01 ottobre, 2025

Da Cartesio a Fichte. La confusione fra l’io umano e l’io divino - Parte Terza (3/4)

 

Da Cartesio a Fichte

La confusione fra l’io umano e l’io divino

Parte Terza (3/4) 

La posizione di Fichte

 

Per questo, se il cartesiano ammette l’esistenza di Dio, come in Kant, Dio è solo un’idea suprema della ragione; non è una persona che sta davanti a me. Non è il mio creatore ma un prodotto della mia mente. Non è un Dio che mi salva, ma un Dio che salvo io. Fichte la pensa allo stesso modo.  Per questo in tale concezione di Dio è chiaro che io non posso parlare a Dio e pregarlo, né Dio può parlare a me e rivelami qualcosa che Lo riguardi, a cui io debba credere.

La Massoneria ha fatto proprio questo concetto di Dio e per questo, come è noto, per lei una rivelazione divina è impossibile. Per questo Fichte, che aderì alla massoneria, tanto da scrivere una Filosofia della massoneria, ha scritto anche un Saggio di una critica di ogni rivelazione

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Cartesio ha invertito l’ordine e il processo del sapere ponendo come base un risultato, ossia l’autocoscienza, e bisognoso di dimostrazione ciò che è evidente punto di partenza, ossia l’esistenza del mondo esterno e del proprio corpo.

Non bisogna confondere il principio del sapere col principio dell’essere. Il principio dell’essere è Dio creatore; il principio del sapere è il triplice principio che ho detto sopra. Solo Dio può essere principio dell’essere. Io posso porre il mio pensiero, ma non il mio essere. Qui sta il grave errore di Fichte, il quale ricava dal cogito cartesiano la pretesa che l’io ponga il proprio essere.

La verità per Cartesio non è l’effetto di un’adeguazione dell’intelletto all’essere presupposto, ma di una decisione che l’essere sia. Il dubbio irrazionale è risolto in modo irrazionale per un atto di volontà.

Da qui la concezione fichtiana dell’essere come agire, porre, volere, fare (tun). Non è la volontà e la libertà che segue alla verità, ma la verità che è effetto della volontà e della libertà. La libertà di pensiero non è l’assoggettarsi al vero e all’essere, ma è la libertà di determinare l’essere e dar principio all’essere. Pensare è fare. Produrre il pensiero è produrre l’essere. Ciò riappare nell’attualismo di Giovanni Gentile. Questa concezione dell’essere come volere sarà ripresa da Schelling fino a Nietzsche.

 
Immagine da Internet: Il cavaliere azzurro, Kandinsckij

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