13 dicembre, 2021

Distinzione delle Persone divine - Tomas Tyn - Terza Parte (3/3)

Distinzione delle Persone divine

Tomas Tyn - Terza Parte (3/3)

Ora nella vita spirituale questa forma che determina, l’entità dell’uomo per esempio, dell’angelo, degli angeli non è il caso che ne parliamo, perchè appunto sono abbastanza sconosciuti, ma rispetto a noi possiamo dire che nella nostra forma umana, nell’anima umana, che ci dà vita, che ci fa diventare uomini, la nostra anima spirituale, c’è questa dualità pure in essa.

 Ovviamente la cosa non ci sorprende perché se c’è in tutte le cose, ci sarà pure anche in noi. Dunque c’è questa dualità di forma e di tendenza. Solo che la forma dell’anima è una meraviglia. Sapete che il Signore Dio onnipotente ce l’ha data perchè Egli si rivela nella nostra anima. San Tommaso commenta Aristotele, il quale dice che anima est quodammodo omnia. Sono proprio parole d’oro, e cioè che l’anima è in qualche modo tutte le cose. Pensate: l’anima, oltre ad essere quella cosa particolare, è anche tutte le cose secondo la possibilità di conoscere. Pensate: non c’è essere, al quale essa non sia aperta. Provo a spiegarvelo, vedo che avete qualche titubanza, quindi cercherò di spiegarvelo. Bene! Non è facile. Sapete che anch’io non l’ho capito subito questo. Con pazienza, vedremo. Guardate, il fatto è questo, che nell’anima voi avete una duplice funzione. 

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San Tommaso commenta Aristotele, il quale dice che anima est quodammodo omnia. Sono proprio parole d’oro, e cioè che l’anima è in qualche modo tutte le cose. Non c’è essere, al quale essa non sia aperta.

Da un lato la nostra anima ci dà la vita. Dall’altro l’anima ha anche la funzione cognitiva, di conoscere.

Quindi, nella nostra anima non c’è solo la funzione vitale come nelle piante. 

Nelle piante ci può essere una somiglianza partecipata di quello che poi succede a livello degli animali, per esempio la conoscenza. Comunque non è ancora conoscenza vera e propria. Vedete perciò che c’è l’anima che dà vita, ma non conosce.

Negli animali invece c’è l’anima che dà vita e che conosce, perché il cagnolino e il gatto conoscono, e come no! Hanno degli occhi, hanno l’udito, reagiscono, quindi conoscono. Però che cosa conoscono? I puri sensibili materiali. Quindi anche la loro anima è già aperta ad altro rispetto a loro.

Invece nell’uomo c’è la possibilità di conoscere gli universali, di spingersi alla conoscenza dell’ente in quanto ente, di tutto quello che spetta all’ente, di tutto quello che spetta alla realtà.

L’anima umana è non solo se stessa, ma è anche tutto l’essere, perché potenzialmente può ricevere ogni essere come conoscibile da sé.

Nella nostra anima ci siamo noi, ma ci sono anche le altre cose conosciute da noi. L’anima quindi non è solo se stessa come forma, ma, dice San Tommaso commentando Aristotele, che è la forma formarum quanto al conoscere; non quanto all’essere, quanto all’essere è solo se stessa, nient’altro.

Precisiamo che a seguito del peccato delle origini siamo vittime di una seduzione spirituale, che consiste nel fare un dio di noi stesso. Effettivamente siamo portatori di un’impronta divina, perchè come Dio è infinito in quanto all’essere, noi lo siamo quanto al conoscere. E la tentazione sta nel fatto di togliere praticamente di mezzo la separazione tra pensiero e essere e dire che come siamo infiniti quanto al pensare così lo siamo anche in quanto all’essere e siamo nel peccato delle origini.

 Immagini da internet

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