15 febbraio, 2019

Caterina e la cattolicità italiana

Caterina e la cattolicità italiana
Premessa introduttiva
I riferimenti agli scritti cateriniani ai quali attingo per questa mia conferenza sono le Lettere indirizzate a diverse persone costituite in autorità, sovrani di Stato e governanti di città. Utilizzo la pubblicazione delle Lettere a cura di Padre Giuseppe Di Ciaccia[1], il quale ha avuto una duplice buona idea: quella di renderle in italiano moderno e quella di ordinarle a seconda delle varie categorie di destinatari, sicchè è semplicissimo andare a trovarle. Le Lettere che maggiorate interessano il nostro assunto sono le seguenti: 123, 168, 268, 311, 377.
Già l’illustre studiosa di Caterina, Giuliana Cavallini, si era accorta che, per facilitare la lettura degli scritti della Senese,  occorreva abbandonare l’italiano di Caterina, per noi ormai ostico, ma forse per una certa forma di timore reverenziale, la Cavallini non se la sentì di andare fino in fondo, per cui l’italiano che viene fuori è una via di mezzo tra il cateriniano e il moderno.
Ritengo tuttavia che la scelta del Padre Di Ciaccia sia migliore. Penso che, se Caterina vivesse oggi, si esprimerebbe col linguaggio di oggi e nutrirebbe delle riserve circa il linguaggio mezzo medioevale e mezzo moderno della Cavallini, un linguaggio, che, oltre a tutto, comporta un’infinità di note esplicative, che invece il Padre Di Ciaccia ci risparmia.
Immagine da internet

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