01 novembre, 2025

Il morire cristiano

 

Il morire cristiano

                                                                                                 Requiem aeternam dona eis, Domine

         et lux perpetua luceat eis.

            Requiescant in pace.

 

Al momento della morte l’anima perde la coscienza sensibile e si esauriscono le forze fisiche, ma esercita la coscienza spirituale e forza dello spirito, che le consente in piena lucidità e padronanza di sé di abbandonare il corpo e di compiere la scelta definitiva o per Dio o contro Dio.

L’anima in grazia, dopo aver pregustato nella fede e nella carità in questa vita mediante le buone opere, favorita dalla grazia, le primizie della vita futura, dopo aver compiuto nella vita sufficiente penitenza dei propri peccati, consapevole della propria innocenza e felice del perdono ricevuto, si pone con fiducia nelle mani di Dio misericordioso. 

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L’ateo, come ciascuno di noi, sa benissimo che Dio esiste. L’ateismo non è la semplice affermazione «Dio non c’è». Questa proposizione potrebbe pronunciarla anche chi nega un concetto falso di Dio. In questo caso siamo davanti a un teista e un credente, che non sanno di esserlo. 

In cielo l’anima esercita la comunione con Dio e con i beati. Sino alla fine del mondo si occupa della salvezza di coloro che sono rimasti sulla terra, accoglie le loro suppliche e intercede per loro. Esercita un progresso continuo nella beatitudine. Attende di riprendere il proprio corpo alla Parusia. Alla risurrezione instaurerà un nuovo rapporto di dominio dei nuovi cieli e della nuova terra. Riprenderà l’esercizio dell’attività artistica insieme con gli angeli nel canto e nella lode di Dio.

Immagine da Internet: Affreschi nella chiesa del monastero benedettino di Lambach, Alta Austria