17 febbraio, 2022

Le prove della esistenza di Dio secondo Kant - Prima Parte (1/4)

 Le prove della esistenza di Dio secondo Kant

Prima Parte (1/4)

            Invisibilia Dei per ea quae facta sunt                                                                                                                         intellecta conspiciuntur (Rm 1,20)

È possibile dimostrare che Dio esiste?

Kant ritiene di poter dimostrare razionalmente l’impossibilità della ragione speculativa di dimostrare l’esistenza di Dio. Non dice che Dio non esiste, ma che non possiamo sapere se esiste o non esiste. Crede di poter dimostrare che le prove finora addotte non reggono. Ci siamo basati finora su di una falsa certezza. Si può e si deve ammettere come possibile che Dio esista; è un’ipotesi utile e consigliabile. Ma niente di più.  L’esistenza di Dio è «problematica» o «ipotetica».

Ma Kant non si ferma qui. Egli implicitamente sostiene anche che Dio non esiste realmente in forza del suo stesso concetto di Dio. Infatti secondo lui ciò che noi chiamiamo «Dio» non va concepito come un Ente sommo, supremo, realissimo e creatore del mondo, Ente unico ed assolutamente necessario, un primo Ente realmente esistente fuori di noi e al di sopra di noi; infatti per lui Dio così inteso è un’illusione. Preso in tal senso non è altro che la reificazione o ipostatizzazione o la personalizzazione dell’«ideale della ragione». 

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Kant a tutta prima dà l’impressione di mostrarci un’immagine elevata di Dio, non come un oggetto tra gli oggetti di questo mondo, non una specie di persona umana ingrandita, come il gigante Gulliver per i lillipuziani; sembra voler purificare l’idea di Dio da ogni materialità.

Eppure sta proprio qui l’insidia: che si tratta di una semplice idea della nostra ragione, esistente solo in essa, un ens rationis – Kant lo dice espressamente.

Ma io vorrei domandare a Kant: ma Dio non è appunto un’Idea sussistente? Non è l’ipsum Esse? Colui Che È? Non è identità di essenza ed essere? Non è identità di Pensiero ed Essere? Manca l’elemento dell’Essere!

Kant deontologizza Dio privandolo di ciò che Egli ha di più proprio e prezioso, di ciò che Egli, unico tra tutti gli enti, possiede per essenza: l’essere, l’actus essendi. Infatti, come dice bene San Tommaso, Dio è Atto puro di Essere.

Dunque, sta proprio qui un errore metafisico di Kant: il togliere sostanzialità, entità e personalità allo spirito per ridurlo ad una semplice idea può sembrare a tutta prima un’operazione sublime e una esaltazione della dignità dello spirito, ma in realtà è il suo svuotamento ontologico, che, come mostrerà la storia successiva del pensiero, dopo l’ubriacatura panteistica hegeliana, porta al materialismo, all’ateismo e al nichilismo.



Immagini da Internet:
- Raffaello - Roveto ardente (1511) - Stanza di Eliodoro - Stanze di Raffaello - Musei Vaticani
- Vincent Van Gogh - L'uomo con la testa tra le mani

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