19 gennaio, 2020

Il concetto della morte in San Paolo

Il concetto della morte in San Paolo

La morte è il castigo del peccato

S.Paolo riprende la concezione etica veterotestamentaria, che mostra chiaramente che l’etica biblica è un’etica della vita. I comandamenti divini sono precetti, leggi di vita. Il Dio biblico è un Dio vivente, il Dio della Vita. È un Dio buono, che come tale, ama e vuole il bene, cioè la vita. Bene è infatti la vita, male è la morte. E come l’amore ha per oggetto il bene e vita, così l’odio ha per oggetto e scopo la morte. Per questo, la volontà di Dio non è altro che le sue creature vivano e siano felici. 

Per questo il libro della Sapienza proclama: «Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c’è veleno di morte» (13,14). Il bene è l’esistente. Il male è carenza o privazione di esistere. Dio crea il bene perché è buono. La morte è privazione di esistenza. Dio quindi crea la vita, che è bene ed esistenza,  e non la morte.

Ma allora la morte da dove viene? Risponde la Scrittura: «La morte è entrata nel mondo per l’invidia del diavolo» (Sap 2,24). Il Concilio Lateranense IV spiegherà che il diavolo è una creatura di Dio. Egli pertanto è stato creato buono, ma per colpa propria si è reso malvagio (cf Denz.800).

È lo stesso uomo peccatore col suo peccato che si procura la morte, appunto perché il peccato è contro la vita dello stesso peccatore, come avverte la Scrittura: «Non provocate la morte con gli errori della vostra vita» (Sap 1,13). Il peccato, ogni peccato, per la Scrittura, si riduce al suicidio. 

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Immagine da internet - San Paolo del Carpaccio

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