09 ottobre, 2020

Luigino riprende in mano l’antica cetra

 Luigino riprende in mano l’antica cetra

A te ricorriamo noi esuli figli di Eva.

E mostraci dopo questo esilio Gesù.

 

Se ti dimentico, Gerusalemme

 

Procede positivamente su Avvenire la risalita di Luigino Bruni dopo la squallida conclusione, nell’agosto scorso, con la «farfalla di un giorno» e la miope ed arida apologia del lavoro quotidiano, un processo di dissoluzione dei valori cristiani in una serie di articoli quasi settimanali su Avvenire della domenica, dei quali mi ero accorto sin dal marzo scorso.

Ma ormai dal mese scorso Luigino ha iniziato una bella e promettente rimonta, ha spiccato il volo non della farfalla, ma dell’aquila verso quel cielo, che aveva malinconicamente accantonato, in seguito al tradimento del «primo patto della fanciullezza».

Ma Luigino non si é arreso all’apparente sconfitta, allo scetticismo ed all’ateismo; con una forte e poderosa riscossa di coscienza, ha recuperato la fede perduta e ormai da più di un mese, la sta riscoprendo più bella di prima, perché ha pagato o ricomprato con la sofferenza e la penitenza ciò che aveva abbandonato. Uno di questi valori è il senso cristiano della vita presente, che Luigino rappresenta adesso sotto la tradizionale metafora dell’esilio, e a tal fine commenta il Salmo 137.

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Gerusalemme Celeste, Arazzo dell'Apocalisse, Castello di Angers, Francia

Gerusalemme Celeste, Rupnik 

(immagini da internet) 



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