Papa Francesco e la fratellanza (Prima parte - 1/4)
Un’enciclica umanistica
Il discorso di Papa Francesco non sembra a tutta prima il discorso di un Pontefice, maestro della fraternità umana perché maestro della fratellanza cristiana, ma sembra il discorso programmatico – peraltro bello anche se troppo prolisso – di un saggio Presidente di turno all’Assemblea plenaria dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Comprendo l’intento esplicito del Papa di rivolgersi a «tutti gli uomini di buona volontà» e bisogna dire che egli è stato molto abile in ciò. Tuttavia, io penso che mentre per quanto riguarda la fratellanza umana e sociale ormai dai tempi di Leone XIII la Chiesa, con un continuo crescendo fino a Papa Benedetto XVI ci ha fornito un ricchissimo corpo dottrinale, oggi come oggi il bisogno impellente sia quello di chiarire il significato, l’originalità e il valore della fratellanza cristiana in un messaggio indirizzato non solo ai cristiani, nell’ambito del dialogo intraecclesiale e dell’ecumenismo, ma all’intera umanità perché Cristo chiama tutti gli uomini a diventare fratelli in Lui e figli del Padre nello Spirito Santo.
Il Papa è molto abile nel mettere in luce valori di fratellanza che si possono ricavare da dottrine anticristiane o eretiche come l’illuminismo, la massoneria, il liberalismo, il marxismo, la teologia della liberazione e l’islamismo. Critica difetti di queste dottrine. Ma non va generalmente oltre, se non alla fine, con un forte messaggio teologico e religioso.
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Quanto all’ateismo marxista, presentandosi come paladino del bene comune ed accusando il teista di individualismo, esso in realtà è proprio lui che, supponendo l’autoreferenzialità e l’assolutizzazione del proprio io, conduce a quell’egoismo ed individualismo della chiusura all’altro, che cade sotto i colpi inesorabili della condanna bergogliana.
Per questo, benché
Papa Francesco non affronti esplicitamente il problema dell’ateismo, bisogna
dire comunque che ne condanna implicitamente i presupposti teoretici e le
conseguenze pratiche.
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