lo riceviamo come provenuto da Lui; ed ancora è conosciuto per mezzo della nostra ignoranza, in quanto cioè questo stesso è conoscere Dio, che noi sappiamo di ignorare di Dio chi Egli sia» (Comm. Al De div. Nominibus, c. VII, lect. IV, n.731).

Tommaso propone questa triplice via parlando della conoscenza angelica:

«La sostanza separata, per mezzo della sua sostanza, conosce di Dio che Egli esiste, che è la causa di tutte le cose; che trascende tutte le cose e che è separato da tutte le cose, non soltanto quelle esistenti, ma anche quelle che possono essere concepite da una mente creata. A questa conoscenza di Dio anche noi in ogni modo possiamo giungere. Tramite gli effetti possiamo infatti sapere che Egli esiste e che è causa delle altre cose, sovrastando alle altre, e separato da tutte.


E questo è il vertice e la massima perfezione della nostra conoscenza in questa vita, come dice Dionigi nella sua Teologia mistica, che noi ci congiungiamo a Dio come ad ignoto (quasi ignoto): il che avviene conoscendo di Lui ciò che Egli non è, mentre ciò che è ci rimane del tutto ignoto (penitus ignotum). Per cui per dimostrare tale sublimissima conoscenza per ignoranza di Mosè è detto che entrò nella caligine nella quale era Dio (Es 20, 21)» (Contra Gentes, l. III, c.49).


Immagine da Internet:
- San Paolo all’Areòpago, Arazzo, Pietro Lefebvre, XVII sec. su cartone di Raffaello Sanzio.
- Mosè e il roveto ardente, Sébastien Bourdon

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